Come nascano questa pagine a pagamento che le istituzioni concordano con i giornali non è difficile immaginare. Solitamente le istituzioni musicali le acquistano per le inaugurazioni di stagione; mentre La Fenice lo ha fatto oggi per pubblicizzare il Concerto di Capodanno, giunto alla 19° edizione, ma a stagione già avviata.
Dei due pezzi di rilievo concordati con il Corriere, il primo a a firma Manin è un panegirico di Ortombina, attuale sovrintendente e direttore artistico del teatro veneziano. Il quale parla ovviamente in prevalenza del concerto più famoso della Fenice, ma non trova occasione, neppure en passant, per ricordare che il primo Concerto di Capodanno veneziano, all'alba del 2004, ebbe luogo perché l'idea venne ad una signora, Anna Averardi, che allora curava 'l'immagine'- e lo farà per molti anni ancora - del teatro. La Fenice era stata appena riaperta dopo la ricostruzione seguita all'incendio, e lei propose al direttore di Rai Uno, Del Noce, di celebrare quell'evento con un Concerto di Capodanno 'italiano' da riprendere e mandare in diretta su Rai Uno, nella stessa ora in cui, per molti anni, era andato in onda il Concerto da Vienna e al posto di quello.
Il successo fu immediato e così clamoroso - oltre cinque milioni di telespettatori - da convincere i dirigenti Rai, nonostante le proteste di qualche nostalgico di Vienna, fra cui si è sempre distinto il giornalista del Corriere, Valerio Cappelli, a farlo diventare un appuntamento fisso, fino ad oggi.
Perciò Ortombina, di quel successo non ha merito alcuno, o ne ha in piccolissima parte, perché se lo ritrovò bell'e pronto; anzi, molto spesso, dopo il suo arrivo alla Fenice, sembrò che quel successo lo infastidisse (questa è una storia che noi abbiamo raccontato tante volte su questo blog, perché ci riguarda direttamente), semplicemente perché non ne era stato in nessun mood l'artefice. Negli ultimi anni, con caparbia sciatteria ha tentati di danneggiarlo con programmi inadatti, e qualche volta ci è anche riuscito. Per il futuro, c'è da sperare che metta la testa a posto, per il bene del teatro che dirige.
Insomma la storia l'ha raccontata brevemente, ha fatto l'elenco dei direttori che si sono succeduti, ma per un accenno - onore al merito - a chi quel concreto lo ideò ed anche a chi, nonostante Ortombina, ne ha difeso per oltre un decennio l'identità, non ha trovato il tempo per farlo, perché non lo ha ritenuto opportuno.
Nella seconda pagina del pacchetto pubblicitario prenotato e pagato dalla Fenice sul Corriere, figura una intervista al direttore della prossima edizione, Fabio Luisi.
Al quale, l'intervistatore, Cappelli, chiede quale ritiene essere il brano più importante - Cappelli, in tuta mimetica da veneziano finto - scrive più 'celebrativo' di questo concerto. E sapete cosa risponde Luisi? La sinfonia 'Dal nuovo mondo' di Dvorak. Al che uno si chiede: ma che è fesso?
Luisi, se non vi è chiaro, ritiene che la sinfonia che lui dirige, per il solo pubblico del teatro, sia il brano migliore del concerto, ignorando che se quel concerto si tiene, è perché c'è una seconda parte, trasmessa in diretta su Rai Uno, l'unica che il grande pubblico conosce, e che è fatta alla maniera di un 'recital' di canto con orchestra sulla falsariga dei famosi concerti 'Martini & Rossi' radiofonici di moltissimi anni fa. Che c'entra allora quella sinfonia? Cappelli non glielo fa notare, perché anche lui - immaginiamo come Luisi - non sopporta che il Concerto veneziano abbia preso il posto di quello viennese e perché ha più volte scritto: vuoi mettere le arie del melodramma italiano con i magnifici valzer viennesi? Da che si deduce che lui di musica capisce poco , anzi nulla. Ed ha spesso aggiunto che il valore di un concerto si valuta anche dal costo dei biglietti per parteciparvi. quelli per Vienna sono di gran lunga più costosi dei veneziani, dunque il Concerto di Capodanno da Vienna è meglio di quello da Venezia. Farneticazioni di un giornalista, al quale nessuno si azzarda a dire: ma quando la finisci?
Non basta. Cappelli chiede ancora a Luisi delle frequenti interruzioni, con applausi, dei concerti, specie quando vi assiste un pubblico avventizio; e poi loda gli appalusi che hanno salutato il giovane italiano, Giuseppe Gibbone, vincitore dell'ultimo 'Premio Paganini'. Anche Luisi è infastidito, ma poi si dice contento degli applausi al violinista. Ed ancora, idiozia su idiozie: perché a Dresda sanno fare venti secondi di raccoglimento, in silenzio, al termine di una sinfonia, mettiamo di Bruckner, ed in Italia no?
Insomma una intervista a dispetto e senza senso: con un intervistatore che non sa cosa domandare e, di conseguenza, gira a vuoto, ed un intervistato 'per forza' che ci fa sapere che si è sposato a Las Vegas, la seconda volta. Che classe! Non si capisce chi è più 'fuori' dei due. Mentre si conferma ancora una volta quell'antico proverbio che dice : dio prima li fa e poi li accoppia.
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