Rientra in servizio il 27 dicembre, dopo alcune settimane di licenza, il generale Roberto Vannacci, autore del discusso bestseller “Il mondo al contrario”. Svolgerà un periodo di affiancamento prima di prendere possesso del nuovo ruolo assegnatogli: capo di Stato Maggiore del Comando delle forze operative terrestri, nella sede di Palazzo Esercito a Roma. Sull’ufficiale pende un’inchiesta formale - autorizzata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto - aperta per accertare eventuali infrazioni disciplinari in seguito alla pubblicazione del suo contestato libro “Il mondo al contrario”. Subito dopo la notifica dell’avvio dell’inchiesta a suo carico il generale ha preso un mese di licenza «per motivi familiari».
In licenza Vannacci ha continuato il tour per promuovere “Il mondo al contrario”, tra contestazioni e polemiche (tra le frasi del libro che non sono passate inosservate: «Normali non lo siete, fatevene una ragione!», a proposito delle persone omosessuali). E non intende fermarsi. «Durante il mio tempo libero - ha spiegato - faccio tantissime attività: leggo, scrivo, vado a nuotare, a correre, a pescare, a funghi, sto con la famiglia e, volendo, posso anche presentare il mio libro che è proprio il risultato di una mia attività artistica, culturale e ricreativa condotta, appunto, nel mio tempo libero».
Il generale continua a strizzare l’occhio alla politica che lo corteggia, con la Lega in prima fila. «Non mi precludo nulla», la sua frase ricorrente, pronunciata in diverse occasioni in merito alla possibilità di una sua candidatura alle elezioni europee del 2024
Nel frattempo la commissione che indaga sui suoi comportamenti, presieduta dall’ ufficiale inquirente, il generale Mauro D’Ubaldi, continua le sue valutazioni, che potrebbero determinare provvedimenti disciplinari. Sembra che siano diversi gli elementi al vaglio. I contenuti del libro non erano stati preventivamente sottoposti alla valutazione dei vertici militari. L’Esercito ha fatto riferimento agli articoli 552 e 553 del Codice dell’ordinamento militare in merito alle inchieste su eventi di particolare gravità o risonanza.
Le sanzioni disciplinari previste vanno dalla sospensione dell’impiego da un mese ad un anno alla “cessazione della ferma”, che equivale all’espulsione dal servizio; possibile anche la perdita del grado per rimozione. I tempi della decisione non saranno lunghi, a quanto si apprende.
Peraltro, quella del libro non è la prima grana tra il militare-scrittore ed i vertici del ministero della Difesa: quattro anni fa aveva presentato un esposto alla procura di Roma ed alla Procura militare per denunciare l’esposizione all’uranio impoverito dei militari italiani in Iraq.
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