Già a prima mattina, alle prime ore di questo 2020 ci siamo avvelenati il sangue - come si dice dalla nostre parti - riprendendo giornali e giornaletti che non sanno sempre quello che scrivono.
Poi ci siamo detti che ci occorreva un bagno salutare e rigeneratore nella musica, e siamo ricorsi a quella di infinita dolcezza, scritta da Schubert per Rosamunda, tutta intera, o, più precisamente, quella dell' Entracte n.3.
E ne abbiamo ascoltato più di una versione, una dopo l'altra, non bastandocene una sola. Prima Abbado con i Berliner, poi Tilson-Thomas con l'Orchestra dell'Opera di Sidney ed infine una terza, vecchia, anzi antica, ma la più bella ed irresistibile, diretta da Celebidache con i 'suoi' Filarmonici monacensi.
Abbado e Tilson-Thomas sembrano non riuscire a reggere la 'profondità' della 'leggerezza' di Schubert e tirano avanti con lena; mentre Celibidache, che della leggerezza di Schubert conosce la profondità, sa tenere il passo in una lentezza divina, ne distende la melodia con un semplicità che si rivela essere, come sempre, la più ricca.
Buon anno a tutti!
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