Qatargate, dopo la stretta annunciata a Strasburgo, arrivano le minacce di Doha. Le misure contro il Qatar del Parlamento europeo rischiano di avere un «impatto negativo» sulle relazioni con l’emirato del Golfo e sulla fornitura globale di gas, ha avvertito domenica un diplomatico qatarino.
Il monito arriva dopo che giovedì a Strasburgo gli eurodeputati hanno votato quasi all’unanimità un testo in cui «sollecitano la sospensione dei permessi di accesso per i rappresentanti degli interessi del Qatar» durante le indagini dell’inchiesta «cash for influence» (denaro in cambio di appoggi), il più grande scandalo di corruzione nella storia dell’Unione.
La decisione spetta alla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, che alla domanda se intende bandire dal parlamento i rappresentanti del Qatar o altri funzionari governativi implicati nello scandalo, ha dichiarato: «Questa è una delle domande che porrò immediatamente alla conferenza dei presidenti», riferendosi al massimo organo di leadership del Parlamento.
Nel frattempo però Doha avverte: «La decisione di imporre una tale restrizione discriminatoria al Qatar, limitando il dialogo e la cooperazione prima della fine del procedimento giudiziario, avrà un effetto negativo sulla cooperazione in materia di sicurezza regionale e globale, nonché sulle discussioni in corso sulla scarsità energetica globale e sulla sicurezza», ha sottolineato oggi il diplomatico.
Il Qatar ha negato qualsiasi illecito riguardo alle indagini in corso. I deputati hanno parlato di come siano stati offerti loro viaggi gratuiti e biglietti per la Coppa del Mondo per visitare lo stato del Golfo, che ha cercato così di neutralizzare le critiche al suo trattamento dei lavoratori migranti. Metsola ha detto di essere stata invitata anche ai Mondiali, ma «ho rifiutato perché ho delle preoccupazioni per quel Paese».
E ha messo in guardia: «I nemici della democrazia, per i quali l’esistenza stessa di questo Parlamento è una minaccia, non si fermeranno davanti a nulla. Questi attori maligni, legati a Paesi terzi autocratici, hanno presumibilmente armato Ong, sindacati, individui, assistenti e deputati nel tentativo di soffocare i nostri processi».
Guarderemo - prosegue - a chi può entrare nel Parlamento: abbiamo 705 membri, con molte attività. Ma certe cose che sono accadute in questo contesto non permetteremo che accadano più. Guarderemo alle Ong che sono elencate nel registro di trasparenza».
La presidente ha annunciato che all’inizio del 2023 verrà presentato un piano in dieci punti per moralizzare il problema «sistemico» dei rischi di corruzione e di conflitti di interesse. Sono da rivedere le iscrizioni nel registro di trasparenza che obbliga a dichiarare gli appuntamenti con persone esterne al Parlamento ma permette molte eccezioni (per esempio, non riguarda i contatti con paesi extra Ue), ci saranno controlli sull’accesso al Parlamento, ora libero per tutti gli «ex», saranno riviste le regole per le autorizzazioni di entrata, che riguardano più di 40mila lobbisti che operano a Bruxelles.
Bandire i funzionari governativi dalle sedi del Parlamento europeo è un provvedimento raro. Rappresentanti delle aziende russe, molti legati al Cremlino, sono stati esclusi dagli edifici dell’assemblea a Bruxelles e Strasburgo da giugno a causa della guerra contro l’Ucraina.
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