A volte i risultati non bastano. Succede a Palermo, nella quale è in corso uno scontro tra il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, e il sovrintendente del Teatro Massimo, Antonio Cognata. Fin dal giorno del suo insediamento “U sinnacollando”, in qualità di Presidente della Fondazione Teatro Massimo, ha chiesto la testa di Cognata. Motivo? Cattiva gestione del Teatro? Rischio fallimento del Teatro? Macché. Ufficialmente Orlando accusa Cognata di «danno erariale, gestione folle e dissennata» della Fondazione Teatro Massimo.
Ufficiosamente Orlando vuole far fuori chi ha ottenuto incarichi durante la giunta Cammarata. Fra le sue prime dichiarazioni da sindaco in pectore si annovera la seguente: «Ce lo impone la discontinuità che ci hanno chiesto gli elettori facendo una scelta precisa». Tant’è che uno dei primi atti di Orlando è stato proprio quello di revocare le deleghe che l’ex sindaco Cammarata aveva affidato al sovrintendente e al vice presidente della Fondazione.
Ma facciamo un po’ d’ordine. Nel 2006 l’allora sindaco Cammarata sceglie Antonio Cognata, professore associato di economia politica ed economia dei beni cultura all’Università di Palermo, come sovrintendente del Teatro Massimo per riparare i bilanci in rosso dell’ente, gestito fino al 2002 da Francesco Giambrone, oggi assessore alla cultura della giunta Orlando.
Il professore palermitano di economia eredita una fondazione lirica con 27 milioni di euro di debito. In sei anni Cognata capovolge la situazione: chiude il 2011 in attivo, totalizzando sette bilanci consecutivi con risultato positivo, in un mondo come la lirica che naviga da sempre in rosso.
A ciò si aggiunge un aumento delle serate di recita per opere e balletto (109 nel 2010 contro le 65 del 2006) e di un incremento di spettatori (125 mila contro i 60 mila del 2006). E soprattutto una riduzione dei costi di produzioni scesi dai 54 milioni di euro del 2002 ai 35 del 2010. In sostanza una scelta obbligata per un teatro che agli inizi del 2000 rischiava il fallimento. Ma Cognata ha trovato il giusto compromesso. Da una parte ha portato avanti una politica di rigore, tagliando anche le spese correnti per il personale (straordinari ed indennità varie).
Dall’altra ha attuato «un’aggressiva politica di coproduzioni con i più importanti enti lirici internazionali». «I nostri costi per le produzioni sono scesi da 12 a 7 milioni e quando lavoriamo con un regista come Bieito o Terry Gilliam gli diciamo chiaro qual è il budget. Se accetta lo seguiamo passo passo: se sceglie di fare una certa spesa gli facciamo presente che dovrà rinunciare a qualcos’altro. Ma non abbiamo abbassato la qualità né diminuito le produzioni, che sarebbe stata la cosa più facile ma sbagliata: sono le produzioni che incrementano i contributi del Fondo unico», ha detto Cognata ad aprile scorso al quotidiano La Repubblica.
Infatti le maggiori riviste specializzate del settore – dall’americana Opera News alla francese Opéra Magazine, alle britanniche Opera, Opera Now e Music and Vision, alla giapponese Ongakunotumo – hanno seguito e seguono attentamente il “fenomeno lirico” Massimo. E uno dei maggiori critici musicali nipponici, Yasuo Takasaki, lo considera nella ristretta rossa dei tre-quattro migliori teatri europei in termini di equilibrio tra innovazione e tradizione, di livello delle produzioni e di capacità di portare opere importanti.
Addirittura nel 2013, come ha scritto il Foglio nell’agosto scorso, «in occasione bicentenario della nascita di Wagner, una delegazioni di giapponesi sta programmando una visita a Palermo in occasione della messa in scena (per la prima volta in Italia) della nuova produzione di un intero “Anello del Nibelungo” in un’unica stagione».
Tale situazione virtuosa è stata certificata anche dalla relazione della Corte dei Conti, datata 7 agosto 2012:«Al termine del 2010 il patrimonio netto è stato accertato in € 49.371.127 con un incremento del 2,5%. Anche il risultato economico è stato positivo avendo registrato un utile di € 1.217.707. Come specificato nella relazione del Sovrintendente, il Teatro Massimo ha recuperato negli ultimi esercizi 15 milioni di euro di perdite pregresse e, nonostante la contribuzione pubblica si sia ridotta di oltre 5 milioni di euro, ha prodotto più spettacoli con minori costi di produzione».
In sostanza, come dice a Linkiesta il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, Filippo Cavazzoni, «la gestione di Cognata non potrebbe che dirsi virtuosa. Il sovrintendente ha avuto il merito di risanare le finanze del suo teatro, compiendo anche scelte difficili e pericolose, che hanno messo a rischio la sua stessa incolumità fisica: nel 2009 è stato infatti vittima di una aggressione. A seguito di quell’evento al sovrintendente è stata affidata una scorta. Anche questo rappresenta un altro paradosso italiano, per risanare i conti di una istituzione culturale occorre farlo protetti da una scorta.Oggi Cognata deve fronteggiare l’ostilità di sindaco e dipendenti, che si sostengono a vicenda per sfiduciare il suo operato: la sua colpa sarebbe quella di gestire il teatro in maniera efficiente. Ma le logiche che segue Orlando sono meramente politiche». Anche il Sole 24 Ore ha elogiato l’operato di Cognata:«Al Massimo la sola voce negativa in bilancio viene dal mutuo, acceso nel 2006, per sanare i 27 milioni (ventisette!) di debiti ereditati dalle gestioni precedenti a Cognata. Grazie agli utili degli ultimi anni, – si chiude l’articolo – è già sceso a 16 (sedici). Squadra vincente …».
Ma tutto ciò ad Orlando non basta. E allora cosa succederà? In realtà il mandato del professore Cognata scadrebbe nell’autunno del 2014. Dapprima il Ministero dei beni culturali ha mandato in Sicilia Salvatore Nastasi, dirigente della direzione generale Spettacoli dal Vivo, per cercare di trovare una soluzione fra il sindaco Leoluca Orlando, presidente della fondazione Teatro Massimo, e il sovrintendente Antonio Cognata, del quale Orlando e 215 lavoratori del teatro su 320 chiedono le dimissioni.
Ma la spedizione di Nastasi non ha portato alcun risultato. E il 30 ottobre scorso il ministero dei Beni culturali ha diramato una nota nella quale formalizza l’avvio della procedura di commissariamento: «Si ritiene che emergono elementi oggettivi di impossibilità di funzionamento degli organi deliberativi della fondazione, tali da prefigurare la paralisi dell’attività istituzionale dell’ente e l’impossibilità di programmare e attuare la stagione operistica e la realizzazione degli obiettivi produttivi. Vengono assegnati venti giorni di tempo alle parti per fornire controdeduzioni, “significandosi che il procedimento si concluderà nel termine massimo di quaranta giorni».
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