Se con la cultura non si mangia da ieri in Puglia di certo di spende. A partire da sabato, infatti, i monumenti di competenza della direzione regionale, in tutto 13 (escluso il MarTa di Taranto), dove si paga una tariffa maggiorata dal 33 al 100 per cento. Il caso è stato sollevato dalla Cgil. Rispetto a gennaio 2023, infatti, i ticket di ingresso ai beni aumentano a macchia di leopardo, arrivando fino al 100% i costi per accedere alla Galleria Nazionale della Puglia a Bitonto, con il biglietto di ingresso che passa da 3 a 6 euro o al Parco Archeologico di Monte Sannace, anche qui il biglietto di ingresso è salito da 3 a 6 euro.
Per il Castello di Copertino, il costo è passato da 4 a 7 euro, con un incremento pari al 75%; al Castello Svevo di Trani, l’incremento è del 67%. Si è passati invece da 6 a 10 euro per il museo e parco archeologico di Egnazia. Il prezzo per visitare Castel del Monte è passato da 7 a 10 euro, con un incremento del 43%, e al Castello Svevo di Bari dove l’incremento è del 33%. Ovviamente subisce tale incremento spropositato anche la card per la visita dei luoghi della cultura della Puglia, aumentata del 33%: da 15 a 20 euro.
Il sindacato: «Cultura negata»
Secondo la Cgil Puglia «per usufruire dei beni culturali pugliesi, i visitatori si dovranno accollare rincari che vanno ben oltre il tasso di incremento dell’inflazione. Insomma si è trovato il modo per negare il diritto alla cultura, per disincentivare la frequentazione dei Musei e dei Monumenti per lavoratori, cittadini e pensionati che già stanno subendo una drammatica erosione del proprio potere d’acquisto e questo per noi è inaccettabile». Il sindacato fa notare che «mentre si chiede ai visitatori di sostenere praticamente il raddoppio del costo del biglietto di ingresso allo stesso tempo si nega il rinnovo contrattuale al personale dipendente e comunque le risorse messe a disposizione per un prossimo rinnovo del contratto di lavoro non vanno oltre il 5,78%».
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