Perchè non raccontarli ora che la ex giovane cantante ha deciso che , nonostante i 74 anni - con la voce simile a quella di ieri, dice Lei - torna a Sanremo; e del grande mattatore ci sovviene il ricodo di una magica serata musicale a Massenzio, dove, gira voce, potrebbe tornare l'Accademia di Santa Cecilia a fare concerti d'estate già la prossima, forse?
Intanto, ci ha colpito leggere una dichiarazione della ex giovane cantante sulla giovanissima, anzi ragazza, Greta Thunberg - contro la quale si è scagliato anche il Feltri 'incontinente' - che alla Pavone sembra un 'personaggio uscito da un film horror', dimenticando di aggiungere che di quello stesso film horror o di uno simile, lei sarebbe di diritto, la protagonista.
Ed ora i ricordi. Molti anni fa, troppi - i Sessanta nel millennio scorso - alla Stazione Termini, in procinto di prendere un treno per la Puglia, incontrammo Nino Rota che già conoscevamo e che era in compagnia di un suo amico e coetaneo, Domenico De' Paoli.
Avevamo conosciuto il musicista in occasione di corsi organizzati dal Conservatorio di Bari di cui era direttore, all'inizio degli anni Sessanta e da allora ci sentivamo spesso, a causa dei nostri studi musicali.
Finimmo nello stesso scompartimento di II classe, noi con la nostra valigia e Nino Rota con il suo borsone dal quale non si separava mai, perchè dentro ci portava fogli di musica già riempiti e vergini, approfittando di ogni momento libero per scrivere e correggere.
Deve essere stato proprio nell'estate del 65, quando la tv aveva da poco ( dicembre 64 -febbraio 65) trasmesso Gianburrasca con le sue musiche, la più nota delle quale era Viva la pappa cantata dall'allora giovane - nostra coetanea - Rita Pavone.
Non ricordiamo bene come il discorso ebbe a cadere su Gianburrasca. Sedevamo accanto a Rota, e di fronte a noi alcuni ragazzi i quali, forse, vedendo Rota scrivere musica gli rivolsero domande e noi lo indicammo come l'autore della Pappa col pomodoro che loro avevano nelle orecchie.
Ricordiamo, come fosse ora, che Rota ci disse sconsolato: "Pietrino, (ci chiamava così per la giovane età in cui ci eravamo incontrati la prima volta, ma poi ci chiamò sempre così) "non immagini quanto ho dovuto lavorare per insegnare alla Pavone la Pappa col pomodoro". Ci spiegò anche il motivo, però non avendo più un ricordo nitido, preferiamo non riferirlo per non incorrere in errore o imprecisione.
Adesso la ex ragazza, che avendo la bella età di 74 anni, potrebbe starsene tranquilla in Svizzera a fare la nonna, torna all'Ariston. Buona fortuna!
Chi legge questo blog sa bene come la pensiamo sul lavoro agli anziani o ai vecchi e stravecchi. Soprattutto a quelli che hanno superato la già veneranda età dalla Pavone, ma non intendono schiodare - stiamo pensando innanzitutto ai dinosauri della tv pubblica.
Nel nostro caso forse abbiamo, senza volerlo, smesso troppo presto la professione attiva, che non avevamo neanche settant'anni; e adesso ce ne lamentiamo, perchè ci sentiamo ancora nel pieno delle forze intellettuali e professionalmente al massimo della cometeneza, anche se non più in condizioni fisiche scattanti come un tempo. E nonostante ciò, noi non andremo mai a chiedere lavoro. E vorremmo che altrettanto facessero tanti nostri coetanei o addirittura molto più vecchi di noi che vanno dicendo ogni momento: largo ai giovani, ma la loro poltrona non la mollano mai! I nomi.? In cima alla lista dei 'fine lavoro mai!' campeggiano i nomi di Costanzo, Angela senior, Augias e via dicendo.
Di Carmelo Bene ci è sovvenuto un magico ricordo di una estate a Massenzio, fine anni Settanta ( 78-79), dove l'Accademia di Santa Cecilia teneva la sua stagione sinfonica estiva, e dove oggi, secondo La repubblica, sta montando il progetto di un possibile ritorno per una stagione estiva, già nei prossimi mesi.
In una delle ultime due stagioni a Massenzio, Bene in coppia con la Mancinelli presentò MANFRED di Byron, con le musiche di Schumann, in una riduzione del testo teatrale curato dallo stesso Bene. Massenzio è sempre stato un luogo molto suggestivo, e quella sera durante la esecuzione, in forma semi rappresentativa - direttore dell'Orchestra ceciliana era Piero Bellugi - qualcuno da una delle ultime file gridò all'indirizzo di Bene, testualmente: " a Carme, facce sentì! ' invitandolo a farsi sentire perchè nelle grande platea all'aperto la sua voce non arrivava sempre chiara . Carmelo Bene non si scompose affatto, tacque per un attimo, e poi puntando l'indice della mano destra e lo sguardo in direzione dello sconosciuto, riprese con il testo, che sembrava scritto al momento per rispondere a quella sollecitazione, ed invece era di Byron: " Chi sei tu ignoto essere? Rispondi!" .
Sembrò a noi ed a tutti quelli che seguivano con grande attenzione, da postazioni privilegiate come la nostra, una vera magia che solo in rarissimi casi prende corpo, annullando distanze e differenze fra palcoscenico e vita reale.
Tornando all'oggi, l'attuale sovrintendente dell'Accdemia, dall'Ongaro, ha già dichiarato che a Massenzio porterà musiche 'adatte a tutti'. Beethoven, Mozart, Mendelssohn, Brahms, Schumann, Schubert ecc... non sono autori adatti a tutti?
O voleva forse dire, per non essere da meno di quell'analfabeta (musicale, ovvio!) del suo collega che organizza Caracalla, Fuortes - che porterà Minghi, o Ranieri, per pura, concorrenza, in considerazione del fatto che quel suo collega che ha già scritturato nel tempio del melodramma, e per dodici serate non una o due, Claudio Baglioni?
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