Rai, Cda spaccato sulle nomine. Ecco nomi e retroscena della battaglia dei partiti
Da mesi si parlava delle nomine per i direttori delle reti e dei generi, scelte fondamentali per mettere il moto la riforma della Rai voluta dall’ad Salini. Passano gli anni e il rito delle nomine a Viale Mazzini non perde i connotati della spartizione di scalpi in nome di non si sa quale legge della giungla. Fabrizio Salini lo sapeva e quando si avvicinava il momento di presentare al consiglio le sue scelte trovava sempre una ragione per rinunciare al confronto. E così ieri quando il Cda si è riunito per votare le otto nomine ci si aspettava quello che è successo. I nomi in ballo erano stranoti: Stefano Coletta alla direzione di Raiuno e all’Intrattenimento di prima serata, Ludovico Di Meo a Raidue e alla direzione Cinema e serialità, Silvia Calandrelli a Raitre a alla direzione Cultura, Franco Di Mare all’Intrattenimento di day time, Duilio Gianmaria ai Documentari, Tinni Andreatta a Rai Fiction, Luca Milano alla direzione Ragazzi Angelo Teodoli al Coordinamento dei generi. E invece inaspettato Marcello Ciannamea alla Distribuzione. Su questa proposta il consiglio si è spaccato in un fantasioso scenario di preferenze con chi ha votato no, chi si è astenuto e chi ha votato in modo diverso per ogni candidato. Nessun nome è stato bocciato ma solo quatto Stefano Coletta, Franco di Mare Luca Milano ed Angelo Teodoli sono passati a maggioranza.
Il parere del cda sulle nomine delle direzioni editoriali non è vincolante, mentre lo diventa sull’informazione: la contrarietà dei due terzi del Cda invalida le nomine ai telegiornali e anche della direzione dell’Approfondimento. Tutte nomine che guarda caso Salini ha tenuto fuori da questo primo round che ha registrato alte punte di bellicolosità con il Pd a fare i capricci e ad averla giurata a Salvini. Sono settimane che negli ambienti romani vicino alla Rai si sente il tormentone che dice che “il Partito democratico è molto scontento della gestione Salini della Rai”: In un paese normale l’ad dovrebbe fare spallucce e continuare a fare le sue scelte. Ma non in Italia e alla Rai. Lo si è visto ieri con la consigliere dem Rita Borioni che ha avuto parole di fuoco nei confronti di Salini e della sua gestione, finendo per astenersi sulle nomine solo per non votare “no” come la Lega.
Ma perché il partito di Zingaretti è così invelenito? AI democratici delle scelte su reti e generi non interessa niente, invece vogliono cambiare le direzioni dei telegiornali in nome di un riequilibrio informativo rispetto alle scelte fatte dalla Rai gialloverde a trazione leghista. I dem insistitono per cambiare Carboni al Tg1, intoccabile perche’ in quota Cinquestelle, e Sangiuliano al Tg2, blindato da Salvini. Prodotti bruttini, in calo di ascolti ma intoccabili.
Strattonato da tutte le parti Salini ha così deciso di fare solo le nomine editoriali per le reti e le direzioni di genere, necessario per portare avanti il piano industriale. Posto che si riesca ancora ad attuare un progetto così complesso nei tempi del mandato di questo consiglio.
Lo smacco sui tg ha fatto saltare i nervi al Pd e a Matteo Renzi di Italia Viva incaponiti sull’obiettivo di riportare alla direzione del Tg1 o del Tg3 Mario Orfeo, ex direttore generale (e prima al Tg1 e al Tg2) che però i CinqueStelle considerano – chissà perché? – un nemico giurato. Sul nome di Orfeo le nomine sono rimaste bloccate per settimane in uno psicodramma di rinvii. Il pd voleva poi Antonio Di Bella, direttore di RaiNews all’Approfondimento, e Maria Pia Ammirati, direttora di Rai Teche, ai Documentarti e a Raitre.
Ai Pd non è bastato Stefano Coletta a Raiuno, al posto di Teresa De Santis. considerata filo Salviniana e protetta dal presidente sovranista Marcello Foa. E non sono andate bene nemmeno le scelte come Silvia Calandrelli, Franco Di Mare e Duilio Giammaria tutti di area dem pur avendo il favore dei grillini .
