La carriera l'ha percorsa tutta, forse gli manca solo il ministero della cultura; ad altro non potrebbe aspirare. O forse spera anche di fare il presidente della repubblica, in un futuro non molto lontano?
Pensare che negli anni Ottanta, lui e Camilla Morandi formavano una coppia di fotografi professionisti, specializzati nel mondo della cultura e spettacolo, e lavorarono anche per noi. Come tale lo conoscemmo, perchè Fuortes in quegli anni faceva il fotografo anche per Piano Time che noi dirigevamo.
Poi lo perdemmo di vista. Il successivo incontro dopo molto tempo - lo ricordiamo perfettamente - avvenne al Teatro India, dove capitammo seduti accanto. Erano gli anni di All'Opera! e della nostra maggiore attività in campo giornalistico . Si complimentò per quella trasmissione seguitissima ed anche per il resto.
Lui si era intanto specializzato nella 'economia della cultura' e intanto si era scelto il partito di riferimento nel quale ha militato poi, anche senza tessera, da sempre, il PD. Sbarcò poi con Bettini ( e Veltroni) a Musica per Roma dove amministrò bene. Perchè negarlo?
In quegli anni lo vedemmo parecchie volte, ovviamente, frequentando noi abitualmente l'Auditorium.
Fu allora che per due volte ci rivolgemmo a lui per proporgli, una prima volta una mostra di disegni di soggetto musicale di Pino Zac ( più noto come feroce caricaturista del mondo politico, e perciò curiosa) in occasione dei 25 anni di Piano Time, dove aveva tenuto una rubrica intitolata Allegro assai. Nè la rivista nè le vignette di Zac gli interessarono (molti dei disegni in nostro possesso furono poi esposti in una mostra al Palazzo delle Esposizioni, spazio espositivo più prestigioso, alla faccia di Fuortes, ma anche al castello dell'Aquila e a Pescara).
Poco tempo dopo visitammo nelle sale dell'Auditorium una mostra di disegni di Ettore Viola, genero di Eugenio Scalfari (anche Viola per un periodo aveva lavorato per Piano Time). Fuortes ci aveva motivato il rifiuto con la mancanza di soldi, che evidentemente aveva trovato per Viola o che Viola stesso aveva messo di tasca sua.
Lo incontrammo una seconda volta, quando doveva uscire la nostra biografia di Pappano, verso la fine del 2006. Cagli, che prima aveva promesso di pubblicare la biografia del suo direttore musicale, all'ultimo momento si era tirato indietro. Allora proponemmo a Fuortes di pubblicarlo sotto l'egida di Musica per Roma, la sua risposta sempre pronta e furba fu: non posso farlo perchè Cagli non me lo perdonerebbe, è come se gli togliessi qualcosa che gli appartiene.
Naturalmente la biografia di Pappano uscì presso Skira, ma Cagli e Fuortes se ne lavarono le mani.
Poi a Fuortes non bastò più 'Musica per Roma', continuò la sua ascesa. Sbarcò al Teatro dell'Opera di Roma, per sanare una situazione debitoria divenuta insostenibile, e lì poco dopo fece le sue prime gaffes che fecero ridere il mondo intero, a cominciare dalla esternalizzazione dell'orchestra in un teatro d'opera, per giunta della Capitale del paese. Il buco trovato di alcune decine di milioni, crediamo sia ancora lì, mentre i bilanci annuali li ha chiusi generalmente in pareggio.
E qualche volta ha anche osato, seguendo il credo di Giampaolo Cresci criticatissimo: se non vidi al di sopra delle possibilità non sei preso in considerazione, tu spendi, ci sarà sempre qualcuno che pagherà!). L'ha fatto , ad esempio con la famosa Traviata verdiana con la regia della Coppola e i costumi di Valentino, che costò al teatro oltre 1 milione di Euro, dei quali forse è rientrato solo dopo molti anni e parecchi imprestiti dello spettacolo. Assai curioso poi che quello spettacolo di cui si è sempre vantato non fosse in linea con le sue vedute registiche. Quella Traviata, con la regia di Sofia Coppola, non era affatto trasgressiva come gli sarebbe piaciuto che fosse!
Ma lui, nonostante gli inciampi, con competenza ed anche con furbizia, si è sempre più accreditato come buon amministratore, il che è anche vero, al punto che Nastasi, il consigliere di Franceschini, lo inviò prima a Bari, a 'creare' quasi la nuova Fondazione, e poi anche a Verona a sanare l'Arena in piena crisi. Da Bari e Verona, con la sua troupe ( anche ora di una troupe avrà più bisogno per governare un'azienda che viaggia sui 13.000 dipendenti) venne via non sappiamo se 'a missione compiuta'(?) o se criticato perchè con i piedi in due fondazioni.
Fuortes, anche in quegli anni, non ha mai abbandonato l'Opera di Roma, anche quando, più di recente, qualcuno lo voleva mettere contro la sindaca, candidandolo come antagonista, per la sinistra, alla stessa sindaca che l'aveva tenuto ed anche confermato. E quando si 'autocandidò' alla Scala, e, sempre da solo, si scandidò, professando amore per Roma, premiato per questo dalla sindaca artefice del 'disastro' cittadino.
Durante la pandemia s'è inventato il Teatro dell'Opera 'fuori del teatro', con alcuni concerti in luoghi suggestivi di Roma, d'accordo con Rai Cultura ( diretta da Silvia Calandrelli, fedelissima di Veltroni. I rapporti contano, tanto che l'Opera di Roma che un tempo era ignorata dalla Rai, oggi è diventata la Fondazione 'residente' di Rai Cultura), e registrando due opere, Barbiere e Traviata, nell'intero teatro, vuoto di pubblico, trasformato in set cinematografico, sempre in accordo con Rai Cultura. Ambedue quelle opera/film, presentate all'ultimo 'Prix Italia' non hanno ricevuto nessun premio e nessuna menzione. ( Maggiore attenzione suscitò All'Opera! all'inizio degli anni Duemila, al 'Prix Italia' di Reggio Emilia)
Ciò premesso, non vogliamo dire che Fuortes non si meriti la carriera che ha fatto e che farà. E' un buon amministratore, chiude i bilanci in pareggio - quest'anno, senza spettacoli con pubblico, anche un asino avrebbe chiuso il bilancio allo stesso modo, ricevendo i finanziamenti pubblici come negli anni precedenti - non capisce di tv certamente, imparerà ma avrà bisogno di tempo e di aiutini, che non saranno certo disinteressati.
Se possiamo aggiungere, non ci ha mai convinto la furbizia di Fuortes, che è tanta, e la sua tendenza a cantarsela e suonarsela da solo, con l'accompagnamento della stampa, quasi senza eccezione. Come se fosse vaccinato contro qualunque possibile errore, perchè lui non ne fa; ha ampliato la sua rete di rapporti e conoscenze, aumentato la sua stima, e non è del tutto inattesa questa sua ulteriore promozione ad Amministratore delegato della Rai. Forse era meglio a Presidente, per dare 'l'indirizzo', e mettendo l'amministrazione nelle mani più competenti della Soldi.
Attenti però a criticarlo. Lui non l'accetta, rubricando chi osa, alla voce 'avversari politici', o 'invidiosi', e si vendica con i mezzi che appartengono ai mediocri e agli insicuri.
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