Di interviste a Riccardo Muti, alla ricorrenza di questo suo importante traguardo di vita - 80 anni - ne sono uscite tante e non solo alla vigilia. Non tutte di peso, e buona parte con poche cose che chi legge solitamente i giornali ed ha letto anche le interviste fatte a Muti negli anni, non conosceva già. A noi poi che serbiamo ancora buona memoria, leggendone di recenti, ci veniva di anticipare parola per parola ciò che avremmo letto, una volta lanciato l'argomento dalla domanda dell'intervistatore. E perciò tempo sprecato, spinti solo dalla speranza - ultima a morire - che qualche collega avesse osato chiedergli qualcosa di nuovo. Nella maggior parte dei casi speranza delusa.
Ma c'è anche il caso - il più recente nel quale ci siamo imbattuti - di una intervistatrice che, per voler essere a tutti i costi originale e non confondere con gli altri, ha fatto a Muti, per La Repubblica, una intervista che ha dell'inverosimile. Lo ha fatto parlare di Eduardo nel corso dell'intera intervista. E mentre noi ci chiedevamo: che c'azzecca? lei se la cavava, con due parole, accennando all'assai simile profilo umano e professionale dei due ben noti napoletani. Troppo poco, lasciando che in molti fra i lettori la giudicassero priva di qualunque giustificazione.
La sciatteria dell'intervista raggiunge il culmine, quando l'intervistatrice intima a Muti di 'TORNARE' a Totò, senza che mai prima, oltre la citazione del nome fra i grandi napoletani, ne avesse ancora parlato con il direttore.
Senonchè quando orami ci eravamo convinti che s'era raggiunto il colmo dell'inopportunità, ecco che arriva un altro caso, seppure differente, che le ha conteso il primato, ma che ha a che fare con la moralità del giornalista e dell'editore.
Leggiamo sulla copertina di un settimanale del gruppo Cairo, Di Più, di una intervista 'straordinaria' al grande direttore contenuta all'interno. Andiamo a leggere l'intervista, a firma del 'grande' - cosi si legge - giornalista Aldo Cazzullo, ed anche qui la strana sensazione di averla già letta; non tanto perché parla in parte di cose a noi ben note, ma perché identica ad un'altra dello stesso giornalista. La spia ci viene da una domanda buttata lì, mentre si parla d'altro, sui rapporti con Abbado, che avevamo già stigmatizzata come inopportuna - anche i grandi giornalisti sbagliano!
E, infatti, Di Più, ripubblica parola per parola l'intervista uscita, esattamente il 27 giugno 2021, sul Corriere della Sera. Sarebbe stato ancora più grave se l'intervista fosse uscita prima sul settimanale e poi sul Corriere. Comunque non è possibile un simile scivolone professionale. Ma allora settimanale per settimanale, Cairo avrebbe potuto ripubblicare una intervista uscita la settimana prima sul Sette, a firma Bauzano, incentrata sul rapporto con la natura del direttore. Almeno c'era qualcosa di nuovo rispetto alle solite.
Finora non ci era mai capitato, in tempi recenti, di leggere per la seconda volta su un settimanale, una intervista uscita prima - alla distanza esatta di un mese - sul quotidiano di uno stesso grande gruppo editoriale.
In verità qualcosa di simile avevamo scoperto in occasione di un nostro studio su Alberto Savinio giornalista; cioè che egli pubblicava più volte il medesimo articolo magari modificandone l'inizio, su diverse pubblicazioni, anche passando da un mensile ad un settimanale o ad un quotidiano. Ma erano gli anni Quaranta, e la stampa viveva tempi difficili; Savinio, richiestissimo, non sapeva dire di no ed aveva bisogno di soldi.
Comunque auguri al maestro Muti!
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