Adesso la stagione estiva dell'Opera al Circo Massimo, per il secondo anno consecutivo non più a Caracalla, è cosa fatta; e non serve perciò chiedere conto del trasferimento a Fuortes; il quale , a sua volta, ha lasciato Piazza Beniamino Gigli, per insediarsi al settimo piano di Viale Mazzini, a guidare una impresa 'culturale ', di 'spettacolo' e di 'informazione' che conta intorno ai 13.000 dipendenti. Un vero esercito ai suoi ordini, e lui capo di stato maggiore al debutto. Un rischio. Calcolato da Draghi?
Prima di giudicarne l'attività in Rai, dove sarà ben difficile - è bene che se o metta in testa- che possa essere esente da critiche, come la stampa quasi tutta l'ha gratificato negli anni della sovrintendenza all'Opera, ci interessa riflettere su quel trasferimento che certamente non è stato verso il meglio.
A Caracalla, che abbiamo frequentato per molti anni, elementi di disturbo alle rappresentazioni operistiche potevano venire dal transito degli aerei, comunque deviato fino a dove possibile, dalle sirene delle ambulanze e, negli ultimi anni, da quel barbaro chiassoso insediamento della Festa dell'Unità contro cui Fuortes non muoveva, nè voleva e nè avrebbe potuto muovere dito.
Al Circo Massimo - ma nessuno ancora una volta ne parla, salvo qualche eccezione, dovuta ad errore o a disubbidienza all'ordine di scuderia, o al fastidio procurato a chi sta seduto lì in platea, magari a distanza chilometrica dal palcoscenico, non risparmiato dai suoni delle isole dell'Estate romana, oltre che naturalmente dalle sirene dei mezzi di soccorso, ma anche dalle macchine e dai motorini. Insomma un frastuono che chi c'è stato ha bollato come indecente.
A Roma le cose vanno così, e poi per la Raggi ci sono ben altre patate bollenti da togliere dal fuoco, prima di pensare ai disturbi recati alle rappresentazioni liriche.
Per andare ad un altro sito storico-architettonico, come il Cortile di Sant'Ivio alla Sapienza, meraviglioso, che per anni ha ospitato una rassegna musicale estiva tanto strampalata da non meritare quel gioiello architettonico senza che su Corso Rinascimento sul quale si affacciava, venisse interdetto il traffico normale che recava disturbo alle esecuzioni musicali.
Tornando al Circo Massimo, seppure pochi, c'è stato chi ha sottolineato la cattiva qualità dell'amplificazione. Non che a Caracalla fosse migliore. Noi comunque non potremmo dir nulla sull'argomento perché tutte le volte che siamo andati alle terme abbiamo goduto sempre di poltrone nelle prime file, dove il peso della cattiva amplificazione era comunque ridotto.
Il problema evidentemente non ha mai toccato il sovrintendente, ora AD Rai, interessato quasi esclusivamente alle regie degli spettacoli, che era poi l'unica cosa che gli interessava, dimenticando che l'opera è uno spettacolo musicale e che tale sua caratteristica deve essere garantita dalla qualità della riproduzione musicale, negli ambienti all'aperto.
E non ci venga a dire che è impossibile, perchè ci sono luoghi più impervi, quasi impossibili, di Caracalla e del Circo Massimo - ci viene in mente il teatro all'aperto sul Lago di Bregenz, con il palcoscenico e la buca per l'orchestra sull'acqua - dove la amplificazione è stata curata con maggior cura tanto da potersi dire accettabile, considerate le condizioni di quei singolari palcoscenici e relative platee, vaste dappertutto.
Per quanto riguarda Fuortes, neo amministratore Rai, siamo curiosi di ascoltare le sue prime dichiarazioni, il suo programma di mandato, per quanto quelle possano esulare da dichiarazioni di circostanza. Il suo banco di prova sarà quando in autunno, come annunciato dai giornali, ci sarà il carosello interno delle nomine per reti, tg e direzioni. E poi, soprattutto, quel che saprà fare sul terreno dei conti, oltre che dei contenuti sui quali ultimi, per quanto possa sbracciarsi, sarà difficile possa intervenire nel breve triennio del suo mandato. Lo giudicheremo dagli uomini cui affiderà gli incarichi.
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