sabato 7 dicembre 2019

L'opera lirica. Vogliamo conoscere e riascoltare i capolavori del repertorio; le chiacchiere intorno all'opera, prima e dopo, servono a poco

E invece no. I teatri hanno altre idee. Che sappiamo di Tosca, questa sera alla Scala? Ci hanno detto in tutte le salse che la Tosca che ascolteremo contiene alcune novità. La più importante - ci vien detto -   è che sarà presentata, come forse non si è più fatto, dopo la 'prima a Roma del 1900, quella versione, poi cambiata e rivista dal compositore per le recite e trasferte successive. Secondo certa vulgata, Puccini come altri, quando hanno modificato alcune loro opere, l'hanno fatto per accondiscendere al gusto del pubblico; ma per migliolarle - così sembrano volerci convincere  alcuni moderni revisori.

 Chailly, che si è impegnato in questi anni, a riportare alla Scala Puccini , che negli anni di Lissner ha vissuto una specie di calvario nel teatro milanese, messo letteralmente alla porta, ogni anno, con il titolo inaugurale ci ha tenuto ad informare  tutti che  la versione rappresentata, fatta appositamente ricostruire da Ricordi (ci sono anche scopi commerciali? ma no, suvvia, non sono mica mercanti!) presenta elementi e passaggi musicali inediti.

 Dunque questi 'inediti' sono, nelle buone intenzioni di Chailly, l'elemento di maggiore interesse per riascoltare  Tosca 'sua' ( e di Ricordi), pur nella loro ridotta dimensione, e non l'opera in sè, per intero, che rappresenta sia nella prima versione romana che in quelle successive il 'vero' capolavoro di Puccini.

Insomma, deviata l'attenzione dalle mise e dal 'dopo Scala', resta quella sulle varianti, che sembrano davvero deboli per invogliare ad ascoltare TOSCA.

Non diversamente ci si comporta nel teatro della Capitale, che a quello milanese vuole fare concorrenza con strategie analoghe.

 Qui per la serata inaugurale, fra qualche giorno, è impossibile vedere un capolavoro sempre verde; si  è cercato l'inedito, il difficile, l'inusuale.: i Vespri verdiani, in edizione francese, della semplice, e perciò irrilevante, durata di appena cinque ore, intervalli compresi.

In questo caso neppure la supersofisticata,  ma inutile per molti versi, Rai 5, si darà da fare per registrarla ( o forse lo farà per averla in magazzino?) e trasmetterla.

Insomma mai che una volta si ponga  mano alla 'bella normalità', pensando anche al pubblico che potrebbe riempire i teatri ma che non lo fa regolarmente. Al quale pubblico degli inediti di Chailly per Tosca e della 'poco rappresentata' opera verdiana 'francese', fotte assai poco, anzi niente!

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