Quando si diffonde la notizia che dal Consiglio di
amministrazione della Scala, e di Alexander Pereira, prossimo sovrintendente, sarebbe venuta l’indicazione del nome di Riccardo Chailly
come successore di Barenboim,
l’Orchestra scaligera, che comunque dovrà esprimere un parere- non vincolante - su tale nomina
eventuale, fa sapere che preferirebbe Fabio Luisi, che negli stessi giorni
dirigeva alla Scala il ‘Don Carlo’ di Verdi. Che Chailly, che ha alle spalle un
curriculum professionale prestigioso al quale
va unito quello anagrafico saldamente ancorato alla città di Milano, sia
il partito migliore è abbastanza evidente. E nonostante ciò,perchè l'Orchestra scaligera che con la lettera del 30 settembre aveva voluto far capire ai dirigenti che voleva contare di più nelle nomine importanti di questi mesi, fa il nome di
Luisi? Senza fare psicologia spicciola, una ragione c’è.
Dappertutto gli stranieri- e tali vanno considerati anche quelli che
vengono da regioni vicine – sono guardati con sospetto, tranne che quando
questi stranieri hanno raggiunto vertici professionali invidiabili; allora
vengono sempre accolti fra due ali di folla plaudente.
L’indicazione di Luisi, verrebbe da coloro i quali non riescono a farsene una ragione del fatto che un loro compagno di studi -
come può essere Chailly nella sua Milano per tanti orchestrali scaligeri - non
possa aver fatto tanta carriera. Fra i leggii scaligeri vi sarà sempre qualcuno che dica: quello
studiava nella mia stessa classe... quante volte gli ho corretto i compiti di
armonia o qualcosa di simile.
Dunque a far uscire il nome di Luisi, è sicuramente l’invidia
per il successo di Chailly che ora, qualche compagno di studi non vorrebbe ritrovarselo a impartirgli ordini dal podio.. Si troverà sempre qualcuno di sposto a giurare che Chailly è
arrivato dove è arrivato perché suo padre , compositore, è stato sovrintendente
della Scala, begli anni in cui il figlio muoveva i primi passi, affiancando
anche Abbado, allora direttore alla
Scala ecc…
Un pò di fango si gettò sul giovane Chailly, allorchè Karajan lo chiamò, nel 1986, ad inaugurare a posto suo il
festival di Salisburgo. Perché Chailly e non un altro direttore del
suo peso? Perché chiamando un altro direttore del suo stesso ‘peso’ avrebbe potuto avere in casa un concorrente, mentre con Chailly non ci poteva essere concorrenza
alcuna, poteva dormire sonni tranquilli.
Sarà stato anche
vero, nel pensiero di karajan, all'epoca - oltre 30 anni fa! - ma poi Chailly ha fatto una carriera
prestigiosissima, ai massimi livelli, ed oggi non si può continuare a pensare
malignamente ma anche stupidamente che quella carriera sia frutto di
privilegi ereditari e comunque immeritata. Solo degli invidiosi- come appaiono oggi gli orchestrali milanesi - possono pensarla così.
E poi, non bisogna dimenticare, a proposito delle 'solide' convinzioni dei componenti l'Orchestra della Scala, che alla fine della recente tournée in Giappone - con un orchestra di sostituti, perché molti titolari s'erano dichiarati indisponibili o indisposti - avevano neppure tanto velatamente criticato Dudamel, lo stesso direttore che due anni fa avrebbero voluto come direttore musicale.
P.S. Pereira ha illustrato all'orchestra il suo piano artistico e fatto il nome di Chailly come prossimo direttore musicale della Scala, e l'orchestra ha acconsentìto
P.S. Pereira ha illustrato all'orchestra il suo piano artistico e fatto il nome di Chailly come prossimo direttore musicale della Scala, e l'orchestra ha acconsentìto
Nessun commento:
Posta un commento