sabato 31 luglio 2021

Riccardo Muti a Scampia con i giovani dell' ass. 'Musica Libera Tutti' ( da Il Mattino)

 Io amo scrivere sulle partiture dei pensieri, non miei ma dei pensieri che leggo. Ho trovato questa mattina un pensiero che ho scritto su questa partitura che non prendevo da tempo, un proverbio cinese che è giusto oggi per Scampia: è a forza di pensare ai fiori che i fiori crescono». Inizia così il pensiero che Riccardo Mutilancia dalla sua mattinata a Napoli che ha scelto di passare a Scampia, tra i giovani musicisti del quartiere. 

 

Un pensiero che ha una direzione precisa: «Questo proverbio parla davvero di Scampia e della realtà di questi ragazzi. Bisogna pensare ai fiori così crescono, se da parte dei vertici pensassero di più ai fiori di Scampia, i fiori crescerebbero meglio, questo è il mio messaggio». Un messaggio chiaro ai vertici politici che Muti accusa di non pensare abbastanza al quartiere a nord di Napoli, a cui lui ha dedicato una mattinata partendo da un gruppo di giovani musicisti di "Musica libera tutti", l'associazione di Scampia che fa scuola di musica a circa cento ragazzi e ha anche un'orchestra che ha fatto dei concerti e che stamattina ha suonato con il grande direttore d'orchestra

«È una realtà - spiega Muti - di persone meravigliose che si interessano ai veri problemi. Parlavo di recente con un musicista napoletano e gli ho chiesto se conosceva questa associazione, lui è napoletano ma non sapeva di questa realtà, significa che ci sono molte colpe nel fatto che non sia conosciuta e come si dice, il problema viene dalla testa. Io sono napoletano di nascita e ho avuto la fortuna di incontrare questi ragazzi prima via video e poi li ho conosciuti di persona a Caserta e ho chiesto subito un momento musicale con questa meravigliosa realtà». 

 

Un momento che Muti si è regalato per il suo ottantesimo compleanno, decidendo di festeggiarlo anche nella periferia estrema della sua Napoli. «Girando il mondo - racconta sotto il sole bollente di Scampia - mi sono reso conto che fare l'equazione Scampia uguale male e camorra non è assolutamente giusto. Il paradiso non esiste da nessuna parte, non si può mettere l'accento solo in senso negativo su questa parte di Napoli. Oggi ricordiamo a tutti che la musica può essere una forma di riscatto sociale, lo è. Sulla loro maglietta c'è scritto 'la musica rende liberi" ed è una definizione perfetta, non dobbiamo considerare questi ragazzi come se fossero alieni, sono umanità vera di una parte dell'anima napoletana che è quella che rende Napoli unica al mondo, non ha niente a che vedere con la camorra o gomorra. C'è una parte bella in questa città e su quella bisogna mettere l'accento per fiorire». 

Svelato anche com'è stata ideata l'iniziativa. «Il contatto con Muti? A marzo ci hanno chiamato dal suo staff invitandoci a seguire su zoom le prove generali al Mercadante. Al termine il maestro si è fermato a parlare con i nostri giovani musicisti promettendoci che sarebbe venuto a trovarci. non sappiamo come ci abbia conosciuto, ma oggi è qui e siamo emozionati». Stefania Ioppolo racconta l'emozione di un gruppo di venti volontari e dei circa 80 ragazzi musicisti con il progetto «Musica libera tutti». Il maestro si è voluto regalare un piccolo viaggio nel quartiere periferico, guardando alle forze che lavorano per farlo emergere dagli stereotipi. «Siamo emozionati - spiega Ioppolo - per l'attenzione del maestro. Oltre alla sua ovviamente vorremmo quella delle le istituzioni, che ci ci sono ma con i loro limiti. Ma soprattutto vogliamo che Scampia non venga vista più come la solita Scampia di Gomorra, perché cerchiamo di rendere più visibile i lati positivi dei giovani che si impegnano, rispetto ad altre cose, invertendo questa tendenza di un punto nero sulla cartina di Napoli. Noi ce la mettiamo tutta, per i ragazzi». 

Olimpiadi Tokio. Vi gareggiano anche bambine, 13/14 anni, in discipline che è difficile considerare sport, perchè pericolose. Come hanno giù sperimentato sulla loro pelle le partecipanti (da ELLE)

 Ha solo 13 anni ma punta già alla prima medaglia d'Oro alle Olimpiadi: Sky Brown è la favorita al titolo di Tokyo 2020 ed è anche l'atleta della Gran Bretagna più giovane della storia. A guidare il team inglese ci sono lei e la quattordicenne Bombette Martin, con l'obiettivo di portare lo skateboard a un nuovo livello. È infatti solo da Rio 2016 che lo skateboard (così come il surf, arrampicata e karate) è stato introdotto come disciplina olimpica e perciò Sky Brown e Bombette Martin dovranno vincere, sì, ma soprattutto portare il pubblico ad appassionarsi. "Tutti da tutto il mondo stanno guardando. E mi sento come se fossi la piccola lì dentro che sta andando alla grande" racconta Sky Brown a The Guardian e aggiunge "Spero che il pubblico pensi che forse anche loro potrebbero farlo e di riuscire a mostrare al mondo quanto sia divertente lo skateboard e quanto sia creativo".

Le competizioni di skate si articoleranno in due discipline: strada e park. Quest'ultima è la specialità in cui il 4 agosto competeranno Brown e Martin e in cui saranno giudicate in base ai loro trick, originalità e stile, tramite tre run da 45 secondi. Una sfida non indifferente per una ragazza nata nel 2008, a Miyazaki in Giappone, da madre giapponese e padre britannico, ex campione di skate. È lui che le tramanda la passione per la tavola e già a 2 anni Sky prende dimestichezza con lo skate. Allo stesso modo il fratello minore Ocean proprio come Sky ama lo skate e il surf e i due sono inseparabili.

Sky è un talento nato e le sue performance mozzafiato in età giovanissima fanno il giro del mondo via YouTube e Instagram richiamando l'attenzione di fan e sponsor. A soli 8 anni Sky partecipa al Vans Us Open Pro Series, uno fra gli eventi più importanti nel mondo dello skate, e si è aggiudica il record di concorrente più giovane di sempre. Oggi Sky Brown è al terzo posto nel ranking mondiale, una delle sue ultime esibizioni le è valsa la medaglia d'argento allo Us Dew Tour, mentre ai campionati del mondo di Rio de Janeiro dell'anno precedente aveva conquistato il terzo posto. Il suo spirito pioneristico le è valsa anche la presenza nel libro Storie della buonanotte per bambine ribelli 2 nonché la qualificazione per Tokyo 2020.

Per Sky la strada non è sempre stata in discesa, anzi, pur avendo solo 13 anni, nel maggio dell'anno scorso è stata vittima di un incidente gravissimo. Caduta di testa da una rampa di 4,5 metri, la skater ha subito fratture multiple al cranio, braccio e una mano sinistra fratturati e lacerazioni al cuore e ai polmoni. Dopo l'incidente, Sky non si è persa d'animo, anzi, ha voluto tornare sullo skateboard in tutta fretta, come ha raccontato a The Guardian: "I miei genitori non volevano che pattinassi per così tanto tempo. Ma mi sentivo come se non potessi smettere di fare skateboard. Ho detto loro che devo fare skate, perché è una delle cose che preferisco fare. Hai solo una vita e devi godertela".

Coronavirus. Bollettino dal fronte dei contagi aggiornato al 31 luglio 2021. La curva potrebbe essersi stabilizzata?

 Sono 6.513 i nuovi contagi da Covid in Italia (ieri 6.619), secondo i dati del ministero della Salute diffusi dalla Protezione Civile. Da ieri sono stati registrati altri 16 morti (ieri 18) che portano a 128.063 il totale delle vittime da inizio emergenza. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti 264.860 tamponi, con un tasso positività che diminuisce al 2,45% (ieri 2,6%). 

In aumento le persone ricoverate in ospedale con sintomi che sono 1.851 (ieri 1.812), con un aumento di 39 persone rispetto a ieri mentre sono 214 i ricoverati in terapia intensiva (+13 rispetto a ieri), con 25 ingressi nelle ultime 24 ore. Sono 4.134.680 i guariti (+2170) e 87.285 gli attualmente positivi (+4323). 

venerdì 30 luglio 2021

Mostra del Perugino in Palazzo Ducale, a Urbino. Aperta fino a metà ottobre

 Per chi è in vacanza nelle Marche, la regione ancora più famosa questa estate perché è quella del mister della Nazionale di calcio Roberto Mancini, è d'obbligo una tappa alla mostra « Perugino, il maestro di Raffaello», nelle Sale del Castellare del Palazzo Ducale, fino al 17 ottobre. 

 Curata da Vittorio Sgarbi, organizzata da Civita e Maggioli cultura, la mostra completa le celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello e anticipa quelle per il Perugino. 

Il Perugino, ovvero Pietro Vannucci (1448-1523), a Firenze era allievo Andrea del Verrocchio con Botticelli, Ghirlandaio e Leonardo, ha come riferimento i maestri fiamminghi. Nel 1481 la svolta: fu chiamato con Piero della Francesca a dirigere la decorazione della Cappella Sistina, tenendo aperte per due decenni le più rinomate botteghe d'arte italiane a Perugia e Firenze, dove emerge il genio precoce del giovane Raffaello.

 Dopo una carrellata di artisti tardogotici del Quattrocento, per sottolineare il contesto in cui si muove l'artista, si passa alle opere di colleghi e allievi del Perugino, quali Giovanni Santi, padre di Raffello, Bartolomeo della Gatta, Pinturicchio e Signorelli. 

Nella terza sezione le opere dello stesso Perugino, realizzate tra il XV e il XVI secolo, prima dell'arrivo a Firenze di Raffaello. Infine, una sala dedicata all'eredità artistica di Perugino, una sorta di «manierismo» peruginesco che si diffonderà oltre i confini regionali. In totale una ventina di opere. 