A viale Mazzini si è assistito all’ennesima crisi autodistruttiva della sinistra. Con Cinque Stelle e Fratelli D’italia che si sono saldati formando un inedito asse a favore di Salvini. La consigliera grillina Beatrice Coletti (una manager della televisione) e Giampaolo Rossi, il consigliere del partito della Meloni, hanno infatti votato “si” a tutte le nomine insieme a Salini, con l’eccezione dell’astensione di Rossi su Duilio Giammaria, perchè non lo conosce
I Cinquestelle non hanno ceduto né sul Tg1 nè sul Tg3 (almeno per ora)e ora avranno una maggiore influenza su Raitre/Calandrelli e le direzioni di Day Time, e Documentari affidate alla Calandrelli, Intrattenimento day time a Franco di Mare e Documentari a Duilio Giammaria, simpatizzanti da sempre della sinistra ora devono la loro nomina ai pentastellati.
Con Ludovico Di Meo, a Raidue al posto di Carlo Freccero (costretto per legge alla pensione), l’area sovranista guadagna la seconda rete senza perdere il Tg2 leghista di Sangiuliano La seconda rete si consolida con il polo sovranista. Una vittoria per Rossi, vero collettore di nomine della stagione saliniana. Rossi, non meno sovranista di Foa a leggere i suoi tweet e il suo blog L’Anarca, è la carta di riserva del centro destra per la presidenza. della Rai. Rossi esperto di comunicazione, conosce molto bene l’azienda per essere stato già per quasi dieci anni, dal 2004 al 2012, alla presidenza di Rainet, l’antesignano dell’attuale direzione digital.
Aziendalista, in buoni rapporti con l’ad, Rossi riesce a piazzare i suoi dirigenti di riferimento. Molte delle nomine fatte finora portano la sua firma: dirigenti che lavoravano con lui a Rainet come Elena Capparelli, salita a capo di Rai Play, Felice Ventura alla direzione delle Risorse Umane, Giuseppe Mondelli che dirige una casella importante nella direzione di Ventura, e Alessandro Zucca all’Immobiliare sono suoi referenti.
La perdita del presidio su Raiuno dopo l’uscita della De Santis,non è piaciuta alla Lega, quindi il consigliere salviniano Igor De Biasio ha votato no in blocco alle nomine; mentre Marcello Foa in qualità di presidente si è astenuto. Ma ha fatto un intervento contro Salini a cui ha rimproverato tempi e modalità con cui ha orchestrato le nomine.
E infine il consigliere Riccardo Laganà, il rappresentante dei dipendenti in consiglio, che ha ottenuto che si votassero le nomine singolarmente, un modo per stendere una mano a Salini. Laganà si è astenuto su Tinni Andreatta, su Ludovico Di Meo e ha detto no a Silvia Calandrelli. Per quanto riguarda le due dirigenti la posizione del consigliere è dovuta al fatto che, Andreatta guida la Fiction da quasi otto anni periodo oltre il quale l’Anac suggerisce l’opportunità di un avvicendamento. Calandrelli invece alla direzione di Rai Cultura questo periodo lo ha già superato. Laganà ha voluto evidenziare un problema su cui l’azienda dovrà trovare delle soluzioni mentre il consigliere si è astenuto non trovando nel suo curriculum esperienze e competenze per dirigere la direzione Cinema e serialità.
Come se non bastasse ci si è messo anche il collegio sindacale che ha sollevato il tema del doppio incarico rete-genere e dopo lunga discussione si è deciso che i tre direttori di rete, Coletta, Di Meo e Calandrelli, siano nominati ai Generi mentre la rete è ad interim dovendo trasformarsi in una entità diversa. Quando succederà però non si sa.
Il pezzo da novanta del nuovo scenario di Viale Mazzini è Stefano Coletta neo direttore di Raiuno e dell’Intrattenimento di prime time, Due caselle d peso della Rai del presente e del futuro. Coletta (lo raccontiamo in un ritratto di Natalia Lombardo) è uomo di prodotto, forgiatosi nella fucina creativa di Raitre innovatore è un uomo colto che sa pensare il prodotto.. Ne ha dato prova nei quasi tre anni di direzione della terza rete lanciando formati che hanno creato dibattito.
Coletta è un artigiano della qualità. Oltre alla direzone di Raiuno va alla guida della direzione dell’ Intrattenimento, che in Rai ha sempre fatto fatica a decollare, e dovrà dimostrare dii saper passare dai format di piccola caratura e costi contenuti di Raitre ai formati più spettacolari oltre che a modulare questa materia per le diverse reti.
