mercoledì 29 gennaio 2020
Ora la Cina si vorrebbe più lontana!
" Si assiste a una crescita costante, nelle ultime otto stagioni, di iscritti e diplomati ai conservatori musicali e alle accademie di danza, alle scuole d’arte e di teatro, il comparto Afam (Alta formazione artistica musicale e coreutica), eccellenza italiana nel mondo. Dal 2010-2011, stagione da cui è partito il focus del ministero dell’Istruzione, si sta verificando un aumento anche di insegnanti e corsi. Da quell’Anno accademico gli iscritti sono cresciuti mediamente del 7 per cento a stagione fino al 2018-19 quando gli studenti contati sono stati 76.072. Sedicimila i diplomati: un aumento del 60 per cento rispetto al 2011.
Nello stesso arco di otto anni, a conferma dell'interesse che nel mondo esercitano le scuole dell'Afam, la presenza di studenti con cittadinanza non italiana è triplicata. Nell’ultima stagione l’allargamento della platea è stato del 3,4 per cento a fronte di numeri già consistenti: oggi i giovani discenti non italiani sono il 16,5 per cento delle iscrizioni complessive (oltre 12.500). Metà arrivano dalla Cina".
(Oltre 6.000, solo dalla Cina!)
Questo scriveva La Repubblica, appena un paio di mesi fa, commentando dati del MIUR.
Oggi, a seguito dell'allarme ed anche della psicosi causati dal 'Corona' virus si vorrebbero di colpo svuotati i Conservatori di quell'enorme massa di studenti provenienti dalla Cina che fino a poco fa venivano considerati una ricchezza, forse immeritata, ed ora una vera iattura, un pericolo concreto da allontanare anche fisicamente.
Gli studenti cinesi che da anni vivono e studiano in Italia, soprattutto nei nostri Conservatori e Accademie, come possono veicolare il virus mortale che sta uccidendo nel loro paese d'origine, se sono lontani dal loro paese, sia loro che i loro parenti, da anni?
Certo le precauzioni non sono mai troppe nel caso di quella che si sta rivelando una possibile pandemia mondiale, ma che finora è confinata nel grande paese orientale, ma la caccia all'untore è davvero inammissibile e deleteria.
Dei rapporti fra Cina e Italia nel campo degli studi musicali abbiamo scritto qualche mese fa, quando abbiamo appreso la notizia che alcuni Conservatori avevano aperto delle sezioni 'staccate' in Cina ( ma anche Corea?), dove inviavano i loro docenti e i cui titoli accademici recavano il marchio dei conservatori italiani. Ne ricordiamo due, quello romano di Santa Cecilia e quello aquilano , intitolato ad Alfredo Casella. I loro illustrissimi direttori- che il mondo intero, perfino la Cina ci invidiavano - si erano recati in quel paese per stringere accordi e stabilire modalità.
Secondo le quali avrebbero inviato docenti, pagati dalla Cina (per far arrotondare gli stipendi agli insegnanti), mentre i diplomi di fine corso sarebbero stati emessi dai rispettivi conservatori italiani.
Questa iniziativa forse seguiva la direttiva salviniana dell'aiutiamoli a casa loro, ma guadagnandoci. Sì, proprio così, perchè gli allievi dell'estremo oriente non sarebbero più venuti in Italia a studiare e noi ci avremmo guadagnato anche lasciandoli a casa.
Una doppia tripla idiozia, della quale, chissà se quegli scriteriati direttori ed i loro rapaci insegnanti si stanno rendendo conto, specie dopo l'imprevisto virus che sta diffondendo, ingiustificatamente, il panico nei conservatori italiani.
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