 Secondo il curatore della mostra, Vittorio Sgarbi, nel 1494 Perugino divenne il padre spirituale di Raffaello, a cui morì il padre giovanissimo, 11 anni. Per un periodo, dal 1496 al 1500, era difficile distinguere la mano di Perugino da quella di Raffaello, come nella Pala di Fano del 1497. Poi a 21 anni Raffaello diventa, sempre secondo Sgarbi, un pittore assoluto e lo Sposalizio della Vergine del 1504, una variazione di un quadro identico di Perugino, segna l'autonomia del genio.

G20 della cultura a Roma. Dichiarazione finale. solo RACCOMANDAZIONI, NULLA DI FATTO

 "Chiediamo il pieno riconoscimento e l'integrazione della cultura e dell'economia creativa nei processi e nelle politiche di sviluppo, coinvolgendo tutti i livelli della società, comprese le comunità locali, come un motore e un facilitatore per il raggiungimento degli Obiettivi stabiliti nell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile". Sia apre con questa indicazione la parte della dichiarazione finale del G" della Cultura, in corso a Roma, decicata alle richieste che i ministri presenti hanno indicato nel documento approvato ll'unanimità.

"Esortiamo i Governi - si legge poi - a riconoscere la cultura e la creatività come parte integrante di agende politiche più ampie, come i diritti umani, la coesione sociale, l'occupazione, l'innovazione, la salute e il benessere, l'ambiente e lo sviluppo locale sostenibile. Raccomandiamo di includere la cultura, il patrimonio culturale e il settore creativo nelle strategie nazionali e internazionali di recupero post-pandemia, riconoscendo che gli scambi culturali internazionali dipendono da forti attori culturali e creativi in tutti i Paesi. Esortiamo i governi a garantire che i professionisti e le imprese culturali e creative abbiano il dovuto accesso all'occupazione, alla protezione sociale, all'innovazione, alla digitalizzazione e alle misure di sostegno al business".

I ministri della Cultura hanno poi invitato di nuovo "a sviluppare e mantenere condizioni che pongano le basi affinché tutti gli attori culturali e creativi possano lavorare in un ambiente libero, inclusivo e sicuro, prevenendo ogni forma di discriminazione e lottando contro ogni tipo di discriminazione professionale e artistica nel settore culturale".

"Siamo convinti che gli sforzi multilaterali, con l'UNESCO al centro - si legge ancora nel documento - siano cruciali per la salvaguardia e la promozione della cultura. In questo contesto, accogliamo con favore l'attivazione di meccanismi internazionali per un rapido intervento nelle emergenze finalizzati a proteggere e preservare il patrimonio culturale danneggiato o messo in pericolo da conflitti e disastri, anche nel contesto delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite, sulla base della risoluzione 2347 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con la partecipazione di Task Force nazionali su invito dell'UNESCO. Ribadiamo la nostra più profonda preoccupazione per il crescente saccheggio e il traffico illecito di beni culturali e le minacce alla proprietà intellettuale, anche attraverso piattaforme digitali e sociali, e altri crimini organizzati commessi a livello globale contro il patrimonio culturale e le istituzioni culturali".

Riccardo Muti deve chiarire sul mancato saluto al presidente Draghi al termine del Concerto al Quirinale, quando ha salutato Mattarella e Franceschini

Riccardo Muti è arrivato al Quirinale per il Concerto in onore del 'G20 della cultura' ospitato quest'anno a Roma, dopo la festa in famiglia del giorno precedente, anniversario del suo ottantesimo genetliaco.

 Rivela il sito Dagospia che, al termine del concerto, Muti ha donato la sua bacchetta al Presidente Mattarella: per dirigere un'orchestra, il Paese, e una musica ben più difficile di quella che dirigo io' - il senso del gesto. Poi ha salutato e ringraziato il ministro Franceschini con il quale si è detto in sintonia nelle molte interviste d'occasione, ma ha ignorato - secondo Dagospia - vistosamente il presidente Draghi, che naturalmente lo ha notato ed è rimasto palesemente SECCATO.

 Ora se lo ha fatto a ragion veduta Muti deve spiegare cosa c'è alla base del gesto che rappresenta COMUNQUE uno sgarbo istituzionale di non poco conto, e  che Draghi non si merita.

 Muti perciò sbaglia di grosso e dovrebbe scusarsi, quale che sia la ragione, oggettiva o solo nella  sua testa , per non salutare e ringraziare Draghi che in questi mesi sta rendendo al Paese un servizio che va ben al di là delle note di bellezza che Muti regala. Non gli ha mandato  gli auguri per il compleanno? Non ha risposto ufficialmente  a qualche chiamata in causa del direttore? Ragioni comprensibili ma non tali da giustificare un gesto che ha dell'incredibile.

Chi conosce il maestro -  noi lo conosciamo ma poco per giudicare de visu - sa bene che lui non passa sopra a nulla che non gli piace, specie poi alla veneranda sua età, quando crede di potersi permettere tutto. Sì, ma non uno sgarbo così plateale. Quello non è permesso neanche a Muti, che,  proprio per la saggezza che gli 80 anni gli consentono, dovrebbe dire: Grazie, presidente Draghi per tutto quello che fa per il nostro Paese! Grazie, e perdoni la mia scostumatezza al Quirinale. Solo così pace fatta con Draghi, e stima decuplicata per Riccardo Muti.

CRISANTI: LA TERZA DOSE? VEDREMO ( DA LA REPUBBLICA)

 Il dibattito sulla terza dose è giusto che sia iniziato. Israele ha iniziato con la terza dose e noi tra 1 mese e mezzo avremo abbastanza dati per capire l'impatto della terza dose". Lo ha detto Andrea Crisanti, microbiologo, ad Agorà Estate su Rai 3 sottolineando che "siamo su un terreno sconosciuto" e che "non possiamo inventarci nulla".

"I dati - ha spiegato - sono la cosa più importante per tracciare la strada altrimenti si imporvvisa, e io non penso che in sanità pubblica si possa improvvisare".

E sui casi che nel Regno Unito stanno calando, ha sottolineato l'importanza del tracciamento. "Hanno un sistema di tracciamento degno di questo nome. E' così che funziona. Nonostante abbiano aperto tutto, i casi si stanno stabilizzando".

Ha evidenziato inoltre che nessun vaccino copre totalmente dalla malattia ma la protezione è comunque altissima. "Nessun vaccino copre al 100%, ma i più efficaci come copertura sono quelli a mRna, tipo Pfizer e Moderna. I dati di Israele, se confermati, dicono che contro la variante Delta anche nel migliore dei casi abbiamo una protezione al 70%". Mentre sullo Sputnik ha aggiunto: "Le autorità scientifiche russe dicono che copre al 90% ma i dati in Europa sono ancora frammentari".

Mattarella , alla cerimonia della consegna del 'ventaglio', ha accennato ai problemi del settore dell'informazione

 Benvenuti nei Giardini del Quirinale.

Grazie caro Presidente,

il suo intervento, così puntuale, ha toccato diversi punti di grande interesse. Ne raccoglierò alcuni, quelli su cui posso esprimermi, evitando argomenti strettamente politici, cui devo rimanere rigorosamente estraneo.

Lei ha ricordato il periodo di straordinaria e grave emergenza pandemica che stiamo purtroppo ancora vivendo, lo stiamo vivendo a livello mondiale. Un fenomeno a livello mondiale che ha colto il mondo di sorpresa.

In poche settimane, con il dilagare di questo virus sconosciuto e insidioso, i bisogni e le domande dei cittadini di tutto il mondo si sono riversate sui governi con una drammaticità inedita. Richieste essenziali - la sopravvivenza, l’accesso alle cure e agli ospedali, la protezione della salute propria e dei propri cari, la tutela dei redditi e del lavoro – che hanno sottoposto a uno stress molto duro le complesse dinamiche che presiedono un mondo che si è mostrato sempre più interdipendente.

Ne risulta evidente la necessità di un profondo ripensamento verso forme di ampia e crescente cooperazione internazionale e mi auguro che questa esigenza venga compresa nella comunità internazionale.

Abbiamo vissuto un anno difficile, mesi drammatici.

Lentamente e non senza contraddizioni - dovute all’eccezionalità della situazione da affrontare del tutto ignota - grazie a uno sforzo straordinario di collaborazione scientifica a livello globale e anche di collaborazione economica, sono stati individuati due filoni che ci hanno permesso di incamminarci sulla via dell’uscita dalla crisi. La campagna di vaccinazione e la scelta di mettere in campo ingenti sostegni pubblici per contenere le conseguenze delle chiusure e dei distanziamenti a livello economico, produttivo e occupazionale.

Due strade che hanno consentito speranza e fiducia, quei segni positivi di cui lei ha parlato.

La vaccinazione e gli interventi di rilancio economico continuano a essere gli indispensabili strumenti per assicurare sicurezza e serenità.

La pandemia non è ancora alle nostre spalle. Il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione e più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo.

Il vaccino non ci rende invulnerabili ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità.

Per queste ragioni la vaccinazione è un dovere morale e civico.

Nessuna collettività è in grado di sopportare un numero di contagi molto elevato, anche nel caso in cui gli effetti su molta parte dei colpiti non fossero letali. Senza attenzione e senso di responsabilità rischiamo una nuova paralisi della vita sociale ed economica; nuove, diffuse chiusure; ulteriori, pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese, che possono essere evitate con attenzione e senso di responsabilità.

La pandemia ha imposto grandi sacrifici in tanti ambiti. Ovunque gravi. Sottolineo quelli della scuola. Ne abbiamo registrato danni culturali e umani, sofferenze psicologiche diffuse che impongono di reagire con prontezza e con determinazione. Occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere una priorità assoluta.

Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti.

Auspico fortemente che prevalga il senso di comunità, un senso di responsabilità collettiva.

La libertà è condizione irrinunziabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo.

Se la legge non dispone diversamente si può dire e pensare: ” In casa mia il vaccino non entra”. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire:” in casa mia non entra il virus”.