Coletta, vicino all’area dem, è stimato dalla consigliera Borioni ma è anche considerato da Vincenzo Spatafora, politico di punta dei Cinque stelle e ministro delle Politiche giovanili e lo Sport che è il trattativista delle nomine alla Rai per conto del suo partito.
Coletta prende il posto di Teresa De Santis rimossa alla vigilia del Festival di Sanremo non ha preso bene il trattamento anche se doveva essere preparata perché dell’arrivo a Raiuno di Coletta si parlava da più di un mese. De Santis giudica la sua rimozione ingiustificata rivendicando il buon andamento della rete come non si vedeva da anni. Vero nei primi tredici giorni di gennaio, di buon auspicio ma un po’ pochi per fare un bilancio, tanto più se si guarda i dati del 2019 che segnano un calo dello 0,6% in prima serata e dello 0,4% in seconda serata. Gira voce che De Sanctis possa andare dagli avvocati, forte anche dell’appoggio gel presidente Foa.
Con la nomina di Ludovico De Meo si sana la situazione di Raidue senza un suo direttore dall’uscita di Carlo Freccero, il 28 novembre ( Salini ha tamponato il buco prendendo l’interim) Di Meo era vicedirettore a Raiuno giubilato dalla De Santis e riparato nello staff dell’amministratore delegato. Da sempre schierato col centro destra la nomina del manager è una vittoria del consigliere Rossi. Di Meo è un giornalista , programmista -regista autore e conduttore. Comincia alla Rai nell’85: ha 25 anni e collabora ad Uno Mattina (di cui è stato anche conduttore nell’edizione del 96-97), trasmissione condivisa tra rete e telegiornale. Dieci anni dopo e una breve passaggio a Tmc entra in pianta stabile nel Tg1 di Albino Longhi e toccherà a lui fare la diretta della tragedia delle Torri Gemelle. Era il 2001 e l’anno dopo passa al Tg2 al seguito del neodirettore Mauro Mazza come caporedattore prima e vicedirettore poi del telegiornale. Gli va dietro anche quando Mazza ottiene la direzione di Raiuno, felicissimo di tornare ai programmi. Sopravvissuto a quattro direttori, ha curato tre Festival di Sanremo e si è poi focalizzato su Uno Mattina, La prova del cuoco e le rubriche informative.
Prendendo in mano una rete che Salini vuole far diventare più giovane e frizzante Di Meo dovrà dare prova di abilità che finora ha poco sperimentate. E di questo anche alla guida di Cinema e serialità, una direzione nuovissima che ha il compito di pianificare gli acquisti di film e serie per tutte le reti.
Silvia Calandrelli, la potente e determinata direttora di Rai Cultura che gestisce Rai5, Rai Storia e Rai Scuola, potenzia il suo tesoretto di piccoli canali acquisendo Raitre e il genere Cultura. Fino ad un mese fa non sembrava in gioco mentre a Raitre era dato per certo Franco Di Mare. Ma lo scenario mutevole della Rai ha visto le azioni di Calandrelli salire, dandosi da fare per far valere la presenza femminile nell’assetto delle nomine e facendo sponda con la consigliera grillina Coletti, sua estimatrice. C’è chi sostiene che nella sua ascesa ci sia anche lo zampino dell’onnipotente Rossi: avendo Calandrelli fatto parte della nidiata dei dirigenti di Rainet .
Entrata alla Rai col famoso programma ‘Mediamente’ raggiunge l’apice di una storia professionale che l’ha vista lavorare sempre nell’area educational acquisendo anche una forte competenza della rete. La sua sfida ora è l’intrattenimento culturale: rendere pop la cultura trovando la chiave per raccontarla sul pentagramma delle grandi e piccole reti rai.
A causa dei contrasti tra 5 Stelle e dem Franco di Mare non è andato alla direzione di Raitre, ottenendo però la direzione dell’Intrattenimento di Day time che nella sua area di influenza ha quei programmi. Inviato di punta del Tg1, autore e conduttore Di Mare navigava nel centro sinistra, ma negli ultimi anni si è avvicinato ai Cinquestelle stabilendo un forte legame con l’attuale ministro delle Politiche giovani e Sport, Vincenzo Spatafora.
Di Mare nasce nelle carta stampata, entra in Rai al Tg2 nel 99 e dal 2002 passa al Tg1 dove coprirà per circa vent’anni tutti i conflitti in giro per il mondo. Ha condotto la ‘Vita in diretta’ e ‘Uno Mattina estate’ .Volto di ‘Uno mattina’ dal 2012 fino all’autunno del 2019 quando la De Santis lo sostituisce con Roberto Poletti, ex giornalista di Mediaset, e salviniano. Di Mare però è premiato con la vicedirezione di Raiuno, con la delega agli Approfondimenti, poi torna a fare anche la conduzione con discreti risultati ‘Frontiere’, programma di inchiesta di seconda serata.
