venerdì 10 dicembre 2021

E' stato Salvini a mettere a capo del Dipartimento del Viminale preposto all'immigrazione MIchele Di Bari, la cui moglie, Rosalba Livrerio Bisceglia, è indagata per caporalato. Chi è Michele Di Bari ( OPEN)

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La carriera di Di Bari  avviata al Viminale da Salvini

Nato nel 1959 a Mattinata, in provincia di Foggia, Michele di Bari inizia il suo cursus honorum laureandosi con lode in Giurisprudenza. La pubblica amministrazione lo affascina più di un percorso nell’avvocatura, perciò continua il periodo di formazione prima alla Luiss, diplomandosi nel corso di studio per aspiranti segretari comunali, poi tramite un master biennale in Management sanitario tenuto dalla Sda Bocconi. L’ultimo tassello formativo lo aggiunge frequentando il corso di perfezionamento Cittadinanza europea ed amministrazioni pubbliche organizzato dalla Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno, in collaborazione con l’Università degli Studi Roma Tre. 31 anni prende il via la sua carriera da prefetto, ottenendo la promozione a viceprefetto nel 2001. Parte da Foggia, la sua provincia natale, dove ricopre l’incarico di capo di gabinetto e viceprefetto vicario. In seguito si sposta leggermente più a Sud, nella neonata provincia di Barletta-Andria-Trani: qui è prima vice commissario governativo, poi commissario ad acta per l’esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali del Tar. È commissario straordinario di diversi comuni. Successivamente, compie il salto verso le istituzioni romane: nel 2007, riceve la nomina di esperto in sanità dalla presidenza del Consiglio. Tre anni più tardi, il già prefetto viene spedito in Friuli-Venezia Giulia per ricoprire le funzioni di vice commissario del governo nella Regione.

Riprende il via vai tra Sud e Nord Italia: nel 2012 lo troviamo a Vibo Valentia, come prefetto, poi va a Modena dove guida la prefettura dal 2013 al 2016. Ritorna in Calabria per i successivi tre anni, di stanza Reggio Calabria. Durante questo periodo, firma la sospensione del sindaco, Mimmo Lucano, per l’inchiesta sul modello Riace e i flussi migratori. Nel 2017, la prefettura di Reggio Calabria ordina una serie di ispezioni dalle quali emergerebbero «irregolarità burocratiche e criticità» nella gestione Lucano. Infine, mentre il dicastero è retto da Salvini nel governo Conte uno, di Bari viene nominato capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al ministero dell’Interno. Lo scorso giugno, al giornale Interris, Di Bari dà la sua visione sull’accoglienza dei migranti in Italia: «Costituire uno strumento di responsabilizzazione nei confronti del territorio e della comunità di residenza è il principale anticorpo in grado di prevenire e neutralizzare fenomeni di radicalizzazione. L’Italia, storico crocevia di popoli e culture, ne è testimone privilegiato, come dimostrato dalle sue ricchezze artistiche e urbanistiche, realizzate nel corso dei secoli. Nel corso degli ultimi 50 anni il nostro Paese, che ha visto emigrare 60 milioni di Italiani in tutto il mondo, è diventato meta di migranti, intenzionati a migliorare le proprie condizioni di vita».

 

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