Riccardo Muti è arrivato al Quirinale per il Concerto in onore del 'G20 della cultura' ospitato quest'anno a Roma, dopo la festa in famiglia del giorno precedente, anniversario del suo ottantesimo genetliaco.
Rivela il sito Dagospia che, al termine del concerto, Muti ha donato la sua bacchetta al Presidente Mattarella: per dirigere un'orchestra, il Paese, e una musica ben più difficile di quella che dirigo io' - il senso del gesto. Poi ha salutato e ringraziato il ministro Franceschini con il quale si è detto in sintonia nelle molte interviste d'occasione, ma ha ignorato - secondo Dagospia - vistosamente il presidente Draghi, che naturalmente lo ha notato ed è rimasto palesemente SECCATO.
Ora se lo ha fatto a ragion veduta Muti deve spiegare cosa c'è alla base del gesto che rappresenta COMUNQUE uno sgarbo istituzionale di non poco conto, e che Draghi non si merita.
Muti perciò sbaglia di grosso e dovrebbe scusarsi, quale che sia la ragione, oggettiva o solo nella sua testa , per non salutare e ringraziare Draghi che in questi mesi sta rendendo al Paese un servizio che va ben al di là delle note di bellezza che Muti regala. Non gli ha mandato gli auguri per il compleanno? Non ha risposto ufficialmente a qualche chiamata in causa del direttore? Ragioni comprensibili ma non tali da giustificare un gesto che ha dell'incredibile.
Chi conosce il maestro - noi lo conosciamo ma poco per giudicare de visu - sa bene che lui non passa sopra a nulla che non gli piace, specie poi alla veneranda sua età, quando crede di potersi permettere tutto. Sì, ma non uno sgarbo così plateale. Quello non è permesso neanche a Muti, che, proprio per la saggezza che gli 80 anni gli consentono, dovrebbe dire: Grazie, presidente Draghi per tutto quello che fa per il nostro Paese! Grazie, e perdoni la mia scostumatezza al Quirinale. Solo così pace fatta con Draghi, e stima decuplicata per Riccardo Muti.
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