Sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, gli elenchi di quotidiani e periodici che nel corso del 2018 avevano ricevuto contributi pubblici. Quest’anno sono stati erogati poco meno di 60 milioni di euro, in calo rispetto ai 67 milioni del 2017. Nell’elenco non sono presenti testate come il Foglio e Italia Oggi, mentre Avvenire ha perso la sua posizione di quotidiano più finanziato dallo Stato a vantaggio del Dolomiten.
Con un lungo articolo pubblicato, il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara nel 1996 e diretto da Claudio Cerasa, ha spiegato come all’origine dell’esclusione ci sia un’indagine in corso della Guardia di Finanza legata ad accertamenti sui contributi per gli anni 2009-2010. Inchiesta, rimarca il giornale “giacente da sette anni nei cassetti”, rispolverata “nell’era Salvini-Di Maio”. Il verbale della Finanza – si legge sul Foglio – stabiliva che il quotidiano “non aveva diritto in quel biennio ai contributi di legge perché non aveva raggiunto la percentuale del 25 per cento delle vendite calcolate sull’intera tiratura, il che è falso e è stato dimostrato falso nelle nostre controdeduzioni, cosa che qualunque tribunale civile è in grado di decidere in qualunque momento”.
Secondo la Finanza “il Foglio era organo di un movimento inesistente: la Convenzione per la giustizia, il che era gravemente falso, visto che il movimento esisteva, aveva tenuto un suo congresso di fondazione a Firenze, perfino alla presenza di Marco Travaglio”. Infine la cooperativa per la Finanza non era una vera cooperativa in quanto le forze che avevano dato origine al Foglio come Srl vi erano rappresentate e la sostenevano in relazione alla valorizzazione della testata, che il Foglio aveva da loro in affitto. “È l’ultima falsificazione di una serie”, scrive il quotidiano.
“In base a questi falsi materiali, su cui i tribunali dovranno decidere, la pretesa dell’autorità politica e burocratica delegata a confermare o cancellare l’erogazione dei contributi all’editoria è di indurre il Foglio a una grave crisi editoriale, eventualmente alla chiusura, conclude il giornale, intimandogli la restituzione di sei milioni circa di euro per il biennio già menzionato e nel frattempo sospendendo l’erogazione di contributi a titolo di garanzia, procedendo senza nemmeno ancora avere acquisito la controrelazione del giornale rispetto al verbale dei finanzieri, il che è addirittura enorme, madornale”. “L’aria che tira è quella di un attacco proditorio a un giornale che è tra le più trasparenti macchine amministrative nel panorama dell’editoria italiana”.
Immediata la reazione in difesa del quotidiano, con l’hashtag #foglianti che ha preso piede sui social. Oltre ai lettori, anche diversi esponenti politici hanno detto la loro.
“Chi vuole chiudere Il Foglio sappia che noi difenderemo questa voce libera dell’informazione come abbiamo difeso Radio Radicale. Pancia a terra, tutti insieme, @ilfoglio_it deve vivere”, ha twittato Matteo Renzi.
“Chi vuole chiudere Il Foglio sappia che noi difenderemo questa voce libera dell’informazione come abbiamo difeso Radio Radicale. Pancia a terra, tutti insieme, @ilfoglio_it deve vivere”, ha twittato Matteo Renzi.
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