Non sappiamo - anche perchè non c'era, e comunque troppo piccolo per mostrare se aveva sale in zucca - che cosa avrebbe pensato il francescano Paolo Bocci, padre guardiano del Convento attiguo alla Basilica di Santa Croce, a Firenze, di cui, di conseguenza, è Priore, se avesse potuto assistere, già adulto, al solenne pontificale che Giovanni Paolo II celebrò in san Pietro nella Festa liturgica dei SS.Pietro e Paolo, con l'accompagnamento della Messa dell'Incoronazione di Mozart, eseguita dai complessi dei Wiener Philharmoniker, coro e solisti, diretti da Karajan.
Avrebbe scomunicato il Papa - se si deve trarre una qualche conclusione dalla sua 'idiota' (sì idiota, non sapremmo come altro definirla!) decisione di vietare il Concerto della Orchestra da Camera fiorentina, diretta da Lanzetta, programmato per il 5 dicembre prossimo, giorno della morte di Mozart, con un programma che più religioso, liturgico addirittura, non poteva immaginarsi: Messa da requiem e Ave Verum.
C'è chi ha pensato che l'acuto priore abbia voluto, ricusando quella musica in chiesa, tener fuori dal 'recinto sacro', un massone come Mozart. Come se non si sapesse da tempo immemorabile della iscrizione alla massoneria settecentesca di Mozart, che lui scopre soltanto ora, od anche della 'iscrizione alla massoneria di tanti esponenti di altissimo grado della Chiesa cattolica, di cui ogni tanto si torna a parlare.
Punto sul vivo, per non accreditare questo sua acuta scoperta, appena due secoli e passa dopo, il padre guardiano ha tirato in ballo la non idoneità delle musiche in programma con il periodo liturgico del Natale - lui ha detto - mentre siamo in Avvento.
A seguito delle affermazioni del francescano si sono levate proteste anche autorevoli fra le quali Riccardo Muti ( Corriere della Sera di oggi) ed altri.
Noi siamo rimasti colpiti dal curriculum di Fra Bocci, prima di essere ordinato sacerdote, ed anche dopo.
Esce diplomato dall'Accademia di belle arti, alla passione ed all'esercizio della pittura non ha voluto mai rinunciare, anzi ha voluto aggiungervi il conseguimento, alla Gregoriana di Roma, di un master come 'Operatore Beni culturali', e poi ha continuato con seminari e corsi di iconografia specializzandosi nelle varie tecniche dell'incisione e del disegno. Che ha voluto praticare disegnando e facendo realizzare addirittura gli arredi sacri per la sua consacrazione sacerdotale.
Ora vi sembra che un francescano, dopo il divieto per Mozart, possa avere quella sensibilità verso il bello e l'arte che il suo curriculum farebbero ipotizzare? Si dovrebbe dire studi e studi buttai alle ortiche come un tempo si diceva della 'tonaca' o del 'saio' dismessi.
Un artista - diciamo così - come lui ama certamente essere considerato, avrebbe dovuto semmai chiedersi: chi sono gli esecutori di quella musica? sono all'altezza del compito? Identiche domande dovrebbero farsi ogni giorno, non solo tutti i padri guardiani della terra, ma anche gli operatori che lavorano nel campo della musica, in chiesa e fuori; onde evitare il reiterarsi del monito evangelico: 'margaritas ante porcos'. E cioè che mani e voci sacrileghe deturpino la bellezza della musica, che è immagine e dono di Dio agli uomini. Ma queste, che sarebbero le uniche domande ammissibili, nessuno se le fa.
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