Anni fa, molti per la verità, Antonio Leone, giornalista responsabile della cultura per il Tg3, mi invitava regolarmente ad ogni fine anno, a tracciare un bilancio dell'anno appena trascorso, per la musica. E da quel che ricordo - ma in anni lontani e diversi dai nostri - trovavo sempre qualcosa di positivo da segnalare, oltre naturalmente a qualcosa di negativo.
Oggi davvero non saprei cosa dire di positivo. Né potrei servirmi dei cosiddetti 'premi Abbiati' - che l'Associazione critici musicali elargisce pigramente e stancamente ogni anno, con sempre minori elementi di chiarezza giustificativa se non quella dell'appartenenza alle solite conventicole - per elevare un peana alla vita musicale italiana, perchè né un disco né un concerto - come del resto per le rondini - non fanno la primavera della musica in Italia. Come incoscientemente sembra credere ( voler far creder) la succitata benemerita associazione.
Se volessimo proprio tracciare un bilancio dell'anno appena trascorso, non potrebbe che essere negativissimo, se non altro per il terremoto che la voracità dell'attuale governo ha creato in alcuni teatri lirici, dopo aver chiesto ed ottenuto le dimissioni di Fuortes dalla Rai, per occuparla - senza averne le capacità e i risultati deludenti si vedono ogni giorno di più - promettendogli incarichi nei teatri, no Milano, ma Napoli, poi rientrato ed ora Firenze.
Insomma tutto questo casino, senza nessun rispetto della storia di questi teatri, e senza che la suddetta benemerita associazione dei critici musicali avesse mai speso una sola riga per l'accaduto.
Fatto questo bilancio, non ci resta che augurarci che almeno nei teatri questo governo non ci metta mai più piede, perchè farebbe altri danni. E del resto cosa ci si può aspettare da un governo di un paese che vanta molti primati in campo musicale nella sua storia, se la premier Meloni la prima volta che ha messo piede in un teatro è stato al passato sant'Ambrogio, nel 2022, per sfilare alla Scala al braccio del compagno; rima mai, e osiamo avanzare che anche dopo non ci sarà una seconda volta, salvo che per mettere le mani su qualche altra sovrintendenza, magari avanzando l'idea: fuori gli stranieri dai nostri enti culturali. Una farsa!
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