mercoledì 11 dicembre 2019

La Presidente Casellati ammonisce 'Il Fatto Quotidiano'

L'altro ieri il quotidiano diretto da Travaglio ha dato notizia degli ammonimenti della presidente del Senato rivolti a due giornalisti del Fatto, che si erano ai suoi occhi segnalati per evidenti denigrazioni della sua persona oltre che del suo operato; e che tali ammonimenti erano stati recapitati con lettera del suo legale addirittura ai rispettivi domicili.

Tali ammonimenti hanno i caratteri della intimidazione: smettetela di scrivere di me - quand'anche scriveste verità, come è capitato anche a noi di scrivere di lei  a seguito di notizie non certo edificanti apprese dai giornali - altrimenti  vi porto in tribunale. E, quel che è peggio, chiedendovi risarcimenti onerosi, ben più onerosi della galera. 

Infatti i potenti di turno ritengono quasi sempre che la minaccia di  risarcimenti in denaro possa dissuadere il povero giornalista dallo scrivere ciò che è venuto a sapere,  costringendolo ad abiurare la regola prima del decalogo della sua professione: denunciare irregolarità, chiunque le compia.

Anche noi abbiamo scritto spesso della Casellati. Come avremmo potuto tacere, anche tralasciando il Minghi incoronato in Senato ( e lei che fa le classiche mossette mentre ascolta le  storiche sue canzoni, come 'Trottolino amoroso...'); i lussuosi appartamenti con ascensore privato e le cene segrete delle quali negli ultimi tempi ha scritto il Fatto.

Noi ne abbiamo scritto in passato per i seguenti fatti:

- Lei che, da parlamentare, protesta davanti al Tribunale di Milano , in difesa del capo del partito di appartenenza, Berlusconi;
-Lei, che assume sua figlia nel suo staff parlamentare;
- Lei che nel corso di un suo viaggio in Usa partecipa al concerto diretto da suo figlio, con  il dubbio che quel viaggio fosse stato programmato in coincidenza del concerto; o che concede una onorificenza, o qualcosa di simile, ad un  festival in America Latina che ha rapporti con suo figlio direttore d'orchestra;
-Lei, ancora Lei,  già presidente, che riesce a farsi dare dalla commissione del Senato preposta l'indennità anche nel periodo in cui era stata designata  dal suo partito a far parte del CSM;
-Lei, infine, che  saputa la notizia della nomina di senatori a vita di  personalità  note in tutto il mondo per i loro meriti professionali, e perciò vere glorie nazionali, da Rubbia a Piano a Cattaneo, che dichiara non esserci i presupposti per tale loro nomina.

A proposito di questa sua ultima scivolata istituzionale, non sappiamo se eletta presidente del Senato e trovandoseli davanti questi signor 'nessuno' e dunque non 'meritevoli' a suo dire, mentre Lei ritiene di essere all'altezza di quella carica istituzionale importantissima, non si sia almeno scusata con loro. 
Se volete sapere il nostro parere, eccolo: sicuramente Lei non si è scusata. ha finto di aver m perso la memoria. Perchè avrebbe dovuto?

Lasciamo ora la Casellati, per dire ai nostri colleghi del Fatto che anche noi, nel nostro piccolo, di denunce o ammonizioni  'intimidatorie' ne abbiamo ricevute tante nel corso della nostra ormai lunga attività giornalistica, da parte di persone di valore alcune, ma anche di 'quaquaraqua', intronizzati dal solito idiota politico di turno. 

Denunce o minacce di denuncia ci sono state recapitate  sia al nostro indirizzo di residenza, come accaduto ai giornalisti del  Fatto che nel luogo di lavoro.  Come fece un signore che in questi giorni è tornato alla ribalta perché nominato al vertice di una  istituzione lirica dal sindaco del partito nel quale milita, che  ci fece recapitare la denuncia in Conservatorio, da  poliziotti in borghese. Denuncia alla quale il giudice non diede corso per la sua evidente infondatezza. Ma noi non abbiamo potuto rivalerci su di lui.

 Se si mettesse mano a quella legge che vuole condannati a pagare il doppio del risarcimento richiesto, coloro i quali denunciano temerariamente  e  senza ragione un giornalista scomodo, per metterlo a tacere, forse tali denunce cesserebbero all'istante. 

 Un solo esempio, l'ultimo in ordine di tempo, quello della denuncia da parte di Dall'Ongaro il quale  ci chiese 100.000 Euro di danni - che noi, se condannati, non avremmo comunque saputo dove prendere, mentre lui per il lauto stipendio che si è dato a Santa Cecilia ( 240.000 Euro!!!!), avrebbe potuto, in caso di condanna... Se, avendo perso la causa come l'ha persa, il tribunale avesse condannato lui a pagarcene 200.000 di Euro, Dall'Ongaro, la volta successiva, ci avrebbe pensato due volte prima di denunciare qualcuno che ha raccontato fatti e comportamenti che lo riguardavano direttamente, per lui  certamente  non edificanti ma scorretti, che sono stati alla base della sua folgorante carriera. 
 Invece il tribunale gli diede torto, ma lui se ne uscì senza che noi avessimo potuto chiedere a lui i danni. Troppo comodo. 

Potremmo fare anche diversi altri nomi; preferiamo tacerli per evitare di svegliare ed aizzare cani e cagne che dormono. Almeno per ora.

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