Le leggi razziali sono state un’ignominia". Forse non è ancora lo Yad Vashem di Gianfranco Fini, ma ci va molto vicino.
L’intervento di Giorgia Meloni nel museo ebraico della capitale in occasione della festa di Hannukkah è un passo decisivo quasi quanto quello dell’allora leader di An in Israele. Sigillato dalle lacrime che accompagnano l’abbraccio con Ruth Dureghello, presidente della comunità ebraica romana: "Noi femmine facciamo questa così un po’ così ...di essere troppo sensibili...noi mamme in particolare", si giustifica di fronte alla padrona di casa e al suo augurio "di accendere tutti i giorni della sua vita una luce forte dentro di sè, per affrontare il grande compito che ha davanti"
Nel giorno della festa che, simbolicamente con la luce della candela, fa memoria della nuova consacrazione di un altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la riconquistata libertà dal giogo degli Ellenici, la presidente del consiglio nel Ghetto prende di nuovo le distanze dall’antisemitismo e, implicitamente, dal fascismo.
Una settimana fa, ricordando i giornalisti romani espulsi dall’ordine, Giorgia condannò le leggi del 1938 come "una macchia indelebile". Stavolta va oltre ed esalta la difesa dell’identità ebraica nel corso dei millenni: "L’identità è ciò che ci definisce e il popolo ebraico l’ha sempre saputo ed è stato proprio questo che l’ha reso così resiliente, capace di sopportare tante atrocità, compresa l’ignominia delle leggi razziali, per quel che ci riguarda". E poco importa se forse cerca di portare un po’ d’acqua al mulino del proprio identitarismo: il j’accuse non sfugge a Ruth Dureghello. "Quelle parole contribuiscono a contrastare definitivamente le ambiguità che, in una parte del paese, sono ancora presenti sul fascismo e sulle sue responsabilità". Né le era sfuggito il voto contrario alle risoluzioni Onu contro Israele: prima "l’Italia si asteneva nonostante il pregiudizio che le caratterizzava".Dopo aver rivelato che conta andare in Israele nei primi mesi del 2023, la premier spiega come bisogna far tesoro di un altro insegnamento ebraico: l’identità non è escludente. "Questa è l’altra grande forza che voi rappresentante. Siete parte fondamentale dell’identità anche italiana. Il vostro valore aggiunto è diventato parte di quello che tutti siamo".
Una pausa, poi: "Sono molto felice di essere qui, per poter ricordare anche io un pezzo di quella che è la mia identità". Una parte dell’elettorato di An non perdonò mai a Fini quel passo. Ma i tempi sono cambiati. Ed è molto difficile che Giorgia debba pagare un prezzo simile.An. Co.
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