Ieri il quotidiano La repubblica, a margine della nomina di Luca De Fusco a direttore del Teatro di Roma, con una mossa a sorpresa dei componenti di 'destra' del CdA dell'Istituzione romana, rivelava che l'occupazione forzata dei luoghi consacrati alla cultura, ma non solo quelli, da parte del governo di Meloni e Sangiuliano avviata già all'indomani dell'insediamento (vedi Rai) procede spedita e non accenna a concludersi.
Dopo la Biennale, il Maxxi, la Fondazione del Libro, Salone del Libro di Torino, il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, occupati senza difficoltà ma con persone quasi sempre di spessore, adesso tocca alle retrovie per le quali non sembra la destra al Governo avere sostituti degni degli incarichi da occupare.
E continuando il quotidiano nella sua analisi, scriveva che l'obiettivo della destra meloniana ora è La Scala, dove il sovrintendente terminerà il suo mandato ad inizio 2025, e già il prossimo mese si attende, con giusto anticipo, l'annuncio del sostituto. Chi?
Si è fatto il nome, in questi ultimi mesi, di Fortunato Ortombina che sloggerebbe dalla Fenice e andrebbe a Milano (La Fenice non è la Scala, come Venezia non è Milano; e, nonostante ciò, di questo asse fra le due città era emerso già in anni passati quando si era parlato di Chiarot, sovrintendente alla Fenice, come possibile sovrintendente a Milano).
La sua candidatura sarebbe spinta dalla ministra Casellati, che ha un figlio direttore d'orchestra - la cui carriera arranca - ma che debuttò alla Fenice ed ora spererebbe di vedere sul podio scaligero, qualora Ortombina riuscisse a lasciare la laguna per approdare nel teatro lirico della Capitale economica d'Italia. Il trasferimento di Ortombina da Venezia a Milano, potrebbe risolvere il problema della assenza del direttore artistico, con la sola giustificazione, della presa d'atto della condizione di fatto del candidato. Ma resta scandaloso che un teatro come La Scala non abbia un direttore artistico.
Quel che ha fatto in passato la ministra, da Presidente del Senato per i suoi figli ( ha anche una figlia green) è nota. Per il rampollo musicista ha premiato la direttrice di un Festival dell'America Latina che il figlio Alvise invita ogni anno, si è fatta vedere con il codazzo di Stato e scorta, ogni volta che il figlio dirigeva, a Genova come a New York, inventandosi all'ultimo minuto viaggi di Stato. Si può dire vergogna!
Ora pare che Lei stia brigando per la promozione di Ortombina. Intromissione che fa il paio con quella di Gianni Letta a favore di Luca De Fusco a Roma ( come abbiamo rilevato dai giornali).
Perchè dopo la legge sulle influencer, la Meloni non ne fa una contro le intromissioni di estranei in campi che non gli appartengono? Ma forse no, perchè dovrebbe cominciare Lei per prima a tenersi alla larga dal mondo della cultura, nel quale Lei è come una 'marziana' dove pare stia premendo, Lei e Sangiuliano, per far salire a forza un ulteriore gradino nella scala della sua professione, alla 'direttorina d'orchestra' che da sola non ce la fa.
Sempre La Repubblica afferma che per Lei , la 'direttorina' sono pronte ad aprirsi le porte della Biennale Muscia, dove fino ad oggi c'è stata Lucia Ronchetti, e il suo presidente è Buttafuoco, del Massimo di Palermo ( città il cui sindaco è meloniano, ma anche del San Carlo, dove Manfredi, abbastanza ossequioso con il Governo, dovrebbe porre un freno agli appetiti occupatorii del Governo.
A quelli che parlano della carriera 'internazionale' della direttorina, vogliamo ricordare che i suoi approdi italiani sono stati finora in istituzioni governate dalla destra, da Cagliari a Palermo, a Bolzano, o con istituzioni di seconda e terza fascia che credono di avere lustro dalla presenza di una donna sul podio, dai Solisti Aquilani, all'0orchestra giovanile Scarlatti a quella di Lucca, e nel 'terzo mondo della musica, in nazioni alla periferia - senza disprezzo, semplice costatazione - dell'impero.
Finora la sponsorizzatissima direttorina d'orchestra, una sorta di direttrice di Stato o di Regime, non è mai salita , anche in Italia sui podi che contano, dove sempre più spesso si vedono altre direttrici d'orchestra anche italiane. Perchè? Da quando dirige, sono passati ormai parecchi anni, mai di un solo punto è salita la considerazione che di Lei ha il mondo musicale che conta. La sua adesione pubblica al partito della Meloni, non era ancora nota come oggi, quando potrebbe favorirla nei circuiti della destra, e danneggiarla in altri. Dunque?
L'imitazione che ne ha fatto di Lei Virginia Raffaele in tv, che non è piaciuta affatto a Sangiuliano, ha messo in evidenza alcuni suoi difetti ben noti, ma non ha potuto mostrare cosa vuol dire per un direttore d'orchestra, maschio o femmina che sia, non saper dirigere. Ed è su questo che fa leva l'appoggio scandaloso del Governo alla sua pupilla.
P.S.
Su questo tragico ciclone che potrebbe investire fra breve le Fondazioni liriche, come anche sulla marginalità cui in Italia è ridotto il direttore artistico. fa rumore il silenzio assordante dell'Associazione dei critici musicali italiani. C'entra che alcuni, ma non pochi, dei suoi iscritti, fanno affari con tali istituzioni? ( P.A.)
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