Al di là dei bollettini ufficiali, sempre vergati con cauto ottimismo, a parlare sono soprattutto i messaggi partiti in queste ore dal monastero Mater ecclesiae e diretti, senza finzioni, sui display di alcuni confratelli tedeschi residenti a Roma: "La situazione – recitavano – è molto grave".
Per il papa emerito Benedetto XVI quelli al monastero sulla sommità dei Giardini vaticani potrebbero essere gli ultimi giorni, se non le ultime ore. Ore vissute nel suo letto, poiché Benedetto, come rimbalza dalla Germania, non ha voluto accettare un ricovero in ospedale dopo l’aggravamento di Natale. Intanto il caso riguardante le sue reali condizioni di salute, al di là delle mura leonine, si è già trasformato di fatto in una sorta di ‘Ratzingergate’ dai risvolti tutti da scrivere.
Papa Francesco infatti sarebbe rimasto molto deluso dall’improvvida partenza di monsignor Gaenswein il giorno di Santo Stefano per raggiungere i familiari in Germania in una visita di quattro giorni, partenza che ha così lasciato scoperto Ratzinger, assistito solo dalle ‘memores domini’ e dal fido infermiere vaticano, fra Eligio, proprio nei giorni in cui si è improvvisamente aggravato. L’indignazione di Bergoglio per la mancanza di cautela del segretario personale Gaenswein spiegherebbe come mai Francesco abbia voluto annunciare così platealmente nell’udienza generale di mercoledì scorso che il papa emerito è "molto ammalato" e perché si sia poi diretto lui stesso, accompagnato di corsa in auto, a sincerarsi delle condizioni di Ratzinger, mentre Gaenswein in tutta fretta attraversava le Alpi a ritroso.
Papa Ratzinger, la morte del fratello e il caso abusi. Messo alla prova dai colpi più duri. Il comunicato ufficiale di ieri vuole così trasmettere distensione: "Il Papa emerito è riuscito a riposare bene la notte scorsa, è assolutamente lucido e vigile e oggi, pur restando gravi le sue condizioni, la situazione al momento è stabile. Papa Francesco rinnova l’invito a pregare per lui e ad accompagnarlo in queste ore difficili". Ci si prepara comunque al peggio. Coricato nel letto della sua stanza al primo piano del Mater, il pigiama sostituito con un camice, la stola appena adagiata sulle spalle al momento di prendere parte alla messa, per consentire la concelebrazione, Ratzinger viene descritto da chi gli è vicino come "estremamente sereno", quasi come se non tentasse nemmeno di opporre resistenza a ciò che gli riserva il destino.
Sottovoce, il vero problema sembra essere quello di una grave insufficienza renale che alla sua età, e con il quadro già compromesso da diversi acciacchi, potrebbe volgere in un blocco senza ritorno .
Intanto teologi, canonici e storici cominciano a discutere il rebus delle ipotetiche esequie. Certamente non potrà applicarsi in tutto e per tutto il protocollo dei Papi, con le novendiadi e i funerali di Stato, ma c’è chi come lo storico Alberto Melloni è pronto a scommettere che sarà comunque Francesco a presiedere il rito con la possibilità, dunque, che si venga a configurare un caso senza precedenti nella storia: due Papi alle stesse esequie.
Una ipotesi supportata anche dal consultore del dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, don Claudio Magnoli, che ricorda tuttavia come siano "passati 600 anni dall’ultima volta che un Papa rinunciò e nessun protocollo liturgico è stato preparato per il funerale di un Papa Emerito in Vaticano". A meno di sorprese last minute nel testamento dello stesso Ratzinger.
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