Dopo i primi accordi dell’opera, entra in scena un attore che interrompe il direttore e si fa riconoscere, da lui e dal pubblico, come Giacomo Puccini in veste di narratore della vicenda e delle sue atmosfere seguendo il testo, assai bello, di Vittorio Sabadin: un canovaccio che ben individua i nuclei centrali della vicenda di Madama Butterfly aggiungendo particolari musicali; ne rammenta aneddoti e noti episodi legati all’insuccesso della prima scaligera (subito riscattata della versione rivista da Puccini per il Teatro Grande di Brescia) e alle emozioni stesse che coinvolsero il compositore durante la lunga gestazione dell’opera, fino a un finale in cui si rende omaggio al sacrificio di Cio-Cio-San che diviene, come sottolinea la narrazione attoriale, “uno schiaffo a tutti i Pinkerton di questo mondo, a tutti gli uomini che ancora non sanno che l’amore delle donne è la cosa più importante che abbiamo, ciò di cui dovremmo avere maggior cura, ciò che non dovremmo tradire, o deludere, mai!”. Su queste parole scatta l’applauso per il bravissimo attore Yuri D’Agostino, impeccabile narratore dell’opera pucciniana ridotta, per quest’occasione en plein air nel bel Cortile di Palazzo Arsenale nell’ambito del Regio Opera Festival, a una selezione della partitura, ampiamente sfrondata di molte parti del primo atto, soprattutto quelle del parentado di Butterfly e, nel secondo, di quelle che, come l’intervento dello Yamadori, fanno da contorno al dramma centrale: quello di Butterfly, progressivamente consapevole dell’abbandono che le fa crollare addosso il mondo di illusioni che avevano animato la speranza di riunirsi all’uomo al quale si era votata rinunciando a tutto, anche alle sue tradizioni.
L’alternanza fra parti recitate e pagine musicali tutto sommato funziona, così come lo spettacolo, con scene ridotte all’osso (solo poche vele di tessuto rosso mosse dal vento, alle quali nel secondo atto si aggiungono quattro pannelli pittorici raffiguranti delle geishe) di Claudia Boasso, costumi di Laura Viglione e luci di Andrea Anfossi che nel finale avvolgono di atmosfere l’intero Cortile dell’Arsenale nell’accompagnare l’ascoltatore al sacrificio di Butterfly. La garbata e intima regia di Vittorio Borrelli, pulita e lineare, ripropone con successo le idee che per questa edizione dell’opera “spezzatino” già si videro nel 2016 in Piazza San Carlo a Torino, quando l’opera venne proposta in questa forma dinanzi a un pubblico di oltre quindicimila spettatori. Erano anni in cui, in luglio, il Regio regalava alla città serate d’opera condensate e gratis registrando afflussi di pubblico oceanici; poi, dopo la tragica serata del giugno 2017 per la finale di calcio della Champions League, piazza San Carlo non ospitò più spettacoli lirici, ma il loro ricordo riporta a una dimensione popolare dell’opera che allora si rivelò vincente, oggi ormai smarrita.
Nel Cortile dell’Arsenale, con un pubblico alla prima piuttosto numeroso anche se pagante e non più libero di fruire dello spettacolo gratuitamente, perde la funzione divulgativa che aveva un tempo. Lo sforzo di presentare l’opera completa sarebbe stato in questo caso più opportuna, se non fosse che l’esecuzione, piuttosto incolore, non ha fatto rimpiangere la scelta di questa versione ridotta, in bilico fra narrazione e musica...
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