A Roma, chi avesse avuto la brillantissima idea di aprire un Concerto di Capodanno, trasmesso in diretta da Rai 1, con il Sanctus dalla Messa da requiem di Giuseppe Verdi, chiunque egli fosse stato, direttore artistico del teatro o direttore del concerto (o ambedue) verrebbe bollato con il classico e meritatissimo 'sta fuori come un balcone'. Che tradotto in italiano vuol dire che chi ha avuto questa idea, quale che sia la ragione, è uno che non ci sta proprio con la testa.
Come altrimenti giudicare il direttore artistico della Fenice ( Ortombina) o, eventualmente anche il direttore del concerto di Capodanno ( Chung), se hanno voluto aprire il prossimo Concerto di Capodanno, un concerto benaugurante, nel primo giorno dell'anno nuovo, con un brano per coro e orchestra, per quanto festoso, e cioè con il Sanctus dalla Messa da requiem di Verdi?
Già fuori luogo ci era sembrato il brano precedentemente annunciato, e cioè: Chi del gitano, come pezzo d'apertura, mentre sicuramente non avrebbe sfigurato nel mezzo del programma.
Ma la decisione di mettere al suo posto quel brano dal Requiem di Giuseppe Verdi, in apertura di concerto, è al limite della follia. Sicuramente spiazzerà il pubblico televisivo che ha seguito la Messa di papa Francesco e s'è presa anche la benedizione 'Urbi et Orbi', e che si accinge a mettersi a tavola per il tradizionale pranzo.
Che c'entra il brano di una Messa, da Requiem per giunta?
Quanto a stranezza tale scelta fa il paio con un' altra della nostra storia recente che ebbe come protagonista un campione del podio che certamente non brillava per buon senso, Gianluigi Gelmetti. Il quale per un concerto nel cortile del Quirinale in occasione della 'Festa della Repubblica', inserì nel programma un celebre brano di Ravel che certamente non poteva portar bene alla nostra giovane democrazia, della quale, anzi sembrava volerne celebrare il funerale: la famosa Pavane pour une infante défunte.
Della incapacità dell'attuale sovrintendente della Fenice di stilare un programma adatto a quel concerto, noi possiamo testimoniare ,senza possibilità di essere smentiti, perchè per una decina d'anni - quanti furono quelli in cui ci occupammo, per incarico della Rai, che evidentemente temeva simili svarioni, della formulazione del programma del Concerto di Capodanno - avemmo a che fare proprio con Ortombina, al quale faticavamo sempre a far capire la particolare circostanza di quel concerto e, di conseguenza, il programma più adatto da proporre. Lui non lo capì mai come, evidentemente, non lo capisce ancora; nonostante che, da quando fa da solo, fa male e il pubblico televisivo continua a scendere di anno in anno costantemente.
Nessun commento:
Posta un commento