Venti milioni di euro per acquistare la casa-museo di Giuseppe Verdi, la residenza voluta dal compositore nella frazione di Sant’Agata di Villanova, nel Piacentino: a metterli nero su bianco e dando seguito alla promessa delle settimane scorse è la legge di bilancio approvata alla Camera il 23 dicembre per poi passare in Senato, impegnando così lo Stato a salvare la dimora chiusa dall’inizio di novembre 2022.
L’intervento di Roma
Nonostante le turbolenze degli ultimi giorni che hanno toccato questo pacchetto di fondi da destinare al bonus cultura o a Villa Verdi, per la cui salvezza si è impegnato nell’ultimo mese lo stesso ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano e il sottosegretario Vittorio Sgarbi, a ridosso della maratona notturna in Aula i 20 milioni sono passati dal ministero dell’Economia e Finanza al ministero della Cultura, appunto, in qualità di esigenza indifferibile. Su questa notizia, arrivata a un mese esatto dalla visita in loco del ministro, hanno espresso la propria soddisfazione il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, e l’assessore alla Cultura, Mauro Felicori: «Non possiamo che essere soddisfatti e felici per questo importante risultato, che premia lo sforzo congiunto fatto dal Governo, dalla Regione e da tutti gli enti coinvolti per tutelare un patrimonio italiano ed europeo. Da subito, quando si era paventato il rischio che questo bene collettivo potesse andare perduto, ci eravamo assunti l’impegno di fare tutto ciò che era in nostro potere per salvaguardarlo. Impegno che siamo pronti a confermare e rinnovare, per esempio garantendo l’apertura al pubblico di questo straordinario luogo dove Giuseppe Verdi trascorse mezzo secolo di vita, che abbiamo peraltro censito tra le realtà dell’Emilia-Romagna interessate dalla legge regionale per il riconoscimento e la valorizzazione delle “Case e studi delle persone illustri”». Dall’altra parte, a protestare sulla decisione a Montecitorio, le opposizioni, che hanno definito la mossa «una forzatura», dal momento che già si era discusso l’emendamento in commissione.
La causa fra eredi, poi la chiusura
Chiusa dal primo novembre scorso per difficoltà di successione tra gli eredi e destinata ad andare altrimenti all’asta, la casa museo di Giuseppe Verdi è stata voluta dal compositore come residenza dove tornare dagli impegni in giro per l’Europa. Era il luogo da cui amministrava le sue terre, i vigneti, l’allevamento di cavalli e le stalle. Della tenuta, ampliata e sistemata nel 1849 su schizzi di progetto dello stesso Verdi, è stata visibile fino alla chiusura solo una parte dell’edificio: la stanza di Giuseppina Strepponi (seconda moglie di Verdi), con gli arredi originali, la camera da letto-studio di Verdi e altre due sale dove si conservano documenti, fotografie e copie di opere verdiane. È proprio in questo luogo e nel suo silenzio che il compositore diede vita a numerose opere entrate nella storia. La villa è circondata da un grande parco progettato dal compositore, inserito nella biosfera MAB Unesco del Po Grande. Curato e adattato dal Maestro, ha una grande limonaia e un immenso Ginko Biloba, statue di carattere romantico e un laghetto a forma di chiave di violino. Vi è una splendida grotta che fungeva da cantina per i vini, una ghiacciaia e infinite varietà di fiori e piante, come le rose e le magnolie che tanto piacevano a Giuseppina Strepponi.
Luogo del cuore Fai
A inizio dicembre anche il Fai è intervenuto sulla vicenda di Villa Verdi, invitando a votarla fino al 15 dicembre come Luogo del Cuore e a renderla un luogo pubblico nuovamente fruibile. «Votare Villa Verdi come Luogo del Cuore – spiega il Fai – può essere l’occasione per valorizzare al meglio un luogo di tale importanza storico-artistica».
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