sabato 31 dicembre 2022

Benedetto XVI. Sulla sua morte lo 'speciale' del TG2. I peccati capitali delle televisioni

 Il Tg 2, da poco affidato alla direzione di Nicola Rao, dopo la nomina di Sangiuliano a ministro, ha organizzato  uno 'speciale' in occasione della notizia, appena data dalla Sala Stampa Vaticana, ma ampiamente prevedibile ed attesa, della morte del papa 'emerito' Benedetto XVI, le cui condizioni - aveva 95 anni - si erano aggravate negli ultimi giorni,  come aveva lasciato intendere la richiesta di Papa Francesco di pregare per lui.

 Per lo speciale del TG 2 erano stati invitati in studio Mons. Paglia e due giornalisti, uno dei quali del Corriere, Massimo Franco, aveva  scritto un libro sul Papa emerito, e l'altro, Romeo, 'vaticanista' del telegiornale.

 La conduttrice li ha interrogati su argomenti ovviamente pertinenti - cosa che non è sempre del tutto scontata - e poi si è collegata con i corrispondenti dalle principali capitali europee, il discorso dei quali Lei immancabilmente ha interrotto in maniera che definire 'rozza' è poco. Se li si invita, bisogna farli parlare, non  si può, a giustificazione, addurre la ragione che 'il tempo è poco'; se poi, rientrando in studio, porge a Massimo Franco una domanda, la cui formulazione è più lunga delle corrispondenze estere interrotte bruscamente. 

 E' vizio di molti giornalisti, che ha radici nella loro insicurezza  che li spinge a spiegare anche oltre il necessario prima di lasciare rispondere.  Sia in tv che sulla carta stampata si legge spesso o si ascoltano domande che sono molto più lunghe delle risposte, le quali ultime sono certo più attese delle domande stesse, specie se l'interlocutore è addentro alla materia trattata; mentre, invece, nella maggioranza dei casi, non lo è il giornalista.

 E poi, vizio capitale delle trasmissioni televisive a mezza strada fra informazione e intrattenimento, è allestire una platea affollata che fa prevedere, come poi  puntualmente accade, che non tutti si esprimano con chiarezza.  Da questo vizio non è esente  nessuno, neanche il tanto lodato Giovanni Floris che spesso mette insieme una quindicina di persone alla volta, che a mala pena aprono bocca per dire - come d'altronde non  possono che fare - le prime banalità che gli vengono in mente. Senza riuscire quasi mai ad esprimere un pensiero.

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