sabato 18 gennaio 2020

SE i giornali sono INUTILI, per davvero, NON SERVE lamentarsi delle vendite che diminuiscono di giorno in giorno. Più utile cambiarli

Abbiamo scritto questa mattina della Turandot di Puccini che il 25 marzo prossimo, dunque fra più di due mesi, Ai Weiwei allestirà nel Teatro dell'Opera di Roma. 

Senza nostra grande sorpresa, abbiamo appreso, navigando in rete, che tutto, ma proprio tutto, quello che abbiamo letto sui due giornali che ieri ne hanno scritto ( Corriere e Messaggero) era stato ampiamente scritto già nella passata primavera, quando Ai Weiwei era venuto a Roma  per visitare il laboratorio di scenografia e la sartoria dell'Opera, nella quale avrebbe realizzato i 300 costumi circa previsti.

 Allora Fuortes, fece un fischio, e tutti, quasi tutti, i giornali accorsero - a ragione - per intervistare l'artista cinese, debuttante  nel melodramma. Scrivendo esattamente tutto quello che abbiamo letto poi ancora una volta in autunno e a dicembre, a seguito di altre convocazioni di Fuortes che avvertiva i gazzettieri che Ai Weiwei era tornato a Roma, e che dunque bisognava intervistarlo per la seconda o terza volta.

Poi arriviamo a questi giorni, quando mancano più di due mesi al debutto di Turandot, e Ai Weiwei, che è tornato nella Capitale, viene nuovamente intervistato per dire - povero cristo - le stesse cose dette e ridette che i giornali  hanno già scritto e riscritto.
 Colpa del fischietto di Fuortes che per molti gazzettieri  fa lo stesso effetto del flauto magico che si tira appresso i sorci liberando le città.

 E non è detto che sarà l'ultima volta. Mancando ancora  due mesi e passa, c'è tempo per rileggere - REPETITA IUVANT - ancora una volta la storia dell'artista esule che non conosce la musica ma che per vivere, dopo la sua fuga in Occidente, a New York, fece il boia proprio in una Turandot  messa in scena da Zeffirelli, al Metropolitan. 


E INFATTI...
L’Ads (Accertamenti Diffusione Stampa) certifica che lo scorso novembre, per la prima volta, i quotidiani italiani tutti insieme hanno venduto meno di 2 milioni di copie al giorno. Rispetto al novembre 2018 si tratta di una perdita di 151.456 copie, meno 7,5%, in totale 1.859.910 copie vendute contro 2.011.366 dell’anno prima. In particolare: Corriere della Sera: 175.993 contro 181.588, Repubblica 133.584 contro 143.548, La Stampa 88.853 contro 100.830. Sono tutti in calo, a parte La Verità (passata da 21.763 a 24.201) e Libero (da 23.946 a 24.971): il Sole è ridotto a poco più di 38 mila copie, il Fatto a 23 mila, il Giornale a 40 mila, il Messaggero a 66 mila. Tra i locali, il Quotidiano del Sud, dopo l’apertura dell’edizione nazionale guidata da Roberto Napoletano, ha raddoppiato la diffusione, 9.200 copie al giorno contro le 4.800 del 2018. 
 (FONTE:17/1/2020, Anteprima, la spremuta di giornali di Giorgio Dell'Arti)

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