Qualche giorno fa è partita da Napoli - Teatro San Carlo - la tournée italiana della Chicago Symphony, diretta da Riccardo Muti, proseguita poi a Firenze e Milano.
I riflettori si sono principalmente appuntati sulla tappa iniziale del giro italiano, Napoli, dove per poter ospitare tre 'eventi' - li chiamano così, ma il primo è un concerto. gli altri vederemo - si sono messi insieme una decina di imprenditori che hanno tirato fuori 600.000 Euro.
I giornali hanno dato spazio anche alle due altre tappe che, nella mente e nelle intenzioni di Muti, stavano a rinfrescare la memoria sulle città che nella sua carriera in Italia, hanno avuto il peso maggiore. Da queste città è esclusa Roma.
I giornali, almeno i due più grandi - Corriere e Repubblica - hanno raccontato l'esito di quella serata - o meglio: la cronaca - spartendosi i particolari, ed uscendo un giorno l'uno e quello seguente l'altro, per non contendersi i già pochi lettori.
Il primo ha raccontato della visita del maestro a Nisida - una visita che Muti sembra fare ogni volta che è a Napoli per impegni importanti - e l'altro, ma solo l'indomani, un episodio che ha dell'inverosimile.
Forse il cronista, assai benevolo, del primo giornale ha scambiato quelle che scorrevano sul volto dei musicisti e di molto pubblico in sala, oltre che su quello di Muti, per lacrime di commozione, mentre erano evidenti rivoli di sudore dovuti ad un caldo soffocante, che ha costretto il maestro Muti a sollecitare pubblicamente l'accensione dell'aria condizionata.
Ma un altro elemento ha suscitato la curiosità del pubblico e dei lettori dei giornali. La presenza a Napoli - nuova 'Canossa' di Muti 'papa-re' - degli 'Enrico IV' , al secolo Lissner, Fuortes, Meyer.
Lissner che a Milano del ritorno di Muti se ne è letteralmente fregato, avendo dalla sua i salotti bene milanesi, a Napoli, dove sta per arrivare da sovrintendente, deve cambiare strategia, perchè quello è il regno di Muti. Ora - scrivono i giornali - Lissner vorrebbe offrirgli la cura di un progetto sul Settecento napoletano (un progetto analogo lo ha curato a Salisburgo, sotto Pereira, passato poi alla 'divina' Bartoli ); ma certamente Muti resisterà, vorrà farsi pregare, e prima esigerà che Lissner passi fuori del suo camerino al San Carlo - quando Muti vi dirigerà il già programmato ed atteso Don Giovanni - tre giorni - come fece Enrico IV a Canossa, per supplicare Gregorio VII. In realtà, mille ani fa circa, il re sostò alle porte del castello della marchesa Matilde, per tre giorni e tre notti consecutivi al freddo e al gelo, sotto la neve. Muti forse non chiederà tanto, potrebbe cedere prima.
Si è tornati a parlare anche di un ritorno di Muti a Milano - Meyer glielo chiederà. Ma già il maestro ha fatto sapere che, per ora, ha un progetto operistico per Firenze e poi ha impegni autocelebrativi, causa anniversari, a Vienna e Salisburgo. E perciò Milano può attendere.
Infine, terza presenza nella carovana degli 'Enrico Iv' a Canossa, il nostro, nel senso di romano, Carlo Fuortes, che sul sito del teatro dell'Opera insiste con la barzelletta del 'direttore ONORARIO a VITA che sarebbe il maestro Muti, il quale ha sempre ripetuto, dopo esserne uscito, che a Roma lui viene spesso, ma che gira alla larga da Piazza Beniamino Gigli.
E qui termina l'ennesimo, ma non ultimo, capitolo della saga 'Muti e l'Italia'.
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