Come ogni anno, alla fine della sessione estiva degli esami scolastici di ogni genere e grado, e attesi i risultati dei cosiddetti Test INVALSI, si torna a riflettere sulla efficacia della scuola nella informazione e formazione degli studenti e su molto altro ancora.
Si sottolineano, quest'anno, ancora una volta le differenza fra le scuole del Nord e quelle del Sud, rimaste secondo le considerazioni recenti degli studiosi, invariate, e, nel caso di quest'anno, addirittura più evidenti a causa della pandemia e della cosiddetta didattica ' a distanza': la famigerata ma indispensabile DAD. La quale oltre ad aumentare le differenze fra Nord e Sud, ha sottolineato le differenze sociali che hanno influito nei tanti mesi di DAD sull'apprendimento degli allievi, non tutti in possesso dei mezzi elettronici per parteciparvi.
Ciò detto, la riflessione generale che ne è scaturita sulla conoscenza della lingua italiana e gli studenti, merita qualche appunto ulteriore.
Certo che la DAD ha dato un colpo di grazia alla frequentazione della lingua e agli sforzi per la sua comprensione. Gli studenti restando a casa per mesi e frequentando i soliti ambienti familiari ed amicali del vicinato, nulla o pochissimo hanno fatto in rapporto al miglioramento nell'uso della lingua italiana, al suo uso corretto intendiamo, ed anche alla sua comprensione.
Non si può però dimenticare che lo scarsissimo vocabolario degli studenti derivi dalla comunicazione elettronica, oggi prevalente, che usa pochissimi termini affidandosi a formule abbreviate ed elementari.
Si aggiunga la scarsa lettura dei giovani, lettura di libri o giornali, che cozza con un'altra indagine che ha messo in rilievo l'aumento considerevole delle vendite di libri, proprio a causa della pandemia, acquistati evidentemente da fasce sociali e generazionali che non combaciano con i giovani e neppure con i ceti più disagiati.
Questo complesso di cose ha generato la scarsa conoscenza della lingua e l'ancor più drammatica fatica che molti fanno per la sua comprensione. Se chi legge, per quel poco che legge, non viene a capo del senso di frasi e termini che incontra per la prima volta, la comprensione della lingua che ne ha sarà sempre deficitaria.
E poi aggiungiamo anche la cattiva maestra tv, intendendo sia le reti e le tv generaliste, quelle specialistiche e via internet.
In qualunque momento si acceda ad esse, si sente cantare, cantano tutti - non è il nostro il paese del sole e dell'amore che invitano a cantare?- senza che naturalmente si capisca il testo e se ne decifri il senso; e quelle rare volte che si sente qualcuno parlare ci si può trovare di fronte ad un doppio caso. O di sentir parlare il 'gergo', soprattutto politico; o di ascoltare gli stessi discorsi che si fanno fra amici trasferiti sul teleschermo. stessi termini, pochi, stessa sciatteria grammaticale e sintattica.
E' per questo che ogni volta che sentiamo parlare dell'abolizione dello studio del latino, una lingua fondamentale per imparare a dire tutto con i nomi propri, a confezionare frasi senza fronzoli e chiare, e a coordinare il discorso, annotiamo come una sconfitta nella lotta all'analfabetismo linguistico.
Chi con il latino ha avuto una qualche dimestichezza si accorge immediatamente, ascoltando qualcuno parlare, se ha avuto altrettanta fortuna ai tempi della formazione scolastica. Ed anche l'esatto contrario, cioè la totale mancanza della proprietà di linguaggio, e della logica del discorso.
Siamo convinti che questa situazione, quasi endemica, non sarà risolta con il ritorno alla scuola 'in presenza', seppure minimamente ridotta. Occorre affezionare i ragazzi alla lettura, dalla quale possono derivare i più concreti correttivi all'estrema povertà del vocabolario e la difficoltà a comprendere il senso di termini, espressioni e intere frasi, degli studenti e dei giovani in genere.
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