L'avevamo scritto che alla prima occasione, senza attendere un minuto in più, Beatrice Venezi, direttrice d'orchestra, sarebbe stata ufficialmente dichiarata direttrice 'del regime' - o 'di stato', se si preferisce, -dagli attuali governanti nazionali che pretendono di riscrivere la storia della musica, promuovendo chi non ha i meriti artistici necessari ma che si è già dichiarata a loro 'nei secoli fedele'.
Puntualmente è accaduto, e prima di quanto avessimo potuto immaginare.
E Giorgia Meloni, non il Presidente Mattarella come altre volte ( causa Covid?) era nell'Aula del Senato, ad applaudire la sua beniamina, soddisfattissima, anche se si sarà chiesta perchè mai in questa occasione come anche in quella precedente alla Scala, pochi giorni fa, le tocca sempre ascoltare musica che non solo Lei ma anche tanti altri italiani, benché di nostri grandi musicisti - Verdi Puccini, Martucci, Mascagni, Giordano - non hanno mai ascoltato. Una ragione c'è e la spiegheremo più avanti.
E puntualmente, a neanche tre mesi dall'insediamento della sua sponsor Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Beatrice Venezi, che in più occasioni s'è dichiarata pubblicamente sua sostenitrice ed estimatrice, è stata compensata con la nomina a Direttrice artistica di 'Taormina Arte'; 'Consigliera per la musica del Ministro della cultura Sangiuliano' ed ora invitata dal Presidente del Senato La Russa, per compiacere il Premier, a dirigere il Concerto di Natale dal Senato, con l'Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, di cui è direttore artistico Giorgio Battistelli, (il quale ha il medesimo incarico anche al Festival Puccini di Torre del Lago e prima dell'Orchestra della Toscana, dove ha sempre invitato la Venezi) che un'ora fa Rai 1 ha trasmesso in diretta.
Beatrice Venezi che si è presentata sul podio vestita da 'gran sera' nonostante fosse mattina, 'mezzogiorno', con una mise simile a tante altre che le sono servite a far parlare di sè, davanti all'Orchestra Haydn - cinquantasette elementi - ha ripetuto più volte la presentatrice - 'che non se ne può più'!- Milly Carlucci, banalissima in ogni intervento, quanto di Beatrice Venezi era astrusa la scelta del programma.
La scelta di quel repertorio, in assoluto inadatto, inopportuno per un concerto 'di Natale' dal Senato, all'ora di pranzo di una domenica, sta a dimostrare il timore della direttrice di essere giudicata. Male, come certamente temeva e meritava..
Di solito un direttore alle prime arme gira alla larga dai brani più noti del repertorio con i quali inevitabilmente costringerebbe il pubblico a paragoni e conseguenti giudizi, dai quali il novellino uscirebbe con le ossa rotte e la bacchetta spezzata. Beatrice Venezi ha scelto di autori notissimi brani semisconosciuti ai più, per non meritarsi il giudizio inferiore alla sufficienza che si è meritato comunque anche in questo repertorio.
Di Verdi, la sinfonia dalla Giovanna D'Arco - con evidente omaggio alla 'pulcelle' romana, Giorgia, che si cimenta in una impresa non facile; di Puccini, due brani da Le Villi; di Martucci il famoso (per noi) Notturno; di Mascagni un brano da Le Maschere, e di Giordano, l'interludio da Fedora. Con l'appendice di due brani di Battisti-Mogol, il quale ultimo ha ricevuto pure lui - come la Venezi con una targa - l'omaggio del presidente del Senato. Ad inizio e fine, Inno nazionale e Inno dell'Europa.
Abbiamo ascoltato con attenzione il concerto ed osservato la direttrice - 'di fama internazionale', come si va ripetendo sapendo di affermare il falso - arrivando alla conclusione che di strada ne deve fare ancora moltissima prima di potersi ritenere un 'direttore d'orchestra' - al maschile, come Lei pretende, e secondo la vulgata 'di destra', osservata anche dal Presidente del Consiglio, Meloni.
Lei dirige come si guardasse sempre allo specchio, con quei capelli al vento, che farebbero la felicità di tanti direttori con pochi capelli, o corti o senza addirittura; sembra tenere più a se stessa che alla musica, nella quale non entra mai in profondità e, di conseguenza, non riesce mai a farla decollare, è statica, priva di anima.
Beatrice Venezi deve capire che nella sua carriera, per quanto si possa bluffare - e si può, come Lei stessa sta dimostrando - le scorciatoie non sono utili in ogni caso, e non sempre portano, anche percorrendole fino in fondo, ad ottenere i risultati sperati.
P.S. del 19 dicembre
L’Angelus, su Rai 1, con Papa Francesco ha avuto 2.249.000 spettatori con il 25.1% di share; mentre il Concerto di Natale dal Senato 2022, 2.197.000 spettatori con il 18.7%.
Devo ammettere che ho sbagliato previsione, anche se devo anche ammettere che a quell'ora l'offerta della tv è esigua e dunque, la si tiene accesa qualunque cosa venga trasmessa, anche un concerto che, salvo il popolarissimo Mogol-Battisti d'inizio, arrangiato per sola orchestra, il resto del programma non faceva leva sul repertorio più conosciuto, anzi apparteneva interamente ad un repertorio sconosciuto - solo gli autori erano tutti conosciutissimi - che la direttrice Venezi aveva preso dal disco inciso, un anno fa, con l'Orchestra Haydn, dal titolo 'Heroines'.
E, comunque, rispetto al programma precedente, lo share del concerto è sceso di quasi il 7%.( P.A.)
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