Celebrare matrimoni post mortem per evitare di finire sottoterra da scapoli: sembra assurdo ma dietro questa pratica, diffusissima da millenni in Cina, si nasconde un vero e proprio business decisamente fiorente, Nonostante il fatto che si faccia riferimento a un'usanza non desueta, quantomeno nel Paese, c'è chi inizia comunque a chiedere con più forza di eliminarla una volta per tutte.
L'ultimo episodio, di cui si è discusso parecchio negli ultimi tempi, è quello relativo alla "vendita" da sposa di una ragazzina di 16 anni originaria della contea di Guanxian, provincia orientale dello Shandong, in Cina. La salma dell'adolescente, morta suicida dopo essersi lanciata nel vuoto dal nono piano di uno stabile ancora in fase di costruzione, è stata infatti ceduta dietro lauto compenso dai suoi genitori adottivi alla famiglia di un giovane, anch'egli deceduto recentemente. Celebrato il matrimonio post mortem, ora i due ragazzi condividono la medesima sepoltura.
A denunciare l'episodio ai media locali, riaccendendo il fuoco delle polemiche su questa pratica molto diffusa in Cina, è stato il padre biologico della 16enne. Quest'ultimo ha puntato il dito contro i genitori adottivi, accusandoli di aver compiuto degli abusi nei confronti della ragazzina, che proprio a causa di tali vicissitudini avrebbe deciso di farla finita. Non solo, dato che neppure dopo la morte avrebbero lasciato in pace la giovane, vendendola per combinare le nozze post mortem per una cifra di 66mila yuan, al cambio pari all'incirca a 8.500 euro. Il passaggio di denaro è stato confermato anche dalle autorità preposte alle indagini sul caso: il segretario locale del Partito si è esposto per chiedere l'abbandono di questa usanza, promettendo di portare avanti una campagna di sensibilizzazione nei paesi e nelle aree rurali, le zone in cui questa è maggiormente radicata.
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