Cominciamo con le prediche, alle prime luci dell'alba di questo 2020. Sì, proprio con una predica, perché non possiamo tollerare che gran parte della stampa italiana - e non parliamo dei giornaletti parrocchiali o studenteschi che se ne fottono, forse giustamente, dell'argomento - abbia voluto pronunciarsi sulla epocale novità del Concerto di Capodanno da Vienna. E cioè sulla sostituzione della versione curata da Leopold Weninger della famosa Marcia di Radetzky - quella che ogni anno conclude il concerto viennese con accompagnamento di battimani ritmici ad opera di coloro che affollano la 'Sala d'oro' del Musikverein - che odorava, secondo il direttore del concerto di quest'anno, il lettone Nelsons, di 'nazismo', con quella originale, meno marziale, e comunque già altra volta eseguita al Capodanno di Vienna, senza clamore, nel 2001, diretta da Harnoncourt.
Quegli stessi giornali, tutti senza eccezione quelli che hanno riferito dell'accaduto, hanno commesso uno strafalcione nell'indicare il ruolo di Nelsons a Vienna.
Hanno interpretato la notizia di Nelsons , 'neo direttore' del Concerto di Vienna, come 'neo direttore' dei Wiener Philharmoniker, dimenticando o non sapendo - e perchè dovrebbero, ignoranti come sono? - che l'Orchestra viennese non ha direttori stabili o musicali, e che è gestita in autonomia dagli stessi orchestrali che al 'primo violino' attribuiscono anche l'incarico di Presidente.
Dunque Nelsons non è neo direttore dei Wiener, bensì neo direttore del Concerto di Capodanno di Vienna - lo dirige cioè per la prima volta.
Buon anno a tutti e studiate un pò.
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