Sembra che alcuni parlamentari, fiutando la brutta aria che tira, che potrebbe tagliare di molto il loro numero nella prossima legislatura, e temendo di non essere più candidati e neanche eletti, e di doversi cercare un lavoro che non troverebbero facilmente perchè non ne sanno fare nessuno, hanno pensato bene di partecipare al concorso indetto dal Parlamento per l'assunzione di 30 assistenti parlamentari.
Che se dovessero essere ammessi al concorso - di fatto non c'è legge che lo vieti; dovrebbe essere nel caso lo stesso Parlamento a dichiararne la inammissibilità, per opportunità politica - e dovessero anche superarlo - sul cui esito nutriamo serissimi dubbi, dato l'analfabetismo dilagante fra i parlamentari attuali - un Parlamentare si troverebbe ad essere nello stesso tempo Parlamentare ed assistente Parlamentare di se stesso.
Nel qual caso egli potrebbe chiedere al Presidente di uno dei due rami del Parlamento, quello di appartenenza, di fare a meno dell'assistente e svolgere contemporaneamente le due mansioni, esigendo il doppio compenso. L' hanno già fatto alcuni di loro, a Roma o in Europa, intascando i soldi dell'assistente, o destinandoli a congiunti strettissimi, creando per se stessi una sorta di fondo di sostegno e garanzia per il reinserimento nella società, dopo l'abbuffata (stipendiale; lavoro poco!) da parlamentare.
Quanti degli attuali 1000 parlamentari, se non eletti, tornando a lavorare potrebbero guadagnare uno stipendio simile al compenso che oggi percepiscono come rappresentanti del popolo, e cioè 16 -18 .000 Euro circa ogni mese? Pochissimissimi.
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