VENEZIA - È un presepe dai mille significati, quello che il 9 dicembre è stato inaugurato in piazza San Pietro a Roma. C'è l'aspetto ovviamente religioso, ma c'è anche la componente artistica, culturale, imprenditoriale. E soprattutto la riscoperta del lavoro di comunità, come un'antica "fabrica" attorno alla quale lavorano menti e mani di varie competenze. Non un semplice presepe, insomma, ma anche un insieme di eccellenze italiane. Fondaco Italia, società con base a Venezia e progetti realizzati in tutta Italia, ha portato a termine questo progetto partendo dalla "missione" della sua attività: dare valore alle imprese e alla cultura mettendole insieme, unendo le persone prima che i capitali.
Tant'è che all'opera hanno lavorato 103 persone, con il coinvolgimento di maestranze e tecnici di Cinecittà per realizzare una grotta-quinta teatrale larga 17 metri e alta 8, con la riproduzione dell'originale affresco della grotta di Greccio e le statue a grandezza naturale degli artigiani Cantone e Costabile di Napoli. Non solo, ma nell'aula Paolo VI sabato 9 papa Francesco ha benedetto un presepe di 3.70 metri per 2 di altezza, realizzato dal mosaicista Alessandro Serena di Spilimbergo, con 32mila tessere di vetro prodotto dalla fornace Orsoni di Venezia.
Enrico Bressan, lei è presidente di Fondaco, una società con 20 anni di attività alle spalle. Avete realizzato restauri e eventi coinvolgendo aziende come Ferrari, Hermes, Bulgari ma anche piccole realtà locali. Come siete arrivati al presepe di San Pietro, con la benedizione del Papa?
«Tutto è partito nel 2015 quando abbiamo fatto il restauro dell'affresco di Greccio nel santuario. Da lì è nata la collaborazione con la diocesi di Rieti è nato il progetto "Da Greccio a Rieti, la valle del primo presepe". Quest'anno, con l'anniversario degli 800 anni del primo presepe di San Francesco nella grotta di Greccio, ed essendo la diocesi titolare per territorialità, l'allora vescovo monsignor Pompili ci ha incaricato da un lato trovare le risorse di partner privati e dall'altro di curare la realizzazione artistica del presepe».
Dov'è la novità dal punto di vista della committenza?
«L'aspetto nuovo è che, di fronte a un anniversario così importante, la diocesi di Rieti ha coinvolto noi proprio perché ha ritenuto di realizzare questo progetto grazie all'apporto di partner privati e non, come in passato, tramite enti e istituzioni».
Quale è il senso di questo approccio?
«Ribadire che l'arte e la cultura hanno un grande potere comunicativo per le imprese. In questo progetto sono state coinvolte aziende come Guzzini, Almaviva, Fornace Orsoni, ma anche artisti, artigiani, enti e istituzioni come Unindustria con Giampaolo Letta, Cinecittà con Nicola Maccanico, il Vaticano, i frati francescani e la diocesi di Rieti... Quando siamo partiti, ci siamo ispirati a San Francesco, che per il primo presepe, un presepe vivente, si fece aiutare dal suo amico Giovanni Velita e da sua moglie Alticama. Così noi abbiamo voluto ricreare il senso di una "comunità" che si è dedicata interamente a questa opera».
E invece che valore culturale e religioso ha questo progetto?
«Un valore immenso perché da un lato celebra la figura di San Francesco e questa sua geniale intuizione di 800 anni fa. E nello stesso modo è un omaggio al Santo Padre, primo papa che ha preso il nome di Francesco nella storia della chiesa cattolica. E quindi è un anniversario che è destinato a far parlare: 800 anni fa tutto è nato nel periodo delle crociate in Terra Santa, quella terra anche oggi martoriata. Allora il messaggio di Francesco fu: non occorre andare in Terra Santa a celebrare il Natale, ma può essere celebrato ovunque ci sia modo di riflettere e trovare il messaggio di Gesù. Francesco ebbe l'intuizione di usare l'arte come linguaggio universale per avvicinare i fedeli nella maniera più intima. Pensiamo oggi alla potenza di questo messaggio».
Voi avete avuto un incontro personale con papa Francesco. Come ha accolto il presepe in piazza e quello che avete inaugurato nell'aula Paolo VI?
«Durante l'udienza si è fermato a pregare davanti al presepe in mosaico, mentre nel corso della lavorazione per l'installazione in piazza San Pietro, ha sorpreso le maestranze fermandosi in auto e salutando tutti. Ci ha detto di essere molto affascinato e attratto dell'affresco di Greccio».
Quel è stato il ruolo di Venezia in tutto questo progetto?
«Venezia ha realizzato il presepe della Sala Paolo VI con i mosaici della Fornace Orsoni e ha una copia del presepe di San Pietro che sarà itinerante in città, grazie alla disponibilità dell'amministrazione comunale con l'assessore Paola Mar e del Patriarcato. Abbiamo voluto creare un gemellaggio tra Roma e Venezia».
Nessun commento:
Posta un commento