Alcuni lavoratori dell'Opera di Roma - una cinquantina, scrivono i giornali - si sono recati ieri presso l'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, per domandare 'discontinuità' dalla gestione del periodo Alemanno, una 'grammatica' ( che avranno voluto dire?) diversa nella scrittura dell'Opera, cui il Comune destina ben 21 milioni di Euro l'anno, e che forse non vorrebbe più destinare in egual misura, stante l'attuale bassa produttività del teatro. Nel quale, sotto la gestione Alemanno, sono entrati con contratti non regolarissimi, una cinquantina di nuovi dipendenti, del costo complessivo intorno al milione di Euro.
Nelle passate settimane il sindaco Marino accennava alla medesima canzone dei lavoratori del teatro: ' discontinuità vò pensando', e nei giorni scorsi anche l'assessore Barca, ha accennato un egual motivo ' disconinuità voglio imporre', dichiarando di voler ridurre di qualche milione il finanziamento comunale. E non ci si venga a dire che le nostre passate analisi sul caso 'Opera di Roma' erano sbagliate! Quei dimostranti indirettamente, danno una mano alla Barca che vuole cambiare rotta. Glielo chiedono gli stessi lavoratori- potrebbe essere la sua giustificazione.
Epifani ha detto che l'aumento del suo stipendio del 18% in un anno, a partire dal 2004, quando era segretario della CGIL, era stato deciso dalla segreteria del sindacato e non da lui. Nel sindacato, Segretario e segreteria sono cose ben distinte, e per quanto Epifani non lo avesse voluto quell'aumento, anzi lo avesse espressamente rifiutato, gli fu imposto, ed egli, obtorto collo, dovette accettarlo e mantenerlo.
Il compenso di Fazio è divenuto materia di pubblica discussione da quando l'altro ieri il ministro Brunetta vi ha fatto cenno, a brutto muso, al giornalista, nel corso di 'Che tempo che fa'. Il quale giornalista ha detto di essere grato alla Rai del suo compenso, e che egli produce di ritorno guadagni alla Rai stessa, e che la sua trasmissione rende più di ciò che costa, più precisamente: la sua trasmissione è completamente pagata dalla pubblicità. Brunetta ha replicato: non completamente. Ora, vien da chiedersi se le cifre circolate siano compatibili con l'attuale situazione economica e con la dilagante povertà. E' facile farsi difensore dei diritti dei poveri, seduto su una poltrona di milioni. La Rai dovrebbe operare a lui ed anche a parecchi altri un taglio deciso e profondo sui compensi. E le star? vadano dove vogliono. I compensi Rai non li avranno da nessuna altra parte, né da Berlusconi né dalla Sette, come esperienza insegna, con l'aria che tira. Ma, a prescindere, vanno ridotti, anche pe un minimo di decenza.
L'esempio cui tutti si attaccano di papa Francesco, dovrebbe insegnarlo: si è più credibili ed efficaci quando si predica bene, e si è razzolato, e si continua a razzolare anche dal trono papale, ugualmente bene.
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