domenica 29 dicembre 2019

Caro Conti (Corriere) la cultura non salverà Roma. La Capitale ha bisogno di essere salvata dai suoi mali ed anche dalla Raggi

Paolo Conti del Corriere della Sera, notista di grande intelligenza che si occupa prevalentemente di cultura e civiltà, ha scritto ieri un editoriale nel quale si immagina il salvataggio di Roma. Ad opera della cultura, scrive Conti. Ed elenca i fatti che soli potrebbero, a suo parere, salvare la Capitale, piombata  forse nel suo degrado più invasivo che la storia recente ricordi. 

 Le mostre alle Scuderie del Quirinale ( Raffaello) e ai Musei Capitolini ( Marmi della collezione Torlonia); le regie di rottura al Teatro dell'Opera ( Ai Weiwei per Turandot) e l'Onieghin ( del quale preferiamo la grafia popolare, più chiara anche se non correttissima) che arriva dal Metropolitan di New York; e la stagione di Santa Cecilia impegnata a celebrare Beethoven ( 250 anni dalla nascita).

Un paio di mostre, pur di altissimo livello; una regia trasgressiva, concerti di qualità potrebbero cambiare il tragico destino in cui versa ora Roma?

 Potrebbero, solo a patto che vengano risolti altri annosi problemi  che sono il segno evidente e maleodorante del degrado capitolino.

 Conti, invece,  termina scrivendo che " il calendario è ricchissimo e può farci dimenticare per un momento i rifiuti che ci sommergono, il disastro dell'ATAC, il caos sulle strade".

Ma davvero si può credere  che  queste ciliegine  basteranno a rendere più gustosa una torta che puzza di marcio?
 No, caro Conti, anche la cultura non può salvare l'anima - e quale sarebbe l'anima salva? - di Roma, se il suo corpo, visibile resta lacerato e putrefatto.

Tanto più che, negli ultimi giorni,  qualche giornale annuncia che i Cinquestelle stanno pensando di ricandidare  Virginia Raggi al Campidoglio per un secondo mandato. Altro che mostre, opere e concerti.

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