Duilio Giammaria è stato spinto dal partito di Grillo e di Maio alla direzione Documentari, dove cui era candidatissima Maria Pia Ammirasti, la direttora delle Teche già vicedirettore di Raiuno. Duilio Giammaria è un bravo giornalista documentarista e conduttore. Alla Rai comincia a collaborare nell’83 e si fa le ossa al Giornale Radio 3 quindi a Raidue con Mixer e sui programmi di approfondimento di RaiTre. Nel 98 entra agli Speciali e agli esteri del Tg1 e fa l’inviato dai fronti di guerra (in particolare in ’Iraq e quella dell’Afganistan). Facendo il suo lavoro coltiva la passione del documentario e per fare prodotti alcuni dei quali gli hanno portato dei premi. Passione che ha alimentato anche alla conduzione del programma del cuore ‘Petrolio’.
Il suo progetto di coproduzione con la tivù pubblica francese. France Television, è piaciuto a Salini e lo ha lanciato nella corsa delle nomine. Decisivo è stato il rapporto con i Cinquestelle dopo anni di onesta navigazione Dem. Galeotto il suo documentario ‘Nel cuore della Cina. Matteo Ricci’ che è servito a qualificarlo nel mondo grillino. E’ noto l’attrazione di Di Maio per la Cina e l’interesse a stabilire rapporti d’affari col Dragone.
Una cosa però è produrre documentari altra è avere in mano una direzione che i documentaristi si aspettano faccia da volano del settore come Rai Fiction lo ha fatto per i produttori. Una bella sfida aspetta Giammaria.
Messa tra parentesi, almeno per questa fase, la direzione Approfondimento – per cui sono stati in gara il direttore di Rainews, Antonio di Bella, la direttora del Tg3 Giuseppina Paterniti, il conduttore del Tg1 Giorgino e persino Orfeo, Salini sembra possa fare il job posting per la direzione New Format. Non è esclusa che alla direzione nuova di zecca che dovrà far perno su innovazione e sperimentazione finisca per essere assegnata alla De Santis che dicono decisa a fare una mega causa alla Rai per l’allontanamento da Raiuno.
Tinni Andreatta alla direzione della Fiction e Luca Milano alla direzione Ragazzi, due conferme scontate per la competenza dei due dirigenti.
Andreatta, un mix di bravura, applicazione maniacale e fiuto, è artefice dei grande boom della fiction Rai delle ultime stagioni che ha svecchiato il suo pubblico. Inoltre la manager è stata anche capace di dar vita ad un prodotto apprezzato all’estero come prova l’entusiasmo di critica e pubblico suscitato in America dall’Amica geniale’ di cui a breve su Raiuno debutterà la seconda stagione.
Con una trentennale carriera a viale Mazzini dal 2017 Luca Milano, è il direttore di Rai Ragazzi in cui confluiscono i canali Yo yo e Gulp e che produce cartoon, live action e programmi da studfio, Milano è anche presidente dell’area Kids Media dell’Ebu. Alle sue spalle una lunga storia a Rai Fiction dove si è occupato di marketing e comunicazione e della produzione dei cartoni animati.
Strategica ai fini del piano industriale le casella del Coordinamento dei Generi per cui Salini ha voluto Angelo Teodoli,. ex direttore di Raiuno, uno dei pochi manager Rai a conoscere l’intero processo produttivo e organizzativo, grazie a una lunga gavetta sperimentando ruoli diversi sempre nel mondo del prodotto. Per molti anni direttore del Palinsesto centrale, è stato direttore di Raiuno, di Raidue e dei canali Gold, Movie Premium e Rai4. Negli ultimi mesi ha coordinato il progetto Fiorello rimpiazzando Andrea Fabiano che è passato questa estate a TIMvision.
Teodoli ha anche partecipato ai lavoro del Piano industriale, studiando l’assetto dei Generi e del Coordinamento dei Generi di cui dovrà mettere a fuoco il funzionamento in relazione alla Distribuzione, casella strategica della nuova organizzazione per cui Salini ha indicato Marcello Ciannamea, attuale direttore del Palinsesto editoriale,.
Anna Rotili
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