"Svegliati, cresci e fai la tua parte! Non possiamo correre il rischio che Trump vinca le prossime presidenziali. Alle elezioni saremo chiamati a scegliere: o l'America, o Trump!". L'ultimo spot elettorale del partito democratico? Niente affatto. A tornare in campo, in assetto da 'combattimento', sono le file degli ex repubblicani del Grand Old Party, quei moderati 'vecchio stampo' - più raramente raccontati dai media stranieri - che si rifanno alle generazioni dei Reagan e dei Bush e al loro 'stile' responsabile di fare politica, lontano anni luce dalle boutade e dalla virulenza che sta caratterizzando l'attuale campagna elettorale per le Presidenziali 2024.
Il Lincoln Project, la lobby statunitense nata nel 2019 per impedire la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, si era già fatta conoscere per le sue forti prese di posizione contro il trumpismo e per gli spot di denuncia sistematica delle nefandezze dei tycoon e dei suoi fedeli. Oggi ritorna sulle barricate, agguerrito più di allora, per ostacolare la rielezione non consecutiva di Trump l'anno prossimo. L'ultimo spot anti-trump, diffuso sui social questo fine settimana, non lascia dubbi in merito.
"Sette anni fa Trump si è preso la presidenza", esordisce l'audio che accompagna il filmato. Tutti, dagli opinionisti agli avversari politici, "cercarono di convincersi che fosse un normale Presidente repubblicano e che dei bravi consiglieri lo avrebbero indirizzato nel modo giusto". "Sbagliavano allora e sbagliano ora", tagli corto il Lincoln Project invitando i colleghi di partito a non farsi abbindolare. "Quello che (Trump) ha lasciato dietro di sé - continua la voce fuori campo - è caos, odio, violenza e corruzione. Cose che si sono tradotte in un deprimente conteggio di morti, mezzo milione di scioperi, un'economia distrutta, spese e debito in crescita"
Trump, continua lo spot, "ha reso l'America più debole, povera e insicura". E, ancora, "ci ha fatto vergognare nel mondo, frantumando alleanze e accodandosi dietro i peggiori dittatori". Infine, l'affondo, rivolto agli elettori repubblicani che si riconoscono nei valori storici del Gop: "Smettila di credere che si tratti 'solo' di campagna elettorale, che le sue minacce siano uno scherzo chiacchiere da spogliatoio: lui sta tornando ed è più pericoloso di prima!", motivo per cui, secondo il Lincoln Project, l'America non può permettersi di correre questo rischio: nel 2024, "alle urne, bisognerà scegliere tra l'America o Trump".
Il Lincoln Project negli ultimi anni si è distinto per i suoi video d'impatto prodotti a velocità sorprendenti. Un attivismo che gli ha fatto guadagnare rispetto e appoggio bi-partisan ma anche commenti positivi da parte della stampa progressista americana. Per molti osservatori Oltreoceano questa lobby, in una manciata d'anni, ha dimostrato una maggiore fedeltà ai principi conservatori di grand parte dei repubblicani che attualmente siedono al Congresso.
D'altra parte è vero, come sostengono altri commentatori, che il Progetto Lincoln funziona benissimo a livello di comunicazione ma probabilmente riesce a far parlare di sé più facilmente di quanto riesca a spostare concretamente voti. E infatti, stando ai sondaggi, non sembra che il pressing della fronda repubblicana moderata stia avendo la meglio nelle intenzioni di voto. Rimase memorabile, alle elezioni di mid-term del 2022 il loro slogan "Flip it, or skip it”, della serie, se proprio non riesci a cambiare schieramento (e a votare per i Democratici) "non votare, salta un giro".
Il leit-motiv del loro pressing incessante, in vista delle Presidenziali 2024, non sarà molto diverso. Il gruppo, il cui nome non casualmente si rifà ad Abramo Lincoln - uno dei Padri 'illuminati' della nazione, colui che abolì la schiavitù e riconciliò l'America dopo la devastante guerra di Secessione - ha un chiaro obiettivo elettorale e politico: portare alle urne quanti più democratici possibile e convincere i repubblicani che non sono ancora passati con Trump a fare qualunque cosa. Tranne votarlo.
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