E poi basta guardare la Gran Bretagna per capire che tutto andrà bene. Ma è davvero così, o il paradigma dei tanti contagi ma pochi guai rischia di scricchiolare anche lì? «Perché è vero che i vaccini riducono il rischio di ricoveri e decessi di un fattore dieci. Ma se l’epidemia va troppo su di giri i problemi rispuntano, dalla scuola agli ospedali fino alla catena dei rifornimenti. Lo vediamo in questi giorni nel Regno Unito». Alessandro Vespignani, fisico romano, esperto di modelli di propagazione delle epidemie alla Northeastern University di Boston, premette: «La situazione è migliorata enormemente con i vaccini. Ma fare previsioni è diventato più difficile». Immunizzati e non, variante Alfa e variante Delta, chi ha il Green Pass e chi lo contesta in piazza, discoteche chiuse ma tifo e maxischermi.
A che punto siamo dell’epidemia?
«Nella fase due, sicuramente. Con i vaccini nulla è più uguale a prima. Ma il quadro si è riempito di variabili e sfumature. La coda sarà lunga e andrà gestita con intelligenza».
Come procederà l’epidemia?
«È da oltre due mesi che gli epidemiologi avevano anticipato i rischi della variante Delta. E oggi in Italia i contagi raddoppiano ogni 7-10 giorni. È verosimile che si arrivi a decine di migliaia di casi al giorno come in Inghilterra, anche se le variabili sono troppe per fare stime precise. Può darsi che le vacanze aiutino a rallentare la galoppata. Ma se il virus avrà ancora un forte abbrivio a settembre rischiamo di veder salire molto i numeri».
Però i vaccini proteggeranno i fragili e i morti non saliranno?
«I vaccini riducono ricoveri e decessi di 5-10 volte. Ma solo fra i vaccinati. E la proporzionalità rispetto ai contagi resta. Con un fattore ridotto, ma resta. Grazie ai vaccini oggi possiamo sopportare più casi, ma non possiamo sopportare tutto. Un numero eccessivo di contagi può far tornare gli ospedali in difficoltà. È lo scenario che si deve evitare, lo sappiamo dall’inizio della pandemia. Gli inglesi si sono dati come soglia un centinaio di migliaia di casi al giorno, ma cominciano ad avere problemi già adesso, e ne sono distanti. Sono numeri che sembrano enormi, ma se i casi continuano a raddoppiare ogni 7-10 giorni, c’è da stare attenti».
Attenti come? Tornare alle restrizioni è ormai improponibile. Che leve ci restano in caso di guai?
«Vaccinare rapidamente, mantenere le mascherine, che tutto sommato sono la misura più sopportabile, andarci cauti con i grandi eventi, sfruttare lo strumento del Green Pass. E usare la nostra responsabilità. In questa fase incerta e complessa, con le regole che progressivamente vengono rilassate ma il virus circola molto, le nostre scelte assumono un’importanza enorme».
Abbiamo scelto l’indicatore dei ricoveri per decidere misure restrittive. È una buona idea?
«È un indicatore tardivo. Quando si accendono quei campanelli ogni intervento rischia di essere efficace solo dopo un paio di settimane. E invece bisogna giocare d’anticipo».
È giusto insistere sulla vaccinazione?
«Lo vediamo qui in America. Ci sono stati fermi al 36% di copertura vaccinale, mentre soprattutto nel Nord-est si è arrivati oltre il 60%. I casi aumentano ovunque, ma è come se fossero due epidemie diverse».
Il nostro governo è preoccupato per la riapertura delle scuole.
«In Gran Bretagna l’aumento dei contagi è avvenuto in un periodo di scuole aperte. La decisione di togliere le restrizioni il 19 luglio era proprio legata alla fine delle lezioni. La domanda se la variante Delta sia più contagiosa per i bambini ha ricevuto risposte varie e sfaccettate. Ma di sicuro un ceppo che è capace di infettare di più in generale, tenderà a farlo anche fra i giovani in età scolare. La risposta è vaccinare, portare le mascherine, mantenere le distanze. E cercare di non arrivare a settembre con l’epidemia in accelerazione».
In Inghilterra hanno visto che gli screening ripetuti a scuola proteggono meglio della dad.
«Servirebbero ulteriori studi. In ogni caso è dall’anno scorso che parliamo di test e poi non li facciamo».
L’anno scorso ci hanno inguaiato le discoteche. Quest’anno è colpa degli Europei?
«Quattro o cinque partite dell’Italia hanno aggregato milioni di tifosi in tutto il paese e potrebbero aver avuto un impatto. Ma il vero problema è la variante Delta, e lo è per tutti i paesi».
Come finirà?
«Non raggiungeremo un’immunità di gregge a una data precisa. Non avremo un giorno della liberazione. Le cose andranno sempre meglio, ma con sfumature, dati difficili da interpretare, la costante possibilità di una variante che ci sorprenda. E ancora tanto bisogno di attenzione».
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