Alla nascita del Conservatorio 'Casella' io c'ero
ll Conservatorio dell’Aquila, nato nel 1967 come 'Sezione' del Conservatorio di S.Cecilia, divenne, inaspettatamente, autonomo l’anno successivo: ricordo molto bene che noi tutti - a cominciare da Renato Fasano, direttore del Conservatorio romano - restammo sorpresi per la rapidità del provvedimento, dovuta evidentemente alla duplice e impegnata azione di Bruno Boccia e di Nino Carloni che si era impegnato per far nascere il Conservatorio, e tutte le altre istituzioni musicali dell’Aquila.
Si presentò quindi subito la necessità di trovare un nome al nuovo Istituto, e il direttore Gherardo Macarini Carmignani propose ai docenti (in quel secondo anno eravamo ancora non più di una decina) quello di Alfredo Casella, di cui sia lui che Franco Rampini (docente di pianoforte “complementare”) erano stati allievi.
Naturalmente la proposta non nasceva solo dal desiderio di ricordare il maestro, ma da ragioni più profonde: Casella infatti era stato un intellettuale molto aperto e aveva avuto forti legami con i principali esponenti della cultura internazionale (non solo musicale): e questo fatto acquistò particolare importanza nel periodo tra le due guerre, quando cioè il regime fascista aveva reso difficili la conoscenza e soprattutto la diffusione di quanto avveniva fuori d’Italia in campo culturale; inoltre era stato un pianista di fama internazionale e insegnante di valore, e se come compositore si era mosso entro i limiti di un linguaggio moderatamente avanzato, si era comunque senza dubbio estremamente interessato alle esperienze dell’avanguardia europea (a lui si deve - tra l’altro - la prima esecuzione italiana del Pierrot lunaire di Schoenberg): di conseguenza tutti coloro che erano stati suoi allievi avevano avuto grazie a lui la possibilità di conoscere quanto avveniva fuori dei confini italiani, sia in campo musicale sia in altre forme di pensiero.
Fummo perciò tutti d’accordo sulla scelta del nome, anche se la proposta aveva suscitato qualche perplessità in alcuni esponenti della sinistra, a causa delle simpatie di Casella per il regime fascista: ma tali perplessità non influirono affatto sulla nostra decisione, e benché alcuni di noi - oltre Macarini - manifestassero apertamente la loro adesione - non necessariamente formalizzata - al Partito comunista (del Conservatorio dell’Aquila si diceva addirittura che fosse “rosso”), tale circostanza non impedì di considerare Casella esclusivamente per la sua figura di intellettuale ed il suo impegno di musicista. @
Fausto Razzi
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