Fine dei giochi, è ora di dormire. Da oggi i piccoli cinesi non potranno più fare i furbi. Basta nottate insonni con gli occhi incollati agli schermi per giocare ai videogame. Arriva la “pattuglia di mezzanotte”: un sistema di riconoscimento facciale che sarà in grado di identificare chi ha meno di 18 anni. E rispedirlo sotto le coperte.
A lanciarlo è la Tencent, colosso dell’hi tech e leader nel mercato dei videogiochi del Dragone. “Bambini, spegnete i telefoni e andate a dormire”, è il messaggio che il gigante di Shenzhen ha diffuso qualche giorno fa su WeChat, il social “tuttofare” usato da un miliardo di persone creato dieci anni fa proprio dalla stessa Tencent.
La “pattuglia di mezzanotte”, come è stata ribattezzata, permetterà alla piattaforma di avviare un sistema di riconoscimento facciale al momento del login al proprio videogame preferito. I dati saranno confrontati con quelli del sistema centrale di pubblica sicurezza. “Chiunque si rifiuti o non soddisfi i requisiti sarà considerato come un minorenne e quindi messo offline”, ha fatto sapere l’azienda in un comunicato.
La dipendenza da videogiochi è un problema serio nel Paese ed è per questo che dal 2019 ai minorenni è permesso giocare solamente un’ora e mezzo al giorno (tre nei weekend) con un vero e proprio coprifuoco dalle 22 alle 8. Ma, si sa, fatta la legge trovato l’inganno. E così a molti bastava usare l’account e i documenti di un adulto. E il gioco - è il caso di dirlo - era fatto.
Le nuove restrizioni si applicano, per ora, ad una sessantina di giochi. Compreso quello che va per la maggiore al momento e per il quale i giovani cinesi stanno impazzendo: Honor of Kings. Un’arena in cui si combatte - virtualmente - capace di attirare 100 milioni di giocatori al giorno online.
Il riconoscimento facciale è ormai entrato nella vita di tutti i giorni dei cittadini e farsi scansionare il viso per entrare nelle stazioni della metropolitana, nei complessi residenziali e, in alcune città, anche nei bagni pubblici, è la norma.
La Cina ha installato, da sola, la metà di tutte le telecamere al mondo: 18 delle 20 metropoli più videosorvegliate del pianeta sono qui. In nome di un bene pubblico superiore, però, sembra che i cittadini sacrifichino volentieri un po’ di quella che noi chiamiamo privacy. Anche se, negli ultimi tempi, l’insofferenza sta crescendo. Soprattutto se a imporre il riconoscimento facciale non è lo Stato ma aziende private.
Esemplare il caso del professor Guo che a Shenzhen, due anni fa, trascinò in tribunale uno zoo che voleva registrare i suoi dati biometrici. Il professore vinse la causa, aprendo un dibattito molto più ampio sull’uso che le aziende fanno di questi sistemi. Vedremo se per qualche ora in più da passare in compagnia di un videogioco qualcuno si azzarderà a portare davanti a un giudice un colosso come Tencent.
Nessun commento:
Posta un commento