Più che un sogno, un obiettivo oggi alla portata di mano, a patto che tutti i soggetti eventualmente coinvolti facciano la loro parte in un contesto di collaborazione e sinergie virtuose. Il sogno in questione è quello di allestire un’orchestra della città, intesa come vera Istituzione concertistico orchestrale (Ico), come è definita nel decreto che disciplina l’erogazione dei fondi destinati allo spettacolo. L’idea è tornata di attualità perché il decreto Franceschini prevede la possibilità di finanziamenti, promuovendo la costituzione di Ico nei Comuni sedi di Conservatorio di musica o nei territori delle Regioni dove non abbiano hanno sede legale "istituzioni concertistico-orchestrali già operanti, fondazioni lirico-sinfoniche o teatri di tradizione con propria orchestra stabile". Un identikit che sembra cucito addosso alla Spezia che con un’istituzione concertistica in pianta stabile vedrebbe completata la propria offerta culturale, arricchendo, con la musica, la sua vocazione museale.
Un progetto fattibile? Secondo il direttore del Conservatorio Puccini Giuseppe Bruno sì, anche se ovviamente non è all’istituzione di via XX Settembre che compete avanzare candidature né sviluppare i percorsi di finanziamento. E’ un fatto però che alla direzione del Conservatorio non è sfuggita questa opportunità e a quanto pare sarebbero stati avviati contatti informali con interlocutori di Palazzo civico. Il progetto orchestra oltretutto avrebbe la possibilità di legarsi ai progetti di ampliamento e ristrutturazione logistica delle sedi del Puccini a cui, come riferiamo a parte, saranno destinati sei milioni di euro. Ovviamente Bruno vedrebbe con grande favore un’operazione del genere, che richiede però adempimenti e istruttorie molto veloci, se è vero che il termine per l’accesso ai fondi Fus, il Fondo unico per lo spettacolo, scadrà il prossimo 31 gennaio. "Sia chiaro – tiene a precisare Bruno – io non voglio tirare per la giacca nessuno, mi limito solo a far presente che c’è una opportunità legata all’attuale decreto, e non è detto che l’anno prossimo ci sia ancora. Questo treno potrebbe non passare di nuovo. Ecco perché ritengo opportuno fare qualche riflessione sull’argomento". L’accesso ai fondi ministeriali richiede, naturalmente, un piano finanziario credibile, la cui elaborazione compete a tutti gli enti territoriali oltre che allo stesso Conservatorio. Qualcuno ha già fatto anche qualche conto, anche alla luce delle disposizioni del decreto Fus. L’ipotesi di partenza potrebbe essere un’orchestra costituita da venti persone, in attività almeno cinque mesi l’anno. Se si moltiplicano 20 orchestrali, mettiamo per duemila giornate lavorative minime, si avrebbe una spesa stimata di 160mila euro a stagione.
La ricadute, a parte il prestigio per il territorio che vedrebbe significativamente incrementata la propria offerta culturale – le orchestre stabili più vicine sono a Genova, Carlo Felice, e a Sanremo, oltre a quella toscana di Firenze – sarebbero anche di ordine occupazionale per tanti giovani aspiranti musicisti, diplomati e non. Un contributo numericamente non grandissimo ma certo di qualità. Senza considerare le grandi opportunità, con l’apertura dell’orchestra alla componente studentesca, legate all’organizzazione di stage e altre iniziative di carattere formativo.
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