Casa Savoia apre alle donne. Dopo mille anni di storia, la svolta. Vittorio Emanuele e il figlio Emanuele Filiberto anticipano al Corriere la decisione. «Addio legge Salica. Oggi sarà comunicato per scritto alle sorelle dopo una telefonata in serata, alla Consulta dei senatori del regno e agli Ordini dinastici, un cambio delle regole di successione che era tempo di aggiornare». Dunque, dopo Emanuele Filiberto, la prima in linea di successione ora è sua figlia, Vittoria, 16 anni. Il principe ha due figlie, qualcuno dirà che la decisione l’avvantaggia. «In realtà Clotilde ed io potremmo ancora avere un maschio... — replica lui —. E di certo era anacronistico, in una società che vuole riconoscere la parità di genere, pensare che in Casa Savoia si discriminassero le donne». Può suonare anacronistico anche parlare di successione al trono, in una Repubblica, ma i Savoia ci sono ancora e vogliono innovarsi.
Parità di sessi
Vittorio Emanuele, figlio di Umberto II, il «re di maggio» che lasciò l’Italia dopo il referendum Monarchia-Repubblica, spiega che «la decisione è stata meditata e non è frutto di particolari circostanze o urgenze, la società va verso la parità tra i sessi e la stragrande maggioranza delle case reali sono andate in questa direzione». E cosa avrebbe detto nonna Maria Josè, donna di grande intelligenza e autonomia? «A guerra finita si ipotizzò una reggenza in suo favore mentre mio padre era bambino, e lei avrebbe avuto quell’intuito e sensibilità che solo le donne hanno — dice Filiberto —. E poi quante donne forti nel Novecento, da Elisabetta II a Madre Teresa». Chissà se a sua figlia Vittoria piace l’idea del nuovo ruolo nel casato, che invece sta scomodo alla duchessa di Sussex... «La prima cosa che mi ha chiesto è stata “papà, dovrò studiare di più?” Le ho detto che l’aiuterò. Anche se sogna l’arte, la moda, mentre la piccola Luisa vuole fare la Nunziatella, l’Accademia militare: ha una passione per Esercito, Polizia, Nuclei speciali».
Un casato con mille anni di storia
Ma è realistico immaginare Vittoria con la corona? «Mai dire mai — risponde il principe — e intanto si tratta di guidare verso il futuro un casato con mille anni di storia, gli ordini dinastici, le charities.
Poi ci sono i rapporti con gli altri casati: mio padre comunicherà la svolta a case reali regnanti, e non. Il rapporto è stretto con re Felipe di Spagna, l’erede Leonor e Sofia sono quasi coetanee di Vittoria e Luisa, e poi con Belgio, Svezia, Norvegia, Alberto di Monaco e i Windsor.
Triste vedere ora qualcuno che vuole allontanarsi dalla famiglia Windsor: reale o no, una famiglia». Per la verità tra Savoia non sono mancate tensioni. «Troppi veleni e io sono sempre stato un pacificatore — dice Filiberto —. Ma noi cugini della nuova generazione andiamo d’accordo e papà ha passato il Natale con Maria Gabriella. Anche se sulla sepoltura dei Savoia la mia idea resta che Vicoforte è una soluzione transitoria: ho scritto al premier Conte per chiedere di portare le salme di re Umberto II e Maria José, i miei nonni, al Pantheon.
Ma ora penso a Vittoria, alla sua prima uscita pubblica il 14 marzo ad Altacomba. E per lei la priorità deve restare lo studio. Meno male che c’è Clotilde che è severa nel gestire orari delle uscite con gli amici,e tempo con il telefonino!». Lui capì di essere l’erede da piccolo. «Avevo 5-6 anni, vennero a Ginevra dei monarchici e quando presero il pulmino per tornare in Italia dissi “salgo anch’io”. Mi dissero che no, io non potevo andare in Italia». Il padre Vittorio Emanuele ricorda invece «c’era la guerra, ero in Svizzera con mamma, Hitler aveva un piano per rapirmi. Sentivamo le notizie dalla radio... infine l’esilio durato 57 anni».
Poi ci sono i rapporti con gli altri casati: mio padre comunicherà la svolta a case reali regnanti, e non. Il rapporto è stretto con re Felipe di Spagna, l’erede Leonor e Sofia sono quasi coetanee di Vittoria e Luisa, e poi con Belgio, Svezia, Norvegia, Alberto di Monaco e i Windsor.
Triste vedere ora qualcuno che vuole allontanarsi dalla famiglia Windsor: reale o no, una famiglia». Per la verità tra Savoia non sono mancate tensioni. «Troppi veleni e io sono sempre stato un pacificatore — dice Filiberto —. Ma noi cugini della nuova generazione andiamo d’accordo e papà ha passato il Natale con Maria Gabriella. Anche se sulla sepoltura dei Savoia la mia idea resta che Vicoforte è una soluzione transitoria: ho scritto al premier Conte per chiedere di portare le salme di re Umberto II e Maria José, i miei nonni, al Pantheon.
Ma ora penso a Vittoria, alla sua prima uscita pubblica il 14 marzo ad Altacomba. E per lei la priorità deve restare lo studio. Meno male che c’è Clotilde che è severa nel gestire orari delle uscite con gli amici,e tempo con il telefonino!». Lui capì di essere l’erede da piccolo. «Avevo 5-6 anni, vennero a Ginevra dei monarchici e quando presero il pulmino per tornare in Italia dissi “salgo anch’io”. Mi dissero che no, io non potevo andare in Italia». Il padre Vittorio Emanuele ricorda invece «c’era la guerra, ero in Svizzera con mamma, Hitler aveva un piano per rapirmi. Sentivamo le notizie dalla radio... infine l’esilio durato 57 anni».
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