 

Sull’altro versante, sappiamo che, dall’Unione Europea, sono in procinto di giungere le prime risorse del programma Next Generation.

Gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni. Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti.

Desidero dare atto alle forze politiche e parlamentari, in maggioranza e in opposizione, ai governi che si sono succeduti durante la pandemia, alle strutture dello Stato e ai nostri concittadini di aver compreso la gravità della situazione sanitaria, economica e sociale, manifestando complessivamente – al di là di inevitabili differenze di toni e di opinioni – uno spirito di sostanziale responsabilità repubblicana.

Anche per questo conto che le forze politiche, di fronte a un tempo che sembra volgersi verso prospettive migliori, continuino a lavorare nella doverosa considerazione del bene comune del Paese.

Conto che non si smarrisca la consapevolezza della emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando, dei gravi pericoli sui versanti sanitario, economico e sociale.  Che non si pensi di averli alle spalle. Che non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti.

Abbiamo iniziato un cammino per uscire dalla crisi, ma siamo soltanto all’inizio. Ci siamo dati obiettivi ambiziosi e impegnativi, di medio e lungo periodo. Perseguirli con serietà e con responsabilità significa anzitutto guardare con il realismo necessario all’orizzonte che abbiamo davanti.

         Presidente Di Fonzo, lei ha auspicato che si possano recuperare completamente gli spazi di agibilità nella vostra professione. In un mondo dell’informazione – in particolare quello della carta stampata - che ha subito anch’esso le conseguenze della pandemia.

         Gli effetti di questa si sono aggiunti a fenomeni già in corso che producono fratture dei nostri modelli di sviluppo e di convivenza, sfidandoci a un loro ripensamento complessivo.

         Questa capacità di lettura dei tempi nuovi e del bisogno di adeguamento rappresenta un impegno essenziale per le democrazie.

         Un ripensamento di modello non può prescindere dalla riaffermazione dei fondamentali diritti di libertà che sono il perno della nostra Costituzione e dell’Unione Europea.

         Prendo a prestito, a questo riguardo, le parole della risoluzione che il Parlamento Europeo ha dedicato alla relazione della Commissione sullo Stato di diritto, in cui viene definita centrale “la protezione della libertà e del pluralismo dei media” e “la sicurezza dei giornalisti “.   

         Va assicurata la massima attenzione alla proposta annunciata dalla Commissione Europea di un provvedimento normativo per la libertà dei mezzi di espressione, così come l’annuncio della presentazione, il prossimo autunno, di una Direttiva per la protezione dei giornalisti contro le azioni “bavaglio” dirette a far tacere, o a scoraggiare, le voci dei media.

                   Alla cornice di sicurezza entro cui devono poter operare i giornalisti, in virtù della loro specifica funzione, si aggiunge l’esigenza di agire affinché il processo di ristrutturazione e di riorganizzazione del comparto industriale dei media non veda indebolirsi il loro contributo alla vita democratica del Paese.

         La riforma recente dell’Ordine ha consolidato l’autonomia della professione giornalistica, ribadendone il carattere di professione intellettuale. Questo significa che non ci sono scorciatoie in virtù delle quali tutti siano “caballeros” secondo quanto viene attribuito a Carlo V nella sua visita ad Alghero.

         Garantire rigore e autonomia significa prendere atto che ai giornalisti iscritti all’Ordine e, dunque, chiamati a operare nell’ambito di specifiche regole deontologiche, vanno applicate doverosamente garanzie eguali a quelle di altre categorie di lavoratori, a partire dall’ambito previdenziale, nel quale è ragionevole che valga, per la prestazione pensionistica, la garanzia pubblica assicurata a tutti i lavoratori dipendenti.

         Lo stesso criterio è bene che trovi applicazione in materia di ammortizzatori sociali, destinati ad affrontare crisi aziendali per superarle e anche per accompagnare la trasformazione dei supporti tecnologici che assicurano la circolazione delle notizie.

         È un compito, quest’ultimo, che si riconduce all’applicazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

         Importante e significativo è stato, inoltre, l’intervento della Corte Costituzionale.  Confido che il Parlamento saprà completare il necessario percorso di riforma, assicurando che non si possa mettere il bavaglio alla ricerca della verità e sapendo bilanciare correttamente questo valore con la tutela della reputazione e della dignità delle persone.

 

Nell’occasione dell’incontro con i “quirinalisti” e con l’Associazione della Stampa Parlamentare, desidero esprimere il mio ringraziamento per aver seguito con puntualità, in questi quasi sette anni, il percorso comune, e per avermi prospettato, nel tempo, significative sollecitazioni.

 

Vorrei aggiungere una considerazione di tono più leggero.

 In ogni ambito circola il virus – un altro virus - dell’autoreferenzialità, della configurazione del proprio ruolo come centrale nella vita sociale. Questo rischio è molto presente notoriamente nella politica: personalmente rammento continuamente a me stesso di tenerlo lontano.

Mi permetto di segnalarlo anche al mondo del giornalismo, dove affiora, talvolta, l’assioma che un’affermazione non smentita va intesa come confermata, così che una falsa notizia può essere spacciata per vera perché non risulta smentita.

Nell’ormai innumerevole elenco esistente di testate stampate, radiotelevisive e online, di siti, di canali social, si tratta di una pretesa davvero piuttosto stravagante.

Ad esempio, vista la diffusa abitudine di trincerarsi dietro il Quirinale fantasiosamente quando si vuole opporre un rifiuto o di evocarlo quando si avanza qualche richiesta, il Presidente della Repubblica sarebbe costretto a un esercizio davvero arduo e preminente: smentire tutte le fake news, fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici.

Faccio appello, dunque, alla professionalità dei giornalisti e alla loro etica professionale.

Vi ringrazio per questo bel Ventaglio e formulo i miei complimenti a Virginia Lorenzetti e all’Accademia di Belle Arti di Roma. Esprime con efficacia i sentimenti di speranza che coltiviamo.

         Grazie e buone vacanze!

giovedì 29 luglio 2021

Al Colosseo, inaugurazione del G 20 della cultura, ospitato a Roma ( ANSA)

 "Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese". Lo ha detto il premier Mario Draghi nel suo intervento al Colosseo al G20 della Cultura. Aprendo prima ministeriale della Cultura nella storia del G20, il premier si è detto "molto orgoglioso che questo debutto avvenga in Italia. Storia e bellezza sono parti integranti dell'essere italiani. Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura. Voglio quindi ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostre biblioteche e nei nostri musei. Perché la riscoperta del passato è condizione necessaria per la creazione del futuro".

 Draghi ha ricordato che "il settore dei viaggi e del turismo vale il 13% del prodotto interno lordo e impiega in maniera diretta o indiretta tre milioni e mezzo di persone. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dall'Unione Europea, investiamo in queste attività quasi 7 miliardi di euro".

La tutela del patrimonio, ha sottolineato, "richiede anche maggiore sostenibilità ambientale. In Italia, più di dieci siti Patrimonio dell'Umanità sono in pericolo per l'innalzamento del livello del mare. Il rischio di alluvioni minaccia tra il 15 e il 20% dei beni culturali del nostro Paese. Dobbiamo agire subito, perché le generazioni di domani possano godere dei tesori che noi ammiriamo oggi". Un impegno che passa per scelte coraggiose come lo stop al passaggio delle grandi navi davanti alla Basilica di San Marco e nel canale della Giudecca e le misure di sostegno alle categorie più colpite.

Uno, due tre ed ora quattro. siamo ad una nuova ondata pandemica. Subito le misure per arginarla ( da Corriere della Sera, di Adriana Bazzi)

 La quarta ondata di contagi da coronavirus è arrivata, come dimostrano e come molti esperti temevano?  «Speriamo sia solo un colpo di coda — commenta Fabrizio Pregliasco, virologo, docente all’Università Statale di Milano —. Comunque è una situazione in linea con quello che già è successo in altri Paesi, mentre noi vivevamo una sorta di luna di miele». 

In che senso «luna di miele»? «Noi siamo stati chiusi più a lungo: chi ha riaperto prima, come Spagna e Portogallo, ha visto risalire i contagi già nelle settimane scorse. E poi c’è stata quell’“eclissi di coscienza”, durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia nell’Europeo di calcio, che ha favorito la diffusione del virus». 

A proposito di contagio: dove si nascondono i rischi? «Va ribadito un concetto: che ogni contatto fra persone può potenzialmente rappresentare un rischio di contagio, anche se basso. Anche i vaccinati (che nell’88% dei casi sono al riparo dall’infezione) in alcuni casi possono essere portatori del virus, nonostante la carica ridotta, e trasmetterlo agli altri» (ecco perché molti esperti, come il virologo americano Anthony Fauci, continuano a raccomandare l’uso della mascherina, ndr). Questo non fa che sottolineare l’importanza della vaccinazione per ridurre il più possibile la circolazione del virus. 

Molti, però, sono ancora esitanti, e non parliamo dello zoccolo duro dei no vax. Perché questa esitazione? «Molto è da attribuire a una sorta di cacofonia dell’informazione. È passata, per esempio, l’idea che i vaccini siano sperimentali e che alcuni possano interferire con il nostro Dna. Ma non è così. Le tecnologie che hanno permesso di mettere a punto i preparati a Rna (come Pfizer, ndr) e quelli a vettore virale (tipo AstraZeneca, ndr) sono allo studio da anni. E questa confusione informativa continua». Si spieghi meglio. 

«Per esempio, l’Ema ha dato indicazioni per la vaccinazione nei giovani a partire dai 12 anni. Alcuni Paesi, però, come la Germania o la Svezia, vaccinano, al momento, soltanto i ragazzi più fragili, in attesa di avere maggiori dati sugli effetti collaterali (sono descritti casi molto rari di miocardite fra i più giovani, ndr), mentre in Italia si seguono le indicazioni dell’Ema. Vaccinare i giovani, comunque, è fondamentale per la riapertura delle scuole». E i docenti? «Li paragonerei agli operatori sanitari, soprattutto coloro che hanno a che fare con i bimbi più piccoli. Io sarei per l’obbligo della vaccinazione». 

Non pensa che una certa resistenza alla vaccinazione sia dovuta anche alla paura degli effetti collaterali? «Gli effetti collaterali più importanti, come ad esempio i casi di trombosi con il vaccino AstraZeneca nelle donne giovani o quelli di miocardite con il vaccino Pfizer nei giovani, sono molto rari. E accettabili se si considerano i danni che la malattia comporta». Però sono abbastanza frequenti i disturbi minori come la febbre, che può arrivare anche a temperature oltre i 39 gradi, i dolori ossei e muscolari, la stanchezza. Situazioni che creano qualche diffidenza. Non è d’accordo? «Anche da questo punto di vista occorre tranquillizzare. 

Tutti i vaccini possono dare qualche effetto collaterale: di quelli anti-Covid si sente parlare molto perché tantissime persone ricevono il vaccino. Sono disturbi che si risolvono nel giro di un giorno o due ( qui la spiegazione nel dettaglio, ndr)». A cosa vanno attribuiti? «Allo stato di infiammazione che si crea quando il sistema immunitario comincia a reagire al vaccino, producendo anticorpi e attivando le sue cellule di difesa». Secondo uno studio appena pubblicato, l’efficacia del vaccino 

Pfizer diminuisce dopo 6 mesi. Occorre cominciare a pensare alla terza dose? «Israele (che aveva già segnalato questa situazione, ndr) sta cominciando a somministrarla agli ultrasessantenni. Le decisioni future dipenderanno dall’andamento dei contagi e dalla disponibilità dei preparati. E potrebbero sollevare qualche problema etico dal momento che buona parte del mondo non è ancora vaccinata». 

Si discute molto di green pass. Al di là di considerazioni politiche, ha una ragione d’essere dal punto di vista sanitario? «Il green pass è un elemento che può rendere un contesto più sereno e diminuisce il rischio di contagio, anche se non lo azzera». 

Piano scuola. Adesso c'è, almeno sulla carta. La settimana prossima la appovazione

 L’obiettivo nonché la “sfida” di lezioni in presenza per tutti da subito, la raccomandazione – non obbligo – a docenti e personale a vaccinarsi, la promozione dell’immunizzazione per gli studenti dai 12 anni, la necessità – dove non si potrà mantenere il distanziamento – delle mascherine in classe, regole meno stringenti sulle stoviglie monouso a mensa. Neanche una parola sull’ipotesi di “quarantena alla francese”, ovvero la possibilità se un alunno è positivo di mantenere in presenza i compagni vaccinati e mettere in Dad gli altri. Mentre sono previsti 450 milioni di euro per potenziare il trasporto pubblico scolastico. Il piano scuola del governo è pronto: 18 pagine basate sulle valutazioni del Cts, su cui – è la linea del ministero dell’Istruzione – potranno esserci solo piccole limature.

Marcello Ruggeri, studioso appassionato dei fenomeni musicali, è scomparso. Aveva 86 anni

Chi come me lo ha conosciuto e con lui ha lavorato, in anni non recenti, al Cidim, dove ha espresso tutte le sue energie di ricercatore, lo ricorda con stima ed affetto, nonostante egli non fosse quel che si dice un 'compagnone'. 

Non l'ho mai visto ridere di gusto, era serioso, ma la serietà che metteva nello studio ne riscattava le spigolosità del carattere. Era quasi sempre in disaccordo con la dirigenza del Cidim, e con il barone Agnello in particolare, che comunque lo stimava e perciò gli chiedeva di recare il supporto scientifico-economico alla vasta attività che quell'istituto un tempo più di oggi svolgeva. Ruggeri ha collaborato nche con altri istituti e studiosi, ne sono testimonianza i diversi volumi pubblicati a suo nome, relativi ad un settore che oggi si chiama 'economia della cultura' nel quale si è fatto le ossa anche il neo capo in testa della Rai, Fuortes, già sovrintendente dell'Opera di Roma.

 Con lui e con Gisella Belgeri, ho curato, per incarico del Cidim, una ricerca sugli studi musicali post conservatorio, sulle cosiddette 'Accademie' preposte alla fascia di studi di perfezionamento, incaricate di avviare concretamente alla professione i giovani musicisti. Ricordo ancora grafici e tabelle, per me ma non per Marcello una ossessione, che ci inducevano a trarre conclusioni scientifiche, sulla base dei dati.

Quella ricerca sfociò poi in un convegno, sotto l'egida del Ministero dello spettacolo che lo ospitò in via della Ferratella e che vide la partecipazione di molta parte del mondo musicale, istituzioni e formazione. I risultati erano evidenti, ma come spesso accade, non se  ne fece nulla di ciò che si sarebbe dovuto e potuto fare già allora.

 In breve, si arrivò alla conclusione che in Italia i musicisti appena terminati gli studi in Conservatorio, non erano quasi mai pronti per affrontare la professione, e perciò occorreva creare nuove strutture o istituzionalizzare le esistenti per fare ciò.

 Esistevano già l'Accademia di Santa Cecilia, l'unica riconosciuta dallo Stato, i cui corsi non avevano molto seguito, esisteva la Chigiana, che però aveva l'handicap di esistere stagionalmente (  d'estate), esisteva la Scuola di Musica di Fiesole che per la formazione orchestrale rappresentava un unicum in Italia, ed esisteva anche  l'Accademia di Imola che in campo pianistico godeva già di un prestigio internazionale.

 Non erano ancora sorte, per il canto, le Accademie presso i grandi teatri, come la Scala, ma esisteva già, per il violino, l'Accademia cremonese (Stauffer).

 Quel convegno si proponeva di creare una rete, ufficialmente riconosciuta, per sopperire a ciò che i corsi dei Conservatori non riuscivano a dare.

Il più acceso avversario a questa creazione fu proprio Farulli che  riteneva la sua scuola (Fiesole) come 'la più bella del reame' alla quale nessun altra poteva essere accostata. Non c'era Chigiana o Accademia pianistica che potevano essere al pari della scuola fiesolana. E perciò finì tutto in un nulla di fatto.

Con Marcelo mi sono visto, occasionalmente, altre volte dopo quel lavoro insieme, intorno agli anni Ottanta; poi solo qualche rara telefonata.

 Adesso arriva la notizia della sua scomparsa, dopo una vita lunga ed intensa. A lui il mio debito di riconoscenza.


Patrick Zaki, ostaggio dei carcerieri egiziani. Scrive alla sua ragazza. la situazione peggiora (TGCOM 24)

 Non sono molto ottimista, la situazione peggiora di giorno in giorno". Sono parole scritte da Patrick Zaki in una lettera indirizzata alla sua ragazza e pubblicata sulla pagina Facebook "Patrick libero". Lo studente dell'Università di Bologna è imprigionato nel suo Paese d'origine dal febbraio 2020. "Speravo di raivere la mia libertà ma è chiaro che non accadrà presto", ha aggiunto lo studente. 

"Avevamo così tanti progetti" - L'ultima decisione della Corte risale al 14 luglio quando, per l'ennesima volta, la custodia cautelare di Zaki è stata prolungata di altri 45 giorni. Il ricercatore è accusato di terrorismo e propaganda sovversiva. "Nei nostri sogni più selvaggi mai avremmo immaginato questa situazione, e fin da quando sono partito per Bologna avevamo così tanti progetti, il primo era quello che tu mi raggiungessi e potessimo girare per l’Italia assieme. Mi rende veramente triste che questo non possa succedere presto visto che la mia situazione sta peggiorando giorno dopo giorno", si legge nella lettera scritta dal giovane. La lettera è stata consegnata ai familiari che lo hanno visitato di recente nel carcere del Cairo dove è imprigionato. 

"Avete sopportato l'insopportabile" - "La mia indagine è ripresa, il che potrebbe significare che un giorno andrò in tribunale e avrò un processo e questo è molto peggio di quanto mi aspettassi. Dopo un anno e mezzo, non potevo fare a meno di pensare che avrò presto la mia libertà, ma ora è chiaro che non accadrà presto. So che siete stati pazienti e avete sopportato l'insopportabile, mi scuso sinceramente per questo. Infine, vorrei congratularmi con tutti coloro che sono stati lasciati andare di recente, ma non sono affatto ottimista sulla mia situazione. Con molto amore, Patrick". Si conclude così la lettera di Zaki rivolta ai familiari e alla sua ragazza. 

mercoledì 28 luglio 2021

Virginia Raggi: Casapound lascerà presto il palazzo romano che occupa abusivamente. ( Leggo. Red. Web) Era ora. Sorprende l'attivismo della sindaca alla vigilia delle elezioni

 Virginia Raggi sui social annuncia lo sgombero di Casapound. La sindaca di Roma su Facebook ha annunciato che presto Casapound sarà sgomberata dal palazzo che da anni occupa abusivamente nel pieno centro della Capitale.

 «Lo avevo detto anni fa, ed ora finalmente ci siamo», ha esordito la sindaca pentastellata. «Nel corso di una riunione convocata dal prefetto Matteo Piantedosi con i rappresentati di tutte le Istituzioni, è stato fatto il punto sulle occupazioni abusive in città: il palazzo di via Napoleone III, a due passi dalla stazione Termini, dovrà essere liberato a breve. Le procedure prevedono l’avvio di un censimento delle persone attualmente presenti nell’immobile in modo che coloro che hanno delle fragilità possano essere assistiti in altro luogo dagli assistenti sociali di Roma Capitale».

«Chi non ha alcun diritto, invece, dovrà lasciare quegli spazi immediatamente - continua Virginia Raggi. La legge è uguale per tutti. Casapound, quindi, dovrà abbandonare l’immobile perché non ha alcun diritto di stare lì: non paga un canone, non ha un contratto, vive sulle spalle degli altri. La legge, lo ripeto, si rispetta. Chi occupa abusivamente un immobile, chiunque esso sia, deve lasciarlo a disposizione di quelle famiglie e quelle persone che hanno realmente necessità di aiuto. In tal senso ho già presentato delle proposte all'Agenzia del Demanio affinché Roma Capitale possa acquistare l’immobile per poi destinarlo a chi ha veramente bisogno di una casa. Il resto sono solo chiacchiere».

martedì 27 luglio 2021

La GRANDE OPERA all'Arena di Verona, con una presentazione PICCOLA, anzi MINIMA

Lo spettacolo, trasmesso su Rai Tre, produzione di Rai Cultura e delle areniane fondazione e spa, intitolato : LA GRANDE OPERA all'ARENA DI VERONA . Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni - dove sarebbe bastata anche LA PICCOLA OPERA , o, ancora più semplicemente, L'OPERA -  si  è avvalso della presentazione , che voleva essere d'autore, senza esserlo alla prova dei fatti, di Pippo Baudo e del giornalista  Antonio Di Bella, in predicato nelle passate settimane (quando si decideva dello spettacolo?) per la presidenza della Rai.

 Insomma niente più e niente meno che la solta banale presentazione, di quelle cui siamo stati abituati dalla Rai - a partire dall'opera inaugurale della Scala - affidata solitamente a strane coppie, solitamente formate da' una bella & una bestia' ( e qui la 'bella' mancava,  a dispetto del cognome).

 Si inizia con i convenevoli. Di Bella, 'onorato di avere al mio fianco uno che l'opera la conosce e la ama, Pippo Baudo'; e, di rimando, Baudo, 'onorato di lavorare con  un giornalista come Di Bella'. Poi a loro si  aggiunge Cecilia Gasdia che da quattro anni guida l'Arena nella doppia veste di sovrintendente e direttrice artistica.

 Baudo, che sarebbe quello che conosce l'opera e l'ama, è incorso, nelle quattro chiacchiere che ha  fatto, in ben due errori imperdonabili e in ovvie banalità, affermando che Mascagni era direttore del Conservatorio di Milano (nulla di più falso, perchè il giovane studente di musica abbandonò il Conservatorio prima di terminare gli studi regolari,  per unirsi ad una  compagnia di giro,  finendo a Cerignola) e aggiungendo poi che in Arena proprio perché l'Arena di Verona, arrivano artisti da tutto il mondo, subito corretto dalla Gasdia: 'è la routine di qualunque teatro che si rispetti'.

 Baudo poi ha raccontato la genesi dell'opera, la storia e i personaggi che, detta  tutta in una volta, non arriva agli ascoltatori, benché qui i personaggi non siano tanti e la vicenda non sia contorta come tante altre volte. Una decina di minuti in tutto.

 Infine Di Bella  legge la locandina,  i due salutano, e l'opera inizia, finalmente. Perchè quando si dicono banalità, anche pochi minuti sembrano un'eternità.  

Alla fine riapparirà la 'strana coppia'  che saluta e dà appuntamento alla prossima opera che sarà Pagliacci di Ruggero Leoncavallo; terzo ed ultimo appuntamento, più avanti ancora, Aida. (Si sono scelti, per ragioni di tempi televisivi, due 'atti unici', quando ci sarà Aida la puntata prenderà buona parte della serata di Rai Tre).   

L'abominevole novità de 'La Grande Opera all'Arena di Verona',  apprendiamo dai titoli di coda, essere scaturita dalla mente geniale di Francesca Nesler.

 Perchè la sua direttrice, Silvia Calandrelli, non si fa  mostrare  una puntata di All'Opera!, magari quella di Cavalleria rusticana?  E magari la vede assieme alla Nesler. Vedrebbero come ci si inventa un nuovo programma dedicato all'opera in tv. 


Gli ascolti non sono andati poi così male. 981.000 telespettatori con uno share del 5,3%. E certamente sull'esito  tutto sommato poitivo, non ha influito minimamente la presenza della 'strana coppia' che poi non ha fatto nulla, come non ci fosse. Il punto d'attrazione, per il pubblico, stanco di seguire le olimpiadi e la chiacchiera politica, era l'opera, Cavalleria rusticana, tanto popolare, ed il marchio Arena di Verona. ( P.A.)

Riccardo Muti compie 80 anni. Tutti lo festeggiano, compresa la stampa che lo fa in maniera a dir poco inutile e anomala

Di interviste a Riccardo Muti, alla ricorrenza di questo suo importante traguardo di vita - 80 anni - ne sono uscite tante e non solo alla vigilia. Non tutte di peso,  e buona parte  con poche cose che chi legge solitamente i giornali ed ha letto anche le interviste fatte a Muti negli anni, non conosceva già.  A noi poi che serbiamo ancora buona memoria, leggendone di recenti, ci veniva di anticipare parola per parola ciò che avremmo letto, una volta lanciato l'argomento dalla domanda dell'intervistatore. E perciò tempo sprecato,  spinti solo dalla speranza - ultima a morire - che qualche collega avesse osato chiedergli qualcosa  di nuovo. Nella maggior parte dei casi speranza delusa.

 Ma c'è anche il caso - il più recente nel quale ci siamo imbattuti - di una intervistatrice che, per  voler essere a tutti i costi originale e non  confondere con gli altri, ha fatto a Muti, per La Repubblica,  una intervista che ha dell'inverosimile. Lo ha fatto parlare di Eduardo nel corso dell'intera intervista. E mentre noi  ci chiedevamo: che c'azzecca? lei  se la cavava, con due parole, accennando all'assai simile profilo umano e professionale dei due ben noti napoletani. Troppo poco, lasciando che in molti fra i lettori la giudicassero  priva di qualunque giustificazione.

 La sciatteria dell'intervista raggiunge il culmine, quando l'intervistatrice  intima a Muti di 'TORNARE' a Totò, senza che mai prima, oltre la citazione del nome fra i grandi napoletani, ne avesse ancora parlato con il direttore. 

Senonchè quando orami ci eravamo convinti che s'era raggiunto il colmo dell'inopportunità, ecco che arriva un altro caso, seppure differente, che le ha conteso il primato, ma che  ha  a che fare con la moralità del giornalista e dell'editore. 

Leggiamo sulla copertina di un settimanale del gruppo Cairo, Di Più, di una intervista 'straordinaria' al grande direttore contenuta all'interno. Andiamo a leggere l'intervista, a firma del 'grande' - cosi si legge - giornalista Aldo Cazzullo, ed anche qui la strana sensazione di averla già letta; non tanto perché parla in parte di cose a noi ben note, ma perché identica ad un'altra dello stesso giornalista. La spia ci viene da una domanda buttata lì, mentre si parla d'altro, sui rapporti con Abbado, che  avevamo già stigmatizzata come inopportuna - anche i grandi giornalisti sbagliano!

E, infatti, Di Più, ripubblica parola per parola l'intervista uscita, esattamente il 27 giugno 2021, sul Corriere della Sera. Sarebbe stato ancora più grave se l'intervista fosse uscita prima sul settimanale e poi sul Corriere.  Comunque non è possibile un simile scivolone professionale. Ma allora settimanale per settimanale, Cairo avrebbe potuto ripubblicare una intervista uscita la settimana prima sul Sette, a firma Bauzano, incentrata sul rapporto con la natura del direttore. Almeno c'era qualcosa di nuovo rispetto alle solite.

 Finora non ci era mai capitato, in tempi recenti, di leggere per la seconda volta su un settimanale, una intervista uscita prima - alla distanza esatta di un mese - sul quotidiano di uno stesso grande gruppo editoriale.

In verità qualcosa di simile avevamo scoperto in occasione di un nostro studio su  Alberto Savinio giornalista; cioè che egli pubblicava più volte il medesimo articolo magari modificandone l'inizio, su diverse pubblicazioni, anche passando da un mensile ad un settimanale o ad un quotidiano. Ma erano gli anni Quaranta, e la stampa viveva tempi difficili; Savinio, richiestissimo, non sapeva dire di no ed aveva bisogno di soldi.

 Comunque auguri al maestro Muti! 

Domani, il Conservatorio di Napoli festeggia Muti per i suoi ottant'anni

 Un compleanno che è anche un ritorno alle origini: Riccardo Muti sceglie la sua Napoli, la città dove è nato, per festeggiare i suoi 80 anni, che compirà mercoledì 28 luglio. Anche il luogo non è casuale: il grande direttore di orchestra ha accolto l'invito rivoltogli da dal presidente Luigi Carbone e del direttore Carmine Santaniello del Conservatorio di San Pietro a Majella, dove si è formato, e dalla Associazione degli ex allievi, e nelle sale della sua giovinezza riceverà simbolicamente gli auguri della propria città e prenderà parte a una serie di iniziative in suo onore.

 

Il Maestro presenzierà, nel pomeriggio, all'inaugurazione di due mostre. La prima, allestita in Sala Muti, si intitola "Tutto iniziò da qui" ed è una rassegna multimediale fotografica dedicata ai suoi trascorsi napoletani e curata dall'Associazione Ex Allievi di San Pietro a Majella con gli archivi fotografici RMM Music, Carbone, Romano, Conte. L'altra mostra, intitolata "L'architettura della musica", troverà spazio nel Chiostro grande e illustrerà la storia del conservatorio attraverso otto grandi pannelli, che resteranno in esposizione fino al prossimo 30 novembre.

"L'architettura della musica" nasce per la volontà di “regalare” simbolicamente al Maestro il progetto di restauro dell’edificio, tanto auspicato da Muti stesso, finanziato dalla Regione Campania e realizzato dalla Soprintendenza. La serata proseguirà con una conversazione tra Muti, il filosofo Massimo Cacciari e monsignor Vincenzo De Gregorio, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra (ed ex direttore del Conservatorio napoletano), a proposito del libro "Le sette parole di Cristo", scritto nel 2020 a quattro mani da Muti e Cacciari. per concludere il concerto dell'Orchestra Barocca del Conservatorio di San Pietro a Majella diretta da Antonio Florio, con musiche, tra gli altri, di Guglielmi, Paisiello, Piccinni, Porpora, Sarro, Ugolino, Vinci. La presenza di Riccardo Muti al San Pietro a Majella, al di là dell'intento celebrativo, vuole essere, nelle intenzioni del presidente del Conservatorio Carbone e del direttore Santaniello, un punto di partenza per coinvolgere il Maestro in una strategia di ulteriore crescita del Conservatorio con progetti formativi, scientifici e artistici.


Covid. Perchè i bambini si ammalano molto meno degli adulti ( da La Repubblica)

 Scoperto uno dei motivi per cui i bambini si ammalano molto meno di Covid-19 rispetto agli adulti: la chiave sta in una molecola presente nelle vie respiratorie, fondamentale per il virus SarsCov2 per diffondersi nell'organismo, ma che nei piccoli è molto meno attiva. La scoperta, in via di pubblicazione sulla rivista Frontiers in Pediatrics, si deve ai ricercatori del CEINGE-Biotecnologie Avanzate di Napoli e dell'Università Federico II.

Il gruppo guidato da Roberto Berni Canani, docente di Pediatria dell'Università Federico II di Napoli e primo ricercatore del Ceinge, ha studiato i meccanismi di attacco del virus analizzando i campioni biologici ottenuti dalle alte vie del respiro e dall'intestino (le due principali vie di ingresso del coronavirus nell'organismo) di bambini e adulti sani. In questo modo hanno scoperto che la molecola Neuropilina 1 è molto meno attiva nel tessuto epiteliale che riveste internamente il naso dei bambini.

La Neuropilina 1 è un recettore del virus SarsCov2, in grado di potenziare la sua entrata nelle cellule e diffusione nell'organismo. Si tratta quindi di una molecola con un ruolo cruciale nel consentire l'attacco al recettore ACE-2, con cui la proteina spike del coronavirus si lega per entrare nelle cellule umane. "Abbiamo identificato un importante fattore in grado di conferire protezione contro il virus SarsCoV2 nei bambini - commenta Berni Canani - che si aggiunge ad altri fattori immunologici che stiamo studiando". Rispetto alle notizie che arrivano dall'Indonesia, sull'aumento dei casi di Covid tra i bambini, conclude Berni Canani, "sarebbe da capire quali sono le loro condizioni cliniche di partenza. Malnutrizione e malattie pregresse possono infatti influire sul decorso grave del Covid".


Conte, un gigante solo per Travaglio - vorrebbe dare una spallata al gigante - per tutti - Draghi

 Sulla riforma della giustizia ci sono margini di manovra ristrettissi. Ma io li sto sfruttando tutti e ce la sto mettendo tutta" e ora "in pochi giorni capiremo se le nostre richieste hanno trovato accoglimento o meno. È chiaro che una prospettiva di fiducia alla riforma senza alcune modifiche sarebbe per noi difficile". 

Lo ha detto Giuseppe Conte incontrando i deputati del Movimento 5 Stelle e riferendo l'esito delle trattative di questi giorni, a partire dal colloquio "costruttivo" con il premier Mario Draghi, al quale "ho chiarito che la proposta come originariamente formulata pone problemi serissimi al Movimento". Per questo, ha spiegato Conte ai deputati, "sto chiedendo una serie di interventi, consapevole che la maggioranza è molto ampia ed esprime ben differenti sensibilità. Ma abbiamo tracciato delle linee e dei punti fermi, insieme, con una squadra di lavoro tecnica, a partire dai reati di mafia, terrorismo e corruzione".

 Intanto, l'ufficio di presidenza della commissione Giustizia della Camera questa mattina "ha preso atto della richiesta del gruppo di Forza Italia dell`allargamento del perimetro del ddl sul processo penale. La richiesta sarà votata in una seduta di commissione convocata nelle prossime ore". Lo si apprende da fonti della commissione Giustizia.

Da Carlo Fuortes, ora in Rai, ci attendiamo una decisione che a nessun altro è riuscita: mandare a casa Gigi Marzullo

Prima di lui, Fuortes, nessuno ha osato liberare  la Rai, purificare la fascia notturna di trasmissioni da Gigi Marzullo, con le sue domande citrulle,  e la sua divisa da ergastolano nel reparto 'paganti', a corto di 'barberia'. Improponibile, eppure per anni  ha parlato di tutto, a favore dei nottambuli (teatro, cinema, musica, libri) ed ha anche avuto la responsabilità della cultura per Rai Uno, incarico affidatogli da qualche  sciagurato direttore. 

 Poi è venuto anche Fabbio che pur di avere un trastullo nella sua trasmissione, lo ha preso come zimbello, qualunque sia 'il tempo che fa', mettendolo al tavolo, a porgere domande che quanto  più idiote  più risate  riuscivano a suscitare. 

 Alla fine anche per lui che deve avere avuto alle spalle qualche sostegno non da poco, altrimenti non sarebbe rimasto al suo posto nonostante le critiche più che dovute alla sua ingombrate quanto inutile ed anche un poco imbarazzante presenza tv, anche per lui è venuto il tempo della pensione.

 Ma lui ha superato anche questo scoglio, con la complicità della dirigenza, che lo ha tenuto perchè lui si è proposto, pur di restare ancora un anno, gratuitamente. Mentre, almeno la direzione di Rai Uno avrebbe dovuto dirgli che, a questo punto, basta non ti vogliamo neanche gratis, e non farlo riemergere dalle nebbie del palinsesto notturno per piombare anche nel salotto della Autieri, dove alla sola sua vista, può venire la gotta - a noi la farebbe venire.

 Adesso da Fuortes ci attendiamo che assuma una decisione che nessun altro ha potuto prima: dargli il benservito e fare spazio ad altri.

Ci riuscirà? Pensi forse, caro lettore, che anche con Fuortes, non abbia avuto rapporti in tutti gli anni che il manager ha passato a Musica per Roma e all'Opera, e, a suo modo, divertendolo? Come fa ora Fuortes a mandarlo a casa? Solo profittando dell'unica carta che ha in mano può farlo: il suo pensionamento.

 Ci provi Fuortes, gli saremo grati!

Concerti da 'fiera paesana' in luoghi storici della Capitale, in attesa della 'grande opera' raccontata da Baudo e Di Bella, questa sera, sempre su Rai Tre

 Dal 26 al 28 luglio 2021 si sta svolgendo a Roma, nella sede della FAO, il Pre-Vertice delle Nazioni Unite sulla trasformazione dei Sistemi Alimentari per immaginare un futuro più sostenibile attraverso il modo in cui si produce, si distribuisce e si consuma il cibo. Su Rai3, il 26, alle 21 verrà trasmesso in diretta dal Circo Massimo di Roma, con la conduzione di Milly Carlucci, il concerto di Andrea Bocelli dedicato al Pre-Vertice ONU.

                                               *****

Ieri sera abbiamo voluto seguire dall'inizio alla fine il concerto di Bocelli al Circo Massimo, che, per importanza del luogo che l'ospitava, era, sempre con Bocelli, il secondo o terzo. Il primo al Colosseo, dopo il terremoto dell'Aquila, il secondo al Foro romano, in occasione del Giubileo speciale 'della Misericordia' del 2016; il terzo il Circo Massimo, in occasione del vertice sull'alimentazione alla FAO.

 In tutti e tre i casi, in luoghi unici al mondo, il nostro cantante più noto alle platee 'leggere' o 'televisive' si  è esibito in ruoli che cominciano ad essere troppo impervi per la sua voce. 

Superiore agli altri quanto a banalità, la passerella al Foro romano, complice l'Opera di Roma di Carlo Fuortes, sulla quale assieme al tenore sfilava nei suoi vestiti sgargianti e gioielli scintillanti, una bella cantante, compagna di un ricchissimo 'pirata' dell'Estremo Oriente che Fuortes accoglierà nel Cda del teatro, dopo versamento di adeguata somma.

Ieri Bocelli ha voluto far sentire i suoi acuti, striduli e sforzati, di un celebre brano della Figlia del reggimento di Donizetti, nel quale il tenore inanella nel giro di poche battute ben otto do acuti. Quel brano ha messo in evidenza i suoi difetti più che i suoi  pregi vocali, che oggi si fermano  al colore della voce. Al quale pregio, professionale, vanno aggiunti la sua generosità e il suo impegno in cause umanitarie. 

Ha duettato con un soprano venezuelano, anche nel solito 'pastone' comprendente canzoni napoletano, per finire con 'Partirò', un suo cavallo di battaglia in ben altre platee.

 Lo accompagnava una sedicente Orchestra del 'Teatro del Silenzio'- che è poi il teatro all'aperto proprietà di Bocelli - diretta da Carlo Bernini che oltre che direttore dell'Orchestra, figura, nel suo curriculum, come 'direttore artistico di Andrea Bocelli' - un direttore artistico 'ad personam'.

Nel comunicato Rai si sottolineava, come si fa nelle feste di paese, che 'l'orchestra è composta da 58 elementi' - mamma quanti! - e che presentatrice del concerto è 'la star internazionale Milly Carlucci', che fa da anni la brava presentatrice ormai ovunque, ma la cui presenza in simili occasioni ci è sempre parsa inutile quando non dannosa, al decoro di un concerto.

 Al programma hanno collaborato ben tre autori RAI, prelevati i primi due  da 'Ballando con le stelle' (Sergio Cappozzo), e  'Il pranzo è servito' ( Giancarlo De Andreis), e Matteo Catalano, musicista. Ma se il programma lo hanno scelto necessariamente  Bocelli e Bernini, quale ruolo hanno avuto i tre autori?  Scegliere le vedute di Roma proiettate sul grande schermo del palcoscenico? Beh, no,  il compito di 'supporto' alla Carlucci, la quale, oltre che presentare: 'ecco a voi  Andrea Bocelli', ha dovuto fare due interviste in inglese traducendole, a personaggi che partecipavano al summit FAO.

Dopo questo  scadente spettacolo dal Circo Massimo, tutta la nostra attenzione é rivolta, ancora su Rai Tre, alla trasmissione  che debutta questa sera, registrata all'Arena di Verona, con Baudo e Di Bella che ci spiegheranno l'opera, pardon la 'grande' opera.

 Siamo molto curiosi, anche a seguito della nostra lunga esperienza come autore di All'Opera! che al pubblico televisivo italiano, per sei estati consecutive, fece riascoltare e raccontò ( con Antonio Lubrano) alcuni dei titoli più popolari della storia del melodramma.

lunedì 26 luglio 2021

Brunello, Dindo, Bronzi: vieni avanti cellista!

 Giorni fa lamentavamo la scomparsa del direttore artistico nelle fondazioni liriche - le istituzioni musicali italiane più prestigiose, dedicate alle rappresentazioni dell'opera,  cui va gran parte del FUS, a causa della dotazione di masse artistiche e tecniche in organico. Il loro compito, importantissimo, lo svolgono, arrogandoselo,  quei sovrintendenti che si credono superman.

Adesso però vediamo sorgere un  nuovo fenomeno: la riscossa dei violoncellisti, certamente non violoncellisti qualunque, bensì le star italiane dello strumento. Violoncellisti ai quali le istituzioni concertistiche o festivaliere, hanno affidato le loro sorti. Non è la prima loro esperienza di direzione artistica, perché in diverso modo l'hanno già praticata. Ma è singolare che in uno stesso periodo, tre di loro  siano stati investiti di incarichi che nell'ambito della 'concertistica', sono prestigiosi.

 Prima degli altri ha cominciato Mario Brunello, vincitore negli anni Ottanta del prestigioso concorso Ciaikovskij; snobbato in Italia all'inizio, al punto che noi scrivemmo su Piano Time, un editoriale in sua difesa ed a suo sostegno. Col tempo si è imposto e con iniziative particolari di organizzazione musicale ( Capannone antiruggine) e con alcune novità musicali ( la recente riscoperta del violoncello 'piccolo'), al punto da essere oggi presente in quasi tutte le stagioni che si rispettano, e fino ad assumere la direzione artistica del notissimo  festival ' Settimane musicali  di Stresa e del Lago maggiore'.

Enrico Dindo, altra star  italiana del violoncello, vincitore del Concorso Rostropovich di Parigi, allievo di Janigro come Brunello ( noi Brunello lo incontrammo la prima volta ad Assisi, primi anni Ottanta, come allievo dei corsi di perfezionamento del festival 'Festa Musica Pro' , fondato da Giuseppe Juhar, nella classe di Antonio Janigro), ha suonato per anni come 'solista' nell'Orchestra della Scala,  come il nostro terzo violoncellista di cui ci stiamo occupando qui, Enrico Bronzi). Della preparazione  oltre che del talento di solista ma anche di didatta di Dindo, avemmo esperienza diretta quando nel 2004 lo invitammo a tenere la classe di violoncello, nei Corsi di perfezionamento del Festival delle nazioni' di Città di Castello, affidatoci per la direzione artistica.

Dindo è stato appena nominato direttore artistico della Accademia Filarmonica Romana, succedendo ad Andrea Lucchesini, il cui mandato sta per concludersi.

Enrico Bronzi chiamato a dirigere l'Associazione 'Perugia Musica Classica', che organizza sia la stagione degli 'Amici della musica' che la 'Sagra musicale umbra'  ha avuto un percorso non simile a quello degli altri due. Ha lavorato in ambito cameristico a lungo, come fondatore del 'Trio di Parma', oltre che some 'primo violoncello' alla Scala e come solista.

 Dopo molti anni di gestione di Alberto Batisti a Perugia, è stato chiamato lui a sostituirlo. (Le lunghe direzioni artistiche, ma anche quelle troppo brevi, non sono da raccomandare. Le prime perchè rendono stabili certe situazioni non sempre positive, le seconde perché non si dà tempo alla nuova direzione di impadronirsi della situazione, finendo vittima di consiglieri non sempre disinteressati).  

Non sappiamo con quali esiti Enrico Bronzi che sta a Perugia già da un paio d'anni, come del resto non sappiamo ancora degli esiti di Brunello e Dindo nei rispettivi nuovi incarichi. Ma se avremo modo di esaminare la loro programmazione non eviteremo di fare le nostre osservazioni.

Intanto auguri!

Travaglio: Draghi è un figlio di papà che non capisce un caz...

 ...e Travaglio 

è un pallone gonfiato e  un testa  di caz... (commentiamo noi).


Travaglio, parlando del Governo Conte, ha detto testualmente:

 "li hanno mandati via per i loro meriti e hanno messo al loro posto l'esatta antitesi,  Mario Draghi, che è un figlio di papà, un curriculum ambulante, uno che visto che ha fatto bene il banchiere europeo ci hanno raccontato che quindi è competente anche in materia di sanità, di giustizia, di vaccini eccetera. Mentre, mi dispiace dirlo, non capisce un c... né di giustizia né di sociale né di sanità".

                                                                 *****

( AGI )Un figlio di papà". La definizione usata da Marco Travaglio per definire Mario Draghi scatena un fuoco di polemiche che finisce per dividere la maggioranza. Il direttore del Fatto Quotidiano è intervenuto ieri dal palco della festa di Articolo Uno a Bologna, alla presenza del ministro Speranza: "Mi dispiace dirlo, non capisce un caz... né di giustizia, né di sociale, né di sanità. Capisce di finanza, ma non esiste l'onniscenza o la scienza infusa". Immediate le reazioni dei partiti che sostengono l'esecutivo... 


Il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, invita il ministro Roberto Speranza, leader di Articolo Uno, a prendere le distanze da Travaglio. "Le scuse di Travaglio non arriveranno mai, ma una cosa è leggere le volgarità sul suo giornale, che è già dura prova di resistenza umana, altra cosa è ascoltare queste parole dal palco di un partito che sta al governo proprio con Draghi e ciò - sottolinea Faraone - è francamente inaccettabile. Per non dire disgustoso. Forse le scuse dovrebbero arrivare proprio da chi siede accanto al presidente del Consiglio”.

Un appello che Speranza raccoglie poco dopo: "L'uscita di Marco Travaglio sul presidente del Consiglio Mario Draghi è infelice e non rappresenta certo il punto di vista di Articolo Uno che sostiene convintamente la sua azione di governo". 

Alcuni esponenti di Articolo Uno, però, sui social, hanno puntualizzato che negli spazi di dibattito è lecito esprimere il proprio pensiero. "Travaglio ha presentato un libro con il suo punto di vista, non diciamo a nessuno cosa dire e non dire", ha ricordato Arturo Scotto. 

Per la Lega la precisazione del ministro non basta. "La presa di distanze di Speranza dai pesantissimi insulti rivolti da Travaglio a Draghi è quasi peggio degli insulti stessi. Domandiamo a Speranza che senso abbia stare al governo se i suoi applaudono convinti agli insulti del direttore del Fatto. Si dimetta", ha attaccato il vice segretario della Lega Lorenzo Fontana.(AGI)


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Marco Travaglio da quando il destino ha strappato a Palazzo Chigi il suo beniamino, Giuseppi, ha perso il lume della ragione, raggiungendo un grado di patetismo  davvero imbarazzante, ma di cui egli non si cura.  Non c'è nessun politico, dopo Conte, che meriti la sua stima. Tantomeno Draghi  che ha incarnato il destino che lo ha schiodato da Palazzo Chigi. IL quale però, nonostante la stupida guerra che ogni giorno gli fa il povero Travaglio, gode della stima e fiducia di tutta Europa.  Mentre  lui, Travaglio, non merita la stima di nessuno, essendosi rivelato un testa di cazz... ( P.A.)

Commissario Figliuolo: vaccinazioni ai più giovani, dobbiamo riaprire le scuole

  La vaccinazione è davvero importante. Tutta la comunità scientifica è concorde nel dire che è utile e sicura anche per i ragazzi". Così il generale Francesco Paolo Figliuolo in collegamento a " Morning News", su Canale 5. " Dobbiamo riarprire le scuole, è un imperativo categorico, la scuola in presenza, lo dice anche il comitato nazionale per la Bioetica, fa bene allo sviluppo sociale e personale dei bambini. In questo modo - spiega il generale - si limita la circolazione del virus e si bloccano le varianti. Non dimentichiamo che ci sono persone iperfragili che non possono vaccinarsi, alcuni di questi sono bambini che vanno a scuola, quindi più la comunità si vaccina più noi preserviamo le persone che sono deboli e vulnerabili". 

 Sull'obiettivo di vaccinare gli adolescenti prima della riapertura delle scuole Figliuolo risponde: "Ci saranno ingressi dedicati e hub senza prenotazione. Confido nel ruolo dei medici di medicina generale, dei pediatri e delle farmacia di prossimità. Il ruolo più importnate - conclude Figliuolo - è quello dei genitori, dei tutori, degli affidatari: devono portare i minori a vaccinarsi". 

 Infine sul Green pass: "Ad oggi ne sono stati scaricati più di 33 milioni. Si scarica dal sito del governo tramite lo spid oppure dall'app IO, o Immuni. Sulla base dell'ultimo decreto approvato - annuncia Figliuolo - presto avremo dei tamponi a prezzi calmierati. Ci stiamo lavorando e credo che, nel giro di una decina di giorni o anche meno, riusciremo a trovare un prezzo molto conveniente", conclude. 

Bolzano Festival Bozen e Concorso Busoni

 Dal 28 luglio al 3 settembre torna il Bolzano Festival Bozen. La rassegna altoatesina dedicata alle mille declinazioni della musica classica è pronta più che mai a rispondere al desiderio di incontro e alla sete di musica dal vivo. Momenti clou saranno i trent'anni del festival Antiqua e il concorso pianistico Ferruccio Busoni, che torna in presenza dopo le selezioni in forma digitale l'anno scorso.

 

Il concerto inaugurale del festival sarà affidato agli studenti della Gustav Mahler Academy insieme ad alcuni membri della Mahler Chamber Orchestra. La formazione salirà sul palco guidata dalla star spagnola della direzione Pablo Heras-Casado (28 luglio) aprendo idealmente le porte della città alla musica con un programma, trasmesso in diretta nazionale su Radio Tre Suite, dedicato a musiche di Beethoven e Dvořák.

Per quanto riguarda il concorso Busoni, i 33 finalisti per la prima volta ospitate nella cornice dell'Auditorium di Bolzano, alla prova cameristica saranno accompagnati dal Quartetto Schumann. La finalissima vedrà i tre finalisti sul palco insieme all'Orchestra Haydn, guidati dal direttore Arvo Volmer. (ANSA).

Silent Sardinia festival Se l'idiozia non consce confini

 Musica, teatro, tutto da ascoltare in cuffia, grazie alle wifi headphones, per una esperienza multisensoriale e a basso impatto ambientale. Ritorna dal 27 luglio al 7 agosto in Gallura la III edizione del Silent Sardinia Festival. "E' il primo festival multidisciplinare completamente 'Silent' sul territorio nazionale", spiega il direttore artistico Michele Moi, musicista e autore di colonne sonore di teatro per l'infanzia. Un format innovativo e sostenibile che si svolge, nel rispetto delle norme anti Covid, in alcuni luoghi suggestivi di Santa Teresa Gallura con appuntamenti anche a Cannigione (Arzachena). Agli spettatori saranno consegnate le cuffie all' ingresso. Il 6 agosto sul Lungomare di Cannigione è atteso Moses Concas performer e produttore musicale che fonde alla tecnica della Beatbox lo strumento della tradizione popolare sarda, l'armonica a bocca. Si esibirà insieme al vincitore del "Silent Beatbox Contest". Apertura il 27 luglio tra le rocce di Capo Testa con il polistrumentista iglesiente Francesco Nicola Perra, in arte Frank Perry, per una ambient guitar session. Il 30 e 31 debutto nazionale a Punta Falcone a Torre Di Longonsardo (Santa Teresa Gallura) per due co-produzioni nell'ambito Teatro Ragazzi: "Full Metal Ginger", una "slapstick comedy", spettacolo umoristico senza dialoghi e basato sui movimenti del corpo, che vede in scena Anna De Franceschi e Silent Tales Rotta Della Balena, favola da fruire in cuffia con Anya Rizzi Bogdan in sinergia con Alberto Fontanella del Circus Artist. In cartellone anche il duo olbiese Jyotishmati 432 HZ proporrà una rivisitazione di testi sacri antichi armonizzati con una loop station e accompagnati da musiche originali al pianoforte. Note, parole ma anche Ecstatic Dance, Yoga e meditazione al calar del sole per un rito collettivo che coinvolge mente e corpo il 5 agosto a Cannigione con il Silent Sound Yoga Night tra yoga, fitness e meditazione a cura delle scuole di Arzachena. (ANSA).

Rossini Opera Festival e Toronto City Opera. Accordo ( ANSA)

  Il Rossini Opera Festival e la Toronto City Opera hanno stretto un accordo di collaborazione, favorito e sottoscritto da Aspes spa, che ha per oggetto obiettivi artistici e di promozione culturale. Hanno firmato il documento il presidente del Rof Daniele Vimini, il presidente della Toronto City Opera Mark Wilson e quello di Aspes spa Luca Pieri. Tra gli obiettivi artistici figurano la realizzazione di recital rossiniani e concerti lirici con cantanti dell'Accademia Rossiniana "Alberto Zedda" del Rossini Opera Festival; la creazione di un circuito per le audizioni per la selezione dei cantanti dell'Accademia in Canada al fine di implementare il network internazionale già avviato a New York, Mosca, Seoul (dal 2022) e Pesaro; l'organizzazione di Masterclass di canto rossiniano in Canada; l'organizzazione di un Rossini Mini-Festival a Toronto con la diffusione in digitale di opere provenienti dal catalogo del Rossini Opera Festival; coproduzioni e noleggi di allestimenti del Rossini Opera Festival; corsi di formazione riconosciuti per le professionalità teatrali. Dal punto di vista culturale è prevista la divulgazione del progetto "La Cucina di Gioachino Rossini-Rossini Gourmet", realizzata con il coordinamento di Aspes spa per promuovere la cucina italiana e le aziende della ristorazione e dell'agroalimentare. La Toronto City Opera è la più antica compagnia operistica della città canadese, nella quale è presente una numerosa ed attiva comunità italiana. È stata fondata nel 1946 da James Rosselino come laboratorio didattico nell'ambito della Central Technical School; a Rosselino è succeduto nel 1950 Enrico Vinci, docente di Canto al Conservatorio di Toronto. Nel 1967 Giuseppe Macina ne ha rilanciato l'attività dando vita nel 1971 al Toronto Opera Repertoire, nel 1980 confluito nella Toronto City Opera. L'attuale General Director Richard Paradiso è di origini lucane, ed è stato insignito del premio Mondi Lucani nel 2020 dalla Basilicata Cultural Society di Toronto. L'auspicio della presidente dell'associazione Mondi Lucani, Maria Andriulli, è che presto anche Matera e la Basilicata possano partecipare ad attività e progetti previsti dal protocollo.

domenica 25 luglio 2021

Alessandro Vespignani: se non si argina l'epidemia gli ospedali torneranno in difficoltà ( da La Repubblcia, di Elena Dusi)

 E poi basta guardare la Gran Bretagna per capire che tutto andrà bene. Ma è davvero così, o il paradigma dei tanti contagi ma pochi guai rischia di scricchiolare anche lì? «Perché è vero che i vaccini riducono il rischio di ricoveri e decessi di un fattore dieci. Ma se l’epidemia va troppo su di giri i problemi rispuntano, dalla scuola agli ospedali fino alla catena dei rifornimenti. Lo vediamo in questi giorni nel Regno Unito». Alessandro Vespignani, fisico romano, esperto di modelli di propagazione delle epidemie alla Northeastern University di Boston, premette: «La situazione è migliorata enormemente con i vaccini. Ma fare previsioni è diventato più difficile». Immunizzati e non, variante Alfa e variante Delta, chi ha il Green Pass e chi lo contesta in piazza, discoteche chiuse ma tifo e maxischermi.

A che punto siamo dell’epidemia?

«Nella fase due, sicuramente. Con i vaccini nulla è più uguale a prima. Ma il quadro si è riempito di variabili e sfumature. La coda sarà lunga e andrà gestita con intelligenza».

Come procederà l’epidemia?

«È da oltre due mesi che gli epidemiologi avevano anticipato i rischi della variante Delta. E oggi in Italia i contagi raddoppiano ogni 7-10 giorni. È verosimile che si arrivi a decine di migliaia di casi al giorno come in Inghilterra, anche se le variabili sono troppe per fare stime precise. Può darsi che le vacanze aiutino a rallentare la galoppata. Ma se il virus avrà ancora un forte abbrivio a settembre rischiamo di veder salire molto i numeri».

Però i vaccini proteggeranno i fragili e i morti non saliranno?

«I vaccini riducono ricoveri e decessi di 5-10 volte. Ma solo fra i vaccinati. E la proporzionalità rispetto ai contagi resta. Con un fattore ridotto, ma resta. Grazie ai vaccini oggi possiamo sopportare più casi, ma non possiamo sopportare tutto. Un numero eccessivo di contagi può far tornare gli ospedali in difficoltà. È lo scenario che si deve evitare, lo sappiamo dall’inizio della pandemia. Gli inglesi si sono dati come soglia un centinaio di migliaia di casi al giorno, ma cominciano ad avere problemi già adesso, e ne sono distanti. Sono numeri che sembrano enormi, ma se i casi continuano a raddoppiare ogni 7-10 giorni, c’è da stare attenti».

Attenti come? Tornare alle restrizioni è ormai improponibile. Che leve ci restano in caso di guai?

«Vaccinare rapidamente, mantenere le mascherine, che tutto sommato sono la misura più sopportabile, andarci cauti con i grandi eventi, sfruttare lo strumento del Green Pass. E usare la nostra responsabilità. In questa fase incerta e complessa, con le regole che progressivamente vengono rilassate ma il virus circola molto, le nostre scelte assumono un’importanza enorme».

Abbiamo scelto l’indicatore dei ricoveri per decidere misure restrittive. È una buona idea?

«È un indicatore tardivo. Quando si accendono quei campanelli ogni intervento rischia di essere efficace solo dopo un paio di settimane. E invece bisogna giocare d’anticipo».

È giusto insistere sulla vaccinazione?

«Lo vediamo qui in America. Ci sono stati fermi al 36% di copertura vaccinale, mentre soprattutto nel Nord-est si è arrivati oltre il 60%. I casi aumentano ovunque, ma è come se fossero due epidemie diverse».

Il nostro governo è preoccupato per la riapertura delle scuole.

«In Gran Bretagna l’aumento dei contagi è avvenuto in un periodo di scuole aperte. La decisione di togliere le restrizioni il 19 luglio era proprio legata alla fine delle lezioni. La domanda se la variante Delta sia più contagiosa per i bambini ha ricevuto risposte varie e sfaccettate. Ma di sicuro un ceppo che è capace di infettare di più in generale, tenderà a farlo anche fra i giovani in età scolare. La risposta è vaccinare, portare le mascherine, mantenere le distanze. E cercare di non arrivare a settembre con l’epidemia in accelerazione».

In Inghilterra hanno visto che gli screening ripetuti a scuola proteggono meglio della dad.

«Servirebbero ulteriori studi. In ogni caso è dall’anno scorso che parliamo di test e poi non li facciamo».

L’anno scorso ci hanno inguaiato le discoteche. Quest’anno è colpa degli Europei?

«Quattro o cinque partite dell’Italia hanno aggregato milioni di tifosi in tutto il paese e potrebbero aver avuto un impatto. Ma il vero problema è la variante Delta, e lo è per tutti i paesi».

Come finirà?

«Non raggiungeremo un’immunità di gregge a una data precisa. Non avremo un giorno della liberazione. Le cose andranno sempre meglio, ma con sfumature, dati difficili da interpretare, la costante possibilità di una variante che ci sorprenda. E ancora tanto bisogno di attenzione».