giovedì 21 dicembre 2023

Arianna Meloni: Giorgia non ne sbaglia una, è un fenomeno. Opposizioni ed altri: Meloni non ne azzecca una

 

Patto di stabilità, europee ed equilibri nella maggioranza: ecco perché Meloni non canta vittoria
Patto di stabilità, europee ed equilibri nella maggioranza: ecco perché Meloni non canta vittoria

Giorgia Meloni sta bene attenta a non cantar vittoria per l’ accordo raggiunto sul Patto di stabilità . Anzi, ci tiene a mettere subito nero su bianco il rammarico per il “no” alla richiesta italiana di escludere automaticamente le spese per gli investimenti strategici, come quelli per la transizione verde e digitale, dal conteggio dei parametri da rispettare.

Certo l’intesa è «importante», le nuove regole hanno «meccanismi innovativi», «si terrà conto degli investimenti del Pnrr» così come «dei maggiori costi sugli interessi» e le spese per la difesa «saranno considerate separatamente in quanto fattori rilevanti» ma – è sottinteso – “avremmo voluto di più”.

Non sono certo toni trionfalistici. Al contrario di quanto invece nelle stesse ore vanno dicendo esponenti della sua maggioranza e del suo stesso partito che parlano di “accordo storico” e di “fine dell’austerity”. E non tanto e non solo perché i suoi avversari esterni – vedi i leader di Pd e M5s, Elly Schlein e Giuseppe Conte – già l’attaccano sostenendo che il governo Meloni si è piegato al diktat di Berlino e ha compromesso il futuro del Paese. Quel che più la preoccupa sono gli avversari interni.

Non è sfuggito che a differenza di Antonio Tajani l’altro suo vice, Matteo Salvini, ha evitato di esporsi in prima persona lasciando il compito di esprimere «soddisfazione» per l’accordo a un comunicato della Lega. Poco importa che a firmare il Patto sia stato il leghista ministro Economia, Giancarlo Giorgetti . La campagna elettorale per le europee incombe e come sempre la competizione è più tra alleati che tra avversari visto che si vota con il proporzionale puro ed è più facile pescare nello stesso bacino elettorale, quello della maggioranza, che tentare di convincere chi si è schierato con i partiti di opposizione. Meglio dunque lasciarsi dei margini. Anche perché il timore è quello che i conti possano già sballare in primavera, soprattutto sul fronte del debito, se gli obiettivi di crescita non fossero raggiunti.

Margini che Meloni si è presa anche sull’altro fronte caldo, anzi caldissimo: quello dei migranti per il quale è stato sottoscritto sempre ieri un nuovo Patto che manda in soffitta quello di Dublino. In questo caso non solo Salvini ma anche la stessa premier è rimasta silente, lasciando al solo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi il compito di manifestare piena soddisfazione per l’intesa raggiunta. Che però detta le regole interne alla Ue sulla distribuzione dei migranti ma non a fermare gli sbarchi che hanno raggiunto da gennaio ad oggi la cifra di oltre 153mila.

                                                            ( da Il Sole 24 Ore, di Barbara Fiammeri)

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