I lettori di questo blog, stando alle visualizzazioni, seguono con molto interesse le vicende che riguardano l'Opera di Roma e l'intervento taumaturgico del suo sovrintendente Carlo Fuortes.
Noi, come i nostri lettori sanno, non siamo mai stati d'accordo con i consuntivi e i preventivi di Fuortes. Con i preventivi perchè ogni volta s'è trattato dell'azione di un generale che per rincuorare le sue truppe attenua le difficoltà, anzi prospetta un fuituro radioso, con i consuntivi perchè li aggiusta, pur nella correttezza dei dati, a suo favore. Come ha fatto ad esempio quando ha dovuto ricordato il successo dell'opera inaugurale di questa stagione che è stato in massima parte successo di critica, molto meno, anzi affatto di pubblico (ma lui su questo ultimo particolare, nel resoconto appena licenziato dall'ufficio stampa, ha glissato, anzi taciuto colpevolmente, per non ammettere la sua responsabilità nella scelta sbagliata).
Un pò di giorni fa l'amico e collega Giusppe Pennisi ci ha inviato via mail, il bollettino della vittoria - stando alle sue valutazioni- della gestione Fuortes, scritto per la rivista MUSICA.
In esso bollettino si prendono in esame i successi ripetuti della gestione Fuortes dal 2013, anno del suo insediamento, al 2018.
L'unico dato positivo certo è quello ottenuto con banche e fornitori, i cui debiti del teatro sono passati in in sei anni di sua gestione da 26.800.000 di Euro a 11.960.000.
Pennisi da economista riporta tutti i dati ripresi dai bilanci consuntivi e certificati del teatro 2013-2018.
Finanziamenti e contributi pubblici ( Stati, Regioni, Comune) sono rimasti più o meno gli stessi Si tenga presente che l'Opera di Roma ha dal Comune un finanziamento che è il più alto di tutte le altre fondazioni liriche - un tempo faceva a gara con Palermo; ora forse non più? - mentre i contributi di sponsor e privati, invece, sono passati da 2.500.000 Euro circa del 29013, a 1.690.000 circa del 2018 Ora che la sindaca ha costretto Acea partecipata del Comune, ad entrare all'Opera e la Camera di Commercio ad aumentare il suo contributo, forse i consuntivi prossimi cambieranno in positivo.
Sono aumentati altri ricavi, come quelli provenienti da noleggio, passati da 1.250.000 circa a 4.125.000 Euro. Ed è aumentata notevolmente in assoluto, ma in percentuale non altrettanto vistosamente, l'entrata da botteghino passata da 6.950.000 a 12.675.000: raddoppiata in sei anni.
Verissimo ma a quale prezzo? Sono aumnetati in egual misura gli spettatori anno dopo anno? Nel 2013 erano stati 171.000 , mentre nel 2015, tre anni prima dell'ultimo consuntivo riportato da Pennisi, 238.000, e perciò negli ultimi tre anni appena di 8000 unità circa.
Come pure è aumentato di anno in anno- e Fuortes gogola - la percetuale di riempimento del teatro. Un solo esempio da un anno all'altro: nel 2017 era del 79%, nel 2018 dell'83% ( percentuale che è confermata anche nel consuntivo del 2019.
Dunque sembra che tale soglia ( 83% ) difficilmente si riesca a superare.
Ma allora come ha fatto Fuortes a portare gli spettatori dai 171.300 del 2013 ai 246.000 del 2018?
Semplice: aumentando il numero degli spettacoli.
Nel 21013 erano stati 143; nel 2018: 262. Cioè il numero degli spettacoli è quasi raddoppiato, mentre il numero defgli spettatori non è cresciuto in altrettanta percentuale: appena 71.000 in più quando avrebbero dovuto essere più o meno 170.000. Nel suo bollettino di vittoria si tace dei circa 100.000 spettatori non acquisiti. e non si sottolinea che per avere quell'aumento di spettatori si è dovuto aumentare notevolmente il numero degli spettacoli- cosa di per sè positiva, perchè significa che prima della sua gestione la 'produttività' del teatro, in termini di spettacoli per anno, era molto bassa.
Ciò che comunque manca nell'analisi di Pennisi ed anche nei bollettini di vittoria di Fuortes sono i costi. Mancano i costi del personale (si sa a proposito che nel personale artistico soprattutto c'è maretta in tal senso, perchè dai tagli subiti al suo arrivo non si sono più ripresi, ed ora reclama un adeguamento che si potrà tardare a concederglielo ma un giorno o l'latro si dovrà concedere, per forza, altrimenti ricominceranno gli scioperi!) e dei collaboratori, mancano i costi degli spettacoli ed il costo medio di un allestimento. Questi dati servirebbero a far capire quanto Fuortes è stato apace di modificare in meglio la macchina teatrale, perchè , ad esempio, nel caso della Traviata ( Coppola Valentino) l'allestimento è costato una cifra spropositata che solo dopo molte stagioni ed alcuni noleggi il teatro è rientrato nella cifra spesa ( 1.000.000 di Euro circa!!!).
Infine - ma questa è questione personale - noi attendiamo che l'attuale responsabile dell'ufficio stampa, Prof. Renato Bossa, assunto quando era già pensionato 'pubblico', ora settantenne, venga mandato in pensione dall'Opera, perchè anche in questo caso l'irreprensibile Fuortes, ha forse sbagliato, e magari contravvenuto alla legge.
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