Ogni deputato, inclusi indennità varie e fondi con cui pagare un portaborse, ogni mese riceve tra i 10 mila e i 12 mila euro netti. La cifra, nel caso dei senatori, può salire ulteriormente.
Ma da questa ogni parlamentare deve detrarre, oltre alle spese per l’esercizio del mandato, anche una quota mensile da versare al partito per cui è stato eletto. Ogni formazione politica ha un proprio “tariffario”. Si va dalla tariffa massima per i salviniani, a quella “a saldo” di Italia viva: 500 euro.
Il record di rimborso più alto spetta ai parlamentari della Lega, che all’inizio di ogni mese devono versare ben 3 mila euro a testa. Il motivo? Lo ha rivelato proprio in questi giorni, involontariamente, il senatore Ugo Grassi, da poco passato dal M5S al Carroccio: «Passando alla Lega dovrò restituire al partito ancora più soldi di prima», si è fatto sfuggire : «3 mila euro per contribuire alla progressiva restituzione dei 49 milioni di euro», cioè il famigerato tesoretto di denaro pubblico che negli anni passati il partito oggi guidato di Salvini avrebbe incassato senza averne titolo.
La dichiarazione di Grassi ha mandato su tutte le furie i vertici leghisti, che gli hanno subito messo un freno sul fronte comunicazione.
Gli eletti del Pd devono invece versare al Nazareno 1.500 euro al mese. A questo va aggiunto un ulteriore contributo mensile di 500 euro, da destinare alla segreteria regionale del territorio in cui è avvenuta l’elezione.
Tra i democratici ci casi di morosità, specie nell’ultima fase con Matteo Renzi leader, erano schizzati alle stelle. Molti, poco prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, corsero a mettersi in pari per sperare in una ricandidatura.
I parlamentari di Forza Italia devono invece versare in una sola tranche 30 mila euro ad elezione avvenuta. E in più devono versare 900 euro al mese per tutta la durata della legislatura. Da segnalare, almeno per quanto riguarda i berlusconiani, che il partito azzurro si fa carico dei costi per la campagna elettorale a livello nazionale.
Gli eletti di Fratelli d’Italia, il partito in forte ascesa guidato da Giorgia, devono invece versare un minimo di 1.500 euro, di cui 500 vengono destinati ad ogni struttura regionale.
I circa 50 parlamentari di Italia viva, truppa costituita in grandissima parte da scissionisti del Pd, devono invece versare solo 500 euro al mese al partito fondato lo scorso ottobre alla Leopolda.
«Ma nel prossimo futuro la cifra salirà», fanno sapere gli uomini della casa renziana. I casi di morosità sono sempre più frequenti in tutti i partiti. Ma il record negativo, in quest’ultimo caso, va al Movimento Cinque stelle, dove il numero dei “furbetti” ha raggiunto numeri incredibili. Solo 15 parlamentari su 317 sono infatti in regola con i versamenti da 2.200 euro mensili.
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