La manovra da 35 miliardi “vede” finalmente l’approdo nell’Aula della Camera. Ma non prima di un altro passaggio, oggi, in Commissione, a causa di una norma da 450 milioni di euro per i Comuni che risulterebbe senza coperture.
L’ultimo pasticcio di un iter parlamentare travagliato, che si concluderà con una doppia fiducia: tra domani e il 24 a Montecitorio, tra il 28 e il 29 al Senato.
Un cammino tortuoso, sotto l’ombra minacciosa dell’Esercizio provvisorio, nonostante la legge di bilancio 2023 fosse per due terzi - 24 miliardi - vincolata alle misure contro il caro-energia prorogate per il primo trimestre 2023.
E nonostante alcuni nodi politici complessi, come la proroga parziale del superbonus, siano stati risolti tempestivamente.
Ha inciso la trattativa con l’Ue sul tetto all’obbligo di accettare pagamenti in Pos, misura poi ritirata.
Ma hanno inciso anche le fibrillazioni in maggioranza su interventi come lo scudo penale per le false dichiarazioni al fisco - infine non presentato -, che ha causato la reazione stizzita della premier Meloni e del ministro dell’Economia Giorgetti contro i proponenti di Forza Italia.
Alla fine, dopo un mese di taglia e cuci, annunci e retromarce, una vera unità Fdi, Lega e Fi l’hanno trovata solo nel taglio dei beneficiari del Reddito di cittadinanza...
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