Per un Paese altamente indebitato come l’Italia, che deve ogni giorno sperare nella benevolenza dei mercati finanziari e dei partner occidentali per finanziare il proprio debito pubblico, rifiutare lo scudo protettivo del Mes è autolesionismo puro e dilettantesco infantilismo. Incrociare le dita nella speranza che non ci capiti addosso una crisi finanziaria o bancaria è il meno che si possa fare ma, anche se non arrivasse tra di noi un nuovo cigno nero, con la sorprendente bocciatura del Mes abbiamo offerto il petto alla speculazione che ha buon gioco a individuare nell’Italia il punto debole del sistema finanziario internazionale. Le banche italiane, per quanto siano solide, hanno qualche ragione in più di preoccuparsi e per convincersi che il Governo Meloni, in aggiunta allo scivolone di luglio sull’extratassa sui profitti bancari, è a tutti gli effetti un Governo anti-mercato. Quando scatta il combinato disposto sovranista Salvini-Meloni arriva sempre qualche guaio: finanziario ma anche politico ed istituzionale. Sono in molti a pensare, e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti lo ha preannunciato, che la sciocca furbata sul Mes la pagheremo cara. Non solo perché siamo nel mirino dei mercati ma perché ci siamo rivelati inaffidabili agli occhi dei nostri partner europei, Francia e Germania in testa, che non ci faranno sconti su tutti i prossimi dossier comunitari. Questa preoccupazione è forte nell’establishment italiano e ai vertici delle nostre istituzioni e due elementi la simboleggiano più di altri: la freddezza del Quirinale verso la premier Giorgia Meloni e il silenzio della Banca d’Italia.
La freddezza del Quirinale nasce dagli atteggiamenti irriguardosi di Meloni che il No al Mes enfatizza
La collaborazione istituzionale tra il Presidente Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni era nata sotto i migliori auspici ed è durata per tutta la prima parte dell’esperienza del Governo di destra-centro, ma si è inceppata dall’estate scorsa e da quando la Presidente del Consiglio ha cominciato a collezionare passi falsi e atteggiamenti irriguardosi verso il Quirinale. A partire dal suo viaggio ferragostano a Tirana e dal controverso accordo di trasferimento di migranti dall’Italia i canali della comunicazione tra Quirinale e Palazzo Chigi si sono raffreddati. Il Presidente Mattarella ha saputo solo a cose fatte dell’accordo Italia-Albania, così come a cose fatte ha saputo dell’intenzione del Governo di non onorare il trattato internazionale sul Mes. Ma il gelo è calato anche dopo le ripetute bugie della Meloni sul premierato e sui conseguenti effetti della riforma costituzionale sulle prerogative e sulle funzioni del Presidente della Repubblica. Meloni non perde occasione per rassicurazione sulla difesa del ruolo di garanzia istituzionale del Capo dello Stato, ma è la prima a sapere che, nella forma attuale, la proposta di premierato lede i poteri del Presidente della Repubblica, non fosse altro perché si immagina il futuro premier eletto dal popolo e il Capo dello Stato no. Gli scomposti attacchi del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, a Mattarella hanno fatto il resto. Il Capo dello Stato è persona estremamente corretta e non interferirà nel gioco politico ma di sicuro non lascerà che si offuschi il ruolo della Presidenza della Repubblica, almeno finché non verrà realmente approvata la confusa riforma costituzionale del Governo. Ma negli ultimi giorni è stato ed è soprattutto l’isolamento europeo dell’Italia con il No al Mes ad allarmare il Quirinale e ora tutti aspettano, con ancora maggior curiosità del solito, il messaggio televisivo di fine anno del Presidente. Pur con tutto il garbo istituzionale che gli è proprio, nella sera del 31 dicembre Mattarella ne accennerà?
No al Mes: il silenzio della Banca d’Italia non è sinonimo di assenso. Attesa per lil pronunciamento di Panetta
La preoccupazione per i pericoli di isolamento europeo ed internazionale dell’Italia e per l’indebolimento delle difese del Paese rispetto a eventuali crisi finanziarie e bancarie è anche della Banca d’Italia. Tutti sanno che il nuovo Governatore Fabio Panetta è amico della premier Giorgia Meloni, ma che è anche un fervido europeista, come ha dimostrato nel board della Bce, e aspettano di mettere alla prova la sua indipendenza dal potere politico. La prassi istituzionale non prevede che il nuovo Governatore insorga all’improvviso contro il No al Mes del Governo ma tutti pensano che Panetta saprà trovare il modo, l’occasione e le parole giuste per segnalare i pericoli ai quali la mancata adesione al Mes espone l’Italia sia sul piano finanziario che su quello bancario. L’occasione giusta potrebbe essere quella del debutto di Panetta al Forex di Genova dove dovrà intervenire il prossimo 10 febbraio. Ma non è detto che il nuovo Governatore non trovi il modo per pronunciarsi sul rifiuto del Mes anche prima. Di certo il provvisorio silenzio di via Nazionale sul voltafaccia dell’Italia sul Mes non è un segnale di assenso.
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