Il presidente russo Vladimir Putin non terrà la tradizionale conferenza stampa di fine anno. A dare l'annuncio è stato il portavoce, Dmitry Peskov. Si tratta di una decisione con pochi precedenti, per Putin, che ha trasformato la conferenza in un evento dalla durata di svariate ore, con centinaia di giornalisti accreditati. Putin non ha tenuto la conferenza stampa tra il 2009 e il 2011 — quando però era «solo» premier russo: sulla poltrona di presidente sedeva il suo fedelissimo Dmitry Medvedev — e l'aveva cancellata una sola volta, in passato, nel 2005. Peskov ha tentato di sminuire la decisione del presidente, spiegando che Putin parla già «regolarmente» alla stampa. La cancellazione della conferenza stampa arriva in un periodo in cui — anche se quello per il presidente rimane ancora molto alto. Come indicato da Marco Imarisio , a novembre — secondo sondaggi ufficiali — «il 79 per cento delle persone ha dichiarato di approvare l’attività di Vladimir Putin. Dopo il calo di settembre, dovuto alla mobilitazione parziale decisa del Cremlino, tutto è tornato come prima, anche se il consenso non è più ai livelli dello scorso giugno, quando superava l’84%».
Ma alla domanda del Levada Center — uno dei pochi istituti ancora indipendenti — «lei è preoccupato per gli avvenimenti correnti in Ucraina?», il 42 per cento ha risposto «molto», il 38 «piuttosto», e solo il 7% si dichiara sereno. «Non siamo ai livelli di ottobre, quando le rispettive risposte furono rispettivamente 58%, 30% e 5%. Ma l’ansia rimane, ed è in crescita costante, certificata dai sondaggi privati del Cremlino, secondo i quali il 55% dei russi sarebbe favorevole all’avvio dei negoziati, un dato solo di due punti inferiore a quello registrato dal Levada center.
Il sostegno all’Armata rossa è al 42%, con una escursione importante per fasce di età. Solo il 25% dei giovani compresi tra i 18 e i 24 anni di età approva le azioni dell’esercito, mentre sopra i cinquanta la percentuale raddoppia». Secondo quanto riferito dalle autorità ucraine, oltre 86 mila russi hanno perso la vita nel corso di quella che il Cremlino si ostina a non definire «guerra».
E se a metà novembre Putin ha incontrato una delegazione di madri dei soldati di Mosca, «all’incontro non sono stati invitati i rappresentanti delle associazioni storiche, e neppure del nuovo "Consiglio delle madri e delle mogli", una struttura nata dopo l’avvio della mobilitazione parziale, molto attiva a livello mediatico.
Le attiviste hanno chiesto più volte colloqui con Putin, con il ministro della Difesa Sergey Shoigu, governo e Procura militare. Invano.
Questa settimana hanno organizzato a Mosca una tavola rotonda con i giornalisti. Chiedono di sapere dove si trovano e in che condizione sono i loro figli. Nessun esponente delle istituzioni ha finora risposto